Molti paesi hanno iniziato o si preparano a uscire dal lockdown imposto per contenere la diffusione del nuovo coronavirus. Erin Bromage – professore associato di Biologia all'Università del Massachusetts Darthmout, negli Stati Uniti, e studioso dell'evoluzione del sistema immunitario, dei meccanismi immunologici responsabili della protezione dalle malattie infettive e della progettazione e dell’uso dei vaccini per controllare le malattie infettive negli animali – ha pubblicato un articolo divulgativo [ndr, qui la traduzione integrale in italiano] sulle modalità di diffusione di SARS-CoV-2 per indicare le precauzioni da prendere ora che diversi Stati degli USA stanno decidendo di mitigare le misure di distanziamento sociale. Si tratta di indicazioni utili a tutti, anche a noi che in Italia siamo entrati nella cosiddetta fase 2. "Ora che ci è permesso muoverci più liberamente nelle nostre comunità ed essere in contatto con più persone in più luoghi con maggiore regolarità, i rischi per noi stessi e per la nostra famiglia sono significativi", scrive Bromage. Tuttavia, è sufficiente prendere alcune precauzioni per valutare le situazioni cui andiamo incontro e cosa fare per evitare rischi evitabili. "Sappiamo che la maggior parte delle persone si infetta in casa propria. Un membro della famiglia contrae il virus dalla comunità e lo porta in casa dove il contatto prolungato tra i membri della famiglia porta all'infezione", quindi, prosegue il professore statunitense, cerchiamo di conoscere come si contrae il nuovo coronavirus e di evitare alcuni comportamenti. Innanzitutto, bisogna tenere a mente che più tempo si è esposti al virus più è facile che ci si contagi. Inoltre, il virus si trasmette più facilmente negli ambienti chiusi con scarsa circolazione dell’aria e alta densità di persone. I focolai più estesi si verificano nelle carceri, nelle cerimonie religiose e nei luoghi di lavoro, come gli impianti di confezionamento della carne e i call center. Quindi, "man mano che si allentano le restrizioni alle aziende, e si comincia ad avventurarsi di più fuori casa, magari riprendendo anche le attività in ufficio, è necessario guardare al proprio ambiente e fare valutazioni: quante persone ci sono qui, quanta aria c’è intorno a me e per quanto tempo rimarrò in questo ambiente. Se vi trovate in un ufficio open space, dovete davvero valutare criticamente il rischio (volume, persone e flusso d’aria). (...) Quando si valuta il rischio di infezione (attraverso la respirazione) in un negozio di alimentari o in un centro commerciale, è necessario considerare il volume dello spazio aereo (molto grande), il numero di persone (limitato), così come quanto tempo le persone passano nel negozio (lavoratori: tutto il giorno; clienti: un’ora). Presi assieme, per una persona che fa shopping: la bassa densità, l’alto volume d’aria del negozio, insieme al tempo limitato che si trascorre nel negozio significano che l’opportunità di ricevere una dose infettiva è bassa. Però, per l’addetto del negozio, il tempo prolungato che trascorre in negozio offre una maggiore opportunità di ricevere la dose infettiva e quindi il lavoro diventa più rischioso. (...) Se fate un lavoro che richiede di parlare faccia a faccia o, peggio ancora, di urlare, dovete valutare il rischio. Se si sta seduti in uno spazio ben arieggiato, con poche persone, il rischio è basso. Se si sta all’esterno, e si passa davanti a qualcuno, ricordate che per infettarsi servono 'dose e tempo'. Dovreste stare nella loro corrente d’aria per più di 5 minuti per avere una possibilità di infezione. Se chi fa jogging in effetti può rilasciare più virus a causa della respirazione profonda, ricordate anche che il tempo di esposizione è inferiore a causa della loro velocità". Anche se siamo lanciatissimi verso la riapertura, conclude Bromage, continuiamo tutti a fare la nostra parte da cittadini, negli spazi privati, in pubblico e nei nostri luoghi di lavoro. Questo aiuterà tutti [Leggi l'articolo in italiano]