Post cambiamento climatico

Nove emozioni. La natura umana di fronte al pianeta che cambia

28 Dicembre 2025 5 min lettura

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Nove emozioni. La natura umana di fronte al pianeta che cambia

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Pubblichiamo una breve sintesi del libro della climatologa Kate Marvel “Nove emozioni. La natura umana di fronte al pianeta che cambia” (Bollati Boringhieri, 2025 - traduzione di Leonardo Ambasciano). Climatologa e divulgatrice scientifica con base a New York, Kate Marvel è senior scientist presso Project Drawdown ed è stata ricercatrice associata al Goddard Institute for Space Studies della NASA e all’Earth Institute della Columbia University. “Nove emozioni. La natura umana di fronte al pianeta che cambia” è uno dei libri che abbiamo selezionato tra le ricompense per il crowdfunding 2026 di Valigia Blu.

I dati scientifici non lasciano dubbi: il pianeta si sta riscaldando e la crisi climatica è la più grande sfida che l’umanità si trovi ad affrontare. Eppure la crudezza delle cifre non basta a scuoterci: anzi ormai il clima politico intorno al cambiamento climatico è radicalmente mutato. E così quella che a un certo punto è stata definita prima una crisi climatica e poi un’emergenza climatica ha finito di esserlo. Prima nella percezione degli attori principali – leader politici e imprenditoriali – che dovrebbero guidare la transizione ecologica, e poi di converso nella già scadente attenzione mediatica – troppo solerte in caso di eventi estremi e clamorosi e spesso carente nel raccontare una questione che praticamente non fa clamore e, quindi, notizia per il suo procedere inesorabile – e in quella dell’opinione pubblica. 

Chi ha seminato in tutti questi anni dubbi e negato il problema, una volta al potere ha semplicemente cancellato dall’agenda politica la crisi climatica, il consenso globale si è sgretolato, le proteste sono diventate una questione di ordine pubblico e l’unica possibilità per poter intervenire è stata la via giudiziaria

Nel suo libro “Nove emozioni. La natura umana di fronte al pianeta che cambia”, la climatologa Kate Marvel cerca di colmare lo scarto tra conoscenza scientifica e risposta collettiva, cambiando registro e raccontando il cambiamento climatico a partire dalle emozioni. “Perché senza emozioni non c’è comprensione autentica, né possibilità di cambiamento”, spiega Marvel. “Sulla Terra vivono le persone che amiamo e nessuno, nemmeno uno scienziato, osserva il mondo da un punto di vista neutro. Fingere il contrario non rende il discorso più rigoroso, lo rende solo meno onesto”.

“In fin dei conti – scrive Marvel in un post sul blog Talking Climate – il cambiamento climatico non è solo un problema scientifico: è un problema umano. Solo abbracciando la nostra piena umanità saremo in grado di entrare in contatto con le persone e, insieme, riscrivere il finale della nostra storia”. Il cambiamento climatico non è solo un fenomeno fisico, è un’esperienza umana totale. E come tale genera reazioni emotive che influenzano il modo in cui lo interpretiamo e lo affrontiamo.

Le nove emozioni — meraviglia, rabbia, senso di colpa, paura, dolore, sorpresa, orgoglio, speranza e amore — intorno a cui si articola il libro sono lenti attraverso cui osservare il rapporto tra gli esseri umani e il pianeta che cambia e mostrare come un fenomeno che sta accadendo, nonostante i tentativi di nasconderlo, generi emozioni che a loro volta producono cambiamenti nelle nostre vite, siano essi reazioni di negazione o improvvisi slanci per nuove scoperte e ricerche.

