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Afghanistan, l’accusa di Human Rights Watch: la persecuzione di genere compiuta dai Talebani è un crimine contro l’umanità

15 Settembre 2023 5 min lettura

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Afghanistan, l’accusa di Human Rights Watch: la persecuzione di genere compiuta dai Talebani è un crimine contro l’umanità

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“Signor Presidente,
da due anni i Talebani sono impegnati in diffuse e sistematiche violazioni dei diritti delle donne e delle ragazze, tra cui gravi restrizioni dei loro diritti alla libertà di movimento, all'istruzione e all'impiego, escludendole praticamente dalla vita pubblica. I manifestanti per i diritti delle donne sono stati detenuti arbitrariamente e torturati. Human Rights Watch ritiene che alcuni di questi abusi configurino la persecuzione di genere come crimine contro l'umanità.

I Talebani hanno anche decimato i media, detenendo arbitrariamente e talvolta torturando giornalisti e altri critici. Hanno giustiziato extragiudizialmente persone LGBT ed ex dipendenti del governo e membri delle forze di sicurezza.

Quella in Afghanistan è diventata una delle peggiori crisi umanitarie del mondo, con due terzi della popolazione che ha urgente bisogno di assistenza. I Talebani sono responsabili dell'aggravamento di questa situazione.

Questo Consiglio dovrebbe fare di più per porre fine all'impunità di lunga data per gravi crimini internazionali. Il lavoro del Relatore speciale rimane essenziale: il mandato dovrebbe essere rinnovato e dotato di risorse adeguate. Il Consiglio dovrebbe inoltre istituire un apposito meccanismo indipendente e imparziale per consentire l’accertamento delle responsabilità per tutti i crimini internazionali, in ogni momento, da parte di tutti, con le risorse necessarie e la determinazione dimostrata in altre situazioni gravi.

Si dovrebbe fare molto di più per difendere i diritti delle donne e delle ragazze. Il rapporto congiunto del Relatore speciale e del Gruppo di lavoro sulla discriminazione contro le donne e le ragazze del giugno 2023 è stato un passo importante, ma questo Consiglio deve attuare pienamente le sue raccomandazioni.

Si tratta di una crisi dei diritti umani devastante e in continua escalation: le vostre azioni sono urgentemente necessarie.
Grazie”.

Ha avuto a disposizione appena 90 secondi Fereshta Abbasi, ricercatrice sull’Afghanistan di Human Rights Watch, per parlare della condizione delle donne in Afghanistan sotto i Talebani al Consiglio dei diritti umani a Ginevra, in Svizzera, lo scorso 11 settembre. Ma le sono stati sufficienti per descrivere le limitazioni sempre più stringenti imposte dai Talebani alle donne e alle ragazze in Afghanistan e delle libertà di espressione di dissenso e sostegno alla loro causa. 

Tutto questo, afferma Abbasi nel suo discorso, può configurarsi come “crimine contro l’umanità”. E il Consiglio dei diritti umani dovrebbe istituire “un meccanismo indipendente e imparziale per consentire l’accertamento delle responsabilità per tutti i crimini internazionali, in ogni momento” e “porre fine all'impunità di lunga data per gravi crimini internazionali”.

Quella delle donne afgane è la più grave crisi dei diritti delle donne nel mondo.

Da quando hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan nell'agosto 2021, i Talebani hanno imposto leggi e politiche che hanno schiacciato i diritti fondamentali delle donne e delle ragazze di tutto il paese, come si legge anche in questo rapporto dettagliato sempre di Human Rights Watch.

Il paese è precipitato ormai in una spirale di repressione, e attraversa una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. Secondo la ACLED (Armed Conflict Location and Event Data Project), ci sono stati oltre 1000 episodi di violenza contro i civili da parte dei talebani, nel periodo che va dalla caduta di Kabul al 30 giugno scorso. Il dato pone il regime talebano tra i primi governi o Stati de facto autori di violenze contro la popolazione, secondo solo alla giunta militare del Myanmar.

L'elenco degli abusi dei Talebani nei loro confronti è lungo e desolante, commenta Andrew Stroehlein. Hanno vietato alle ragazze e alle donne di ricevere un'istruzione superiore alla prima media. Hanno vietato loro la maggior parte dei lavori. Hanno imposto severe restrizioni per viaggiare e persino per uscire di casa. Hanno vietato di praticare sport a livello agonistico. Hanno chiuso i saloni di bellezza. Il che si traduce in “60.000 donne che perdono il lavoro e uno degli unici posti in cui potevano trovare comunità e sostegno”, osserva Heather Barr.

In estrema sintesi, i Talebani hanno anche smantellato completamente il sistema che era stato sviluppato per rispondere alla violenza di genere in Afghanistan. 

Finora la reazione della comunità internazionale è stata debole e non coordinata, prosegue Stroehlein. A due anni dalla presa del potere da parte dei Talebani in Afghanistan, molti governi sembrano ancora indecisi su cosa fare contro la barbarie dei Talebani in generale e i loro crimini contro le donne in particolare.

“Alcune politiche dell’Emirato hanno avuto pesanti effetti non solo sulle donne ma sulla stessa capacità dell’ONU di fornire assistenza, sollevando interrogativi e dibattiti sui principi dell’umanitarismo e creando ostacoli pratici nelle operazioni che richiedono personale femminile per raggiungere donne e ragazze, soprattutto nelle aree rurali”, ricostruisce il giornalista esperto di Afghanistan, Giuliano Battiston. Il riferimento al divieto che nega alle donne di lavorare con le organizzazioni non governative locali e internazionali, incluse le Nazioni Unite (le esenzioni riguardano i settori della salute e dell’istruzione) e che ha messo le organizzazioni non governative e le agenzie dell’ONU di fronte a un doppio vincolo: “Mantenere gli aiuti a chi ne ha più bisogno e allo stesso tempo fare pressione sui Talebani affinché pongano fine alle loro terribili violazioni dei diritti umani”. 

La persecuzione di genere rimane uno dei più plateali attacchi alla Carta delle Nazioni Unite e al sistema normativo internazionale, sottolinea Battiston. La crudele e metodica negazione dei diritti fondamentali di donne e ragazze da parte dei Talebani è un crimine grave e dovrebbe avere conseguenze gravi. I governi devono collaborare per assicurare alla giustizia i leader talebani responsabili, aggiunge Stroehlein.

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Una svolta potrebbe arrivare dalla decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di effettuare una valutazione indipendente della situazione in Afghanistan per garantire un approccio coerente da parte degli attori politici, umanitari e dello sviluppo.

“Se farà bene il suo lavoro – conclude Stroehlein – la valutazione indipendente contribuirà a riportare l'attenzione globale sulla situazione in Afghanistan e a proporre misure concrete per accertare le responsabilità dei Talebani”. E queste non potranno ignorare “le donne e le ragazze afghane e tutte le persone che soffrono sotto la repressione talebana e si sentono abbandonate dal mondo”.

Immagine in anteprima: una manifestazione a Kabul del novembre 2022 – frame video Radio Free Europe

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