L’attuale sforzo medico e scientifico intorno alla pandemia da coronavirus è enorme, con migliaia di medici che stanno raccogliendo informazioni sui pazienti, sul modo in cui reagiscono a diversi trattamenti e con centinaia di centri di ricerca in giro per il mondo impegnati a studiare nuovi farmaci e vaccini che possano fornire soluzioni decisive per tenere sotto controllo l’emergenza sanitaria. Questa grande mole di lavoro confluisce in analisi e ricerche che vengono condivise ancora prima di essere pubblicate dalle riviste scientifiche, in modo da offrire velocemente nuove informazioni alla comunità scientifica, alle istituzioni sanitarie e ai governanti per assisterli nelle loro decisioni. Molte di queste ricerche sul coronavirus sono poi riprese dai giornali e dagli altri mezzi di informazione, talvolta con titoli e toni piuttosto categorici e definitivi, senza specificare che si tratta di studi preliminari e non passati al vaglio di altri ricercatori per certificarne l’affidabilità. La mancanza di sufficienti informazioni di contesto può creare false illusioni nei lettori, comprensibilmente alla ricerca di qualche dato che li possa confortare mentre è in corso una pandemia. Per aiutare i giornalisti e gli operatori dell’informazione in generale a districarsi meglio tra le ricerche scientifiche, il sito Journalist’s Resource della Harvard Kennedy School (Stati Uniti) ha pubblicato una breve guida con consigli e suggerimenti sui preprint, gli studi che vengono immediatamente pubblicati dai loro autori, anche se non sono stati rivisti da ricercatori terzi e indipendenti per verificarne l’attendibilità (peer-review). [Leggi l'articolo su Il Post]