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Trump, lo smantellamento del sistema scientifico e il controllo del pensiero

24 Giugno 2025 8 min lettura

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Trump, lo smantellamento del sistema scientifico e il controllo del pensiero

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Il primo di giugno è iniziata ufficialmente la stagione degli uragani nell’Oceano Atlantico. Gli Stati Uniti, che ogni anno vengono raggiunti da almeno un paio di cicloni tropicali, la affronteranno guidati da un presidente che sta facendo tutto ciò che è in suo potere per compromettere il lavoro di chi studia questi fenomeni atmosferici e di chi dovrebbe proteggere il paese dai loro impatti potenzialmente distruttivi.

La National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’agenzia che monitora gli uragani negli Stati Uniti, è diventata l’emblema della condizione che vive la scienza sotto Donald Trump. La NOAA coordina un complesso di uffici, tra cui il Servizio meteorologico nazionale, gestisce una rete di satelliti e laboratori di ricerca e custodisce un enorme archivio di dati ambientali. Queste informazioni non sono utilizzate solo dalla comunità scientifica, ma anche dal settore privato, dall’agricoltura alle assicurazioni. Pensiamo a cosa comporta oggi costruire in aree costiere come quelle affacciate sull’Oceano Atlantico, sempre più esposte al rischio di inondazioni a causa dell’aumento del livello dei mari e del passaggio di uragani sempre più carichi di energia e pioggia.

Nel Project 2025, un piano di governo ideato da ex funzionari della prima presidenza Trump e suoi alleati, la NOAA veniva citata come una delle principali responsabili della «industria dell’allarmismo sul cambiamento climatico», in pratica additata come un nemico del popolo. Il documento invocava il suo smantellamento di fatto e l’affidamento a privati di alcune delle sue funzioni. Il negazionismo del riscaldamento globale è uno dei capisaldi dell’ideologia di Trump e alla NOAA hanno lavorato scienziati che hanno lasciato pietre miliari nella storia della climatologia, ciò che la neolingua negazionista chiama “industria dell’allarmismo climatico”.

Durante la campagna per le presidenziali il Project 2025 era parso un'accozzaglia di idee estremiste e impraticabili perfino per gli standard trumpiani. Sono bastate poche settimane per rendersi conto che molte delle azioni della nuova presidenza stavano seguendo, quasi alla lettera, quel programma.

Alla fine di febbraio sono stati annunciati più di 800 licenziamenti alla NOAA. Secondo alcune testimonianze riportate a maggio dalla CNN, il Servizio meteorologico nazionale si trova a corto di personale. In 30 dei suoi 122 uffici locali, compresi quelli di grandi centri urbani come New York e Houston, è assente il meteorologo responsabile. Il monitoraggio dell’atmosfera funziona 24 ore su 24 e qualche ufficio non ha personale a sufficienza per coprire tutti i turni. All’inizio di giugno il Servizio meteorologico nazionale ha ricevuto il via libera per arruolare 125 persone, che non basteranno a tappare i buchi aperti da licenziamenti e prepensionamenti. 

Intanto, il Dipartimento del commercio, il ministero che controlla la NOAA, ha cancellato un programma di ricerca sul clima da 4 milioni di dollari che l’Università di Princeton portava avanti in collaborazione con l’agenzia. Il sito Climate.gov, la cui missione è comunicare all’opinione pubblica notizie e informazioni scientifiche sul clima, potrebbe presto sparire dalla Rete, dopo che quasi tutti i suoi addetti sono stati licenziati. La NOAA non aggiornerà più il database che dal 1980 teneva traccia dei costi economici dovuti a uragani, inondazioni e incendi e altre calamità, quei danni che il cambiamento climatico non farà che aggravare. Un altro database supportato dall’agenzia, che raccoglie dati sul ghiaccio marino, i ghiacciai e gli accumuli di neve, verrà dismesso; di conseguenza, il National Snow and Ice Data Center, un centro di ricerca polare con sede nell’Università del Colorado, punto di riferimento nel settore, cesserà l’aggiornamento di vari prodotti scientifici tra la cui il Sea Ice Index, che dal 1978 ha testimoniato la continua riduzione dell’estensione e dello spessore del ghiaccio marino artico, uno degli effetti più lampanti del riscaldamento globale. 

La lista di iniziative di questo tenore potrebbe continuare e non ci stanno andando di mezzo solo la climatologia e la meteorologia. La cappa calata sugli Stati Uniti con il ritorno al potere di Trump ha avvolto anche altre scienze, come quelle mediche. Sulla poltrona di chi deve occuparsi della salute degli americani, Trump ha infatti imposto Robert Kennedy Jr., l’antivaccinista più famoso del paese, sostenitore di tesi complottiste sull’origine del Covid, fautore della pericolosa pratica di bere latte non pastorizzato e altre idee pseudoscientifiche.

La sua impresa più recente è stata la rimozione dell’intero comitato di esperti di vaccini nei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), la principale agenzia di salute pubblica americana. Al loro posto Kennedy ha nominato persone che la pensano esattamente come lui. Tra queste, ci sono Robert Malone, un medico che durante la pandemia si è distinto per la disinformazione che ha diffuso sui vaccini anti-covid, e Martin Kulldorff, uno degli autori di una dichiarazione, promossa da un'organizzazione di destra, che nell’ottobre del 2020, nel pieno della seconda ondata pandemica, chiedeva la fine dei lockdown e proponeva l'immunità di gruppo come strategia per affrontare il virus. Un’idea praticamente suicida e priva di qualsiasi seria base scientifica. In questi giorni un’esperta di vaccini dei CDC si è dimessa per protesta. Le sue parole: «Molti americani moriranno».