La rabbia, ad esempio, è un’emozione spesso rimossa dal linguaggio istituzionale del clima. Eppure, è una risposta razionale all’ingiustizia. Marvel ne fa riferimento per raccontare storie come quella di Eunice Foote, scienziata ottocentesca che intuì il ruolo dell’anidride carbonica nel riscaldamento dell’atmosfera, ma che fu ignorata perché donna. Avevamo raccontato la sua storia in questo articolo su Valigia Blu. La rabbia non è trattata come un sentimento irrazionale, ma come una reazione informata all’asimmetria di potere, è una rabbia che chiama in causa la responsabilità politica, non solo quella individuale: la rimozione storica di Eunice Foote anticipa, in scala diversa, l’attuale marginalizzazione della scienza climatica nei processi decisionali. “All'epoca nessuno pensava davvero a qualcosa di così folle come il fatto che gli esseri umani potessero cambiare il clima dell'intero pianeta – perché ancora oggi facciamo fatica ad accettarlo, giusto? Sembra ancora completamente assurdo che le attività umane possano cambiare tutto ciò che riguarda l'intero pianeta”, racconta Marvel in un’intervista a NPR.

La paura è un altro nodo centrale del libro. Non tanto la paura della fine del mondo, quanto la paura di cosa la crisi climatica potrebbe indurre a farci gli uni gli altri. Richiamando episodi storici come le cacce alle streghe durante la Piccola Era Glaciale, mostra come stress ambientali e instabilità possano tradursi in violenza, ricerca di colpevoli e autoritarismo. La paura, in questo senso, è un segnale politico: racconta il rischio che la crisi climatica venga gestita attraverso esclusione, repressione e conflitto, anziché cooperazione. Sempre nell’intervista a NPR, Marvel racconta: 

“Ci sono tantissimi esempi nella storia di società umane che non hanno reagito alle avversità nel modo migliore. (...) Se si guarda all'Europa dell'inizio dell'era moderna, c'è un periodo chiamato Piccola era glaciale: (...) questo è il periodo in cui iniziano a emergere le accuse di stregoneria. E se si guarda a ciò di cui venivano accusate le streghe, nove volte su dieci venivano accusate di manipolare il clima. Ciò che si può dedurre da tutto questo, credo, è che le società umane sono così complesse che non possiamo essere sicuri di reagire in modo ottimale a qualsiasi cosa ci riservi il futuro”.

Tra le nove emozioni di cui si compone il libro, Marvel include l’orgoglio. La climatologa riflette sul confine sottile tra fiducia nella capacità umana e hybris, l’arroganza di chi pensa di poter controllare sistemi complessi senza conseguenze, l’idea che l’umanità possa “aggiustare” il clima con interventi tecnologici radicali, come la geoingegneria, ad esempio. In questo senso, l’orgoglio è il segno di una relazione con la natura fondata sul dominio e sulla correzione tecnica, piuttosto che sulla prevenzione e la cura: questa relazione di dominio è parte del problema che la crisi climatica pone.

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“L'orgoglio è uno dei sette peccati capitali. C'è molta arroganza nelle discussioni sul clima, specialmente quando si parla di geoingegneria. C'è un gruppo sempre più numeroso che sostiene che ciò che dobbiamo fare è cambiare deliberatamente il pianeta”, afferma Marvel. “Il modo in cui penso a questi interventi è un po' come farsi fare una lavanda gastrica. Sai che questa opzione è disponibile, ma probabilmente dovresti smettere di bere veleno in primo luogo”.

E poi c’è la speranza, da trattare con cautela. Non come uno stato d’animo da coltivare a prescindere, ma come una conseguenza dell’azione. “Il punto non è chiedersi se c’è speranza, ma riconoscere che gli strumenti per agire esistono già: tecnologie mature, conoscenze scientifiche consolidate, alternative praticabili. La speranza diventa credibile solo quando è ancorata a decisioni concrete e collettive”, osserva Marvel. “Le tecnologie per ridurre le emissioni esistono, così come le conoscenze per ripensare le città, i trasporti e i sistemi energetici. Il punto non è ‘credere’ che tutto andrà bene, ma riconoscere che gli strumenti per cambiare direzione sono già disponibili”.

L’emozione che chiude il libro è l’amore, verso i luoghi, le persone, le comunità, le relazioni che rendono abitabile il mondo. È questo sentimento che rende il cambiamento climatico qualcosa più di un problema astratto, lo trasforma in una questione profondamente politica e morale: non proteggiamo il pianeta in generale, suggerisce Marvel, ma ciò che amiamo e che non vogliamo perdere.

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