Per evitare una nuova COVID, servirà anche attivare un pensiero a lungo termine sulla pandemia e sui rischi esistenziali futuri. Sapevamo che la famiglia dei coronavirus era una bomba pronta a esplodere. SARS e MERS ci avevano già dato un’idea, anche se fummo in grado di controllarli. E invece abbiamo buttato tempo, scrive Massimo Sandal. La risposta immediata alla pandemia richiede ora un enorme sforzo di ricerca applicata, ma le soluzioni a lungo termine stanno nella ricerca di base, senza la quale non c’è nessun fondamento su cui lavorare per le applicazioni. Prevenire il prossimo spillover richiederà di comprendere finalmente a fondo e in dettaglio le interazioni tra umanità ed ecosistemi, valutare in profondità il nostro impatto sulla biodiversità. Non esiste alcun social distancing tra noi e il resto dei viventi, non esiste alcuna parte della biosfera che non abbiamo alterato: e a ogni azione corrisponde una reazione. Questa realtà, di cui ecologi e virologi erano già consapevoli, e che stavamo iniziando a comprendere tutti attraverso la crisi climatica, ora ha cambiato le nostre vite. Alla scienza dopo la pandemia dobbiamo quindi chiedere di darci un quadro per capire, anche, qual è il nostro posto nel mondo, nel nostro mondo. [Leggi l'articolo su Il Tascabile]