Ma forse il culmine di quest’opera di demolizione e rifacimento a immagine e somiglianza dell’ideologia trumpiana è stato toccato ad aprile con la presentazione del bilancio federale per il 2026. Nelle bozze circolate sui media c’erano tagli di spesa mai visti, oltre le più tetre previsioni: il 27% in meno per la NOAA, con un taglio del 75% per il suo ufficio ricerca, che a questi livelli di finanziamento potrebbe chiudere; circa il 40% in meno per i National Institutes of Health, il più grande erogatore al mondo di finanziamenti per la ricerca biomedica, e il 50% per la National Science Foundation, che finanzia la ricerca in tutti i settori tranne la medicina. Mannaie anche su programmi scientifici della NASA, tra cui la fisica solare, l'astrofisica e le scienze planetarie.

Pur essendo famosa per le missioni spaziali, la NASA si occupa anche di scienze della Terra e del clima. Il cuore di queste ricerche è il Goddard Institute for Space Studies (GISS). Il suo direttore dal 1981 al 2013, James Hansen, è stato lo scienziato che nel 1988, durante un'audizione al Senato americano, presentò i dati che confermavano che l’aumento della temperatura globale, causato dalle attività umane, era ormai evidente. Le sue dichiarazioni ebbero un grande risalto sui media e accesero i riflettori sul problema del cambiamento climatico. Da allora è passata molta acqua sotto i ponti e non solo per gli anni trascorsi. Oggi al potere è tornato Donald Trump e anche le prospettive del GISS non sono rosee. Potrebbe non esistere più come istituto autonomo all’interno della NASA. Il bilancio dovrà avere il via libera del Congresso, dove si sono già manifestati segnali di resistenza. Ma il fatto stesso che la Casa Bianca di Trump abbia infilato quei tagli sconvolgenti nella bozza iniziale mostra quali siano le sue priorità e la sua visione del futuro.

Si può trovare una logica in questa follia? Nel tentativo di smantellare buona parte del sistema scientifico della prima economia del mondo, invece che continuare a farlo prosperare? Di mortificare perfino le sue punte di diamante? Nessuna, se non la sempiterna ossessione dei cosiddetti conservatori per le radicali cure dimagranti della spesa pubblica, per la loro bandiera di sempre, quella di “ridurre il governo a dimensioni tali da poterlo annegare in una vasca da bagno”, come disse una volta l’attivista anti tasse Grover Norquist. Oggi la metafora è cambiata. È la motosega del presidente argentino Javier Milei (alleato di Trump e come lui negazionista climatico). Il concetto è identico: disfarsi di quello che si ritiene inutile, improduttivo o, peggio, nocivo.

Il punto è che agenzie come la NOAA non dovrebbero essere trattate come uno spreco, ma come un vanto e un investimento, ancora di più in un mondo in cui il clima sta diventando rapidamente ostile per gli esseri umani. Ma se sei Donald Trump, o un suo sponsor o un suo elettore, non vivi in un mondo in cui il clima sta diventando rapidamente ostile, pensi anzi che questa sia una panzana, un’invenzione di chi vuole il male della nazione, e che i problemi siano ben altri. Perciò, se le cose stanno così, che farsene di burocrazie climatiche e altre diavolerie simili? Possiamo sbarazzarcene e trovare alternative, magari migliori, nel settore privato. Anche nel mondo al contrario dei negazionisti del riscaldamento globale la gente ha bisogno di sapere se nel fine settimana ci sarà sole o pioggia. È appunto l’idea del Project 2025. Che si scontra con un problema: nessuna organizzazione meteorologica privata, come hanno già fatto capire gli esperti, può sostituire l’omologo pubblico e garantire ai cittadini di un paese flagellato ogni anno da uragani e tornado servizi della stessa qualità di quelli prodotti da un ente con una consolidata esperienza scientifica e che raccoglie dati in tempo reale da satelliti, palloni sonda, aerei, radar, stazioni meteo. 

Il trumpismo va però oltre l’ideologia classica dello Stato minimo. È questa più l’autoritarismo. Sembra una contraddizione, ma è la concezione di uno Stato che vuole purificarsi di tutto ciò che suona sinistrorso o “politicamente corretto” (“woke”, come si dice oggi). Nel caso della scienza, dunque, non è solo tagli e chiusure di programmi e uffici, è anche controllo del pensiero.

A fine maggio Trump ha firmato un ordine esecutivo intitolato “Restoring Gold Standard Science”, il cui obiettivo proclamato è quello di garantire che la ricerca finanziata dal governo federale sia «trasparente, rigorosa e incisiva e che le decisioni siano informate dalle prove scientifiche più credibili, affidabili e imparziali disponibili». Il testo afferma che devono essere persone designate dal governo a vigilare sul rispetto di questi criteri e a scovare cattive condotte scientifiche all’interno di ogni agenzia dove si fa ricerca. Per gli scienziati che si sono espressi contro questo decreto si tratta di un inganno. Il linguaggio della scienza e del rigore metodologico viene sequestrato e dirottato allo scopo di aprire la strada alla possibilità che sia il governo stesso a decidere cosa sia buona o cattiva scienza e quali informazioni scientifiche debbano informare le politiche e quali, invece, debbano essere ignorate. 

Quando qualcosa del genere è accaduto, nel corso della storia, le conseguenze sono state disastrose