Con la fase 2 si studia il ruolo che sembrano avere i flussi di aria nella trasmissione del virus. L’aria condizionata veicola il virus? Che pericolo si corre in un ristorante al chiuso? Che succede in ufficio dove le persone sono a contatto per ore? Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano, ha risposto a questi dubbi sul Corriere della Sera. L'aria condizionata, spiega il virologo, in alcuni casi favorisce il ricambio perché immette nell'ambiente chiuso aria "pulita" proveniente dall'esterno, ma bisogna stare attenti alla ventilazione. «Il flusso di ventilazione, può trasportare le goccioline respiratorie a maggior distanza, ma l’energia cinetica, oltre a spingerle, le abbatte prima al suolo, soprattutto quelle più grosse. L’importante è non dirigersi l’aria addosso ed effettuare la periodica manutenzione degli impianti. In casa la normale pulizia delle griglie dei condizionatori è sufficiente, ma non deve mancare la ventilazione degli ambienti con l’apertura delle finestre, perché gli impianti casalinghi con gli split riciclano l’aria interna. Uno studio cinese fa vedere come alcune persone in un ristorante di Guangzhou si siano infettate perché investite dal flusso diretto dell’aria condizionata che ha trasportato il virus da un tavolo agli altri. Anche la regolazione delle alette degli split va gestita. Anche quando si adeguano le distanze tra i clienti, il ristorante è un luogo in cui si parla senza mascherine e si rimane per più di 15 minuti. Molto dipende anche dalla dimensione degli ambienti». In ufficio, nonostante le distanze di sicurezza vengano rispettate, il rischio rimane. «In uno studio su un call center in Corea del Sud, su 1.143 persone testate dopo il primo caso, 97 sono risultate positive. 94 erano sullo stesso piano e nello stesso lato della stanza, ovviamente in un ambiente di lavoro piuttosto affollato. In ufficio, però, la mascherina diventa un’esigenza di protezione suppletiva: in questa fase è bene che ciascuno si consideri potenzialmente asintomatico e quindi infetto. È un complemento, anche perché la durata del contatto è lunga e costituisce un problema». [Leggi l'articolo sul Corriere della Sera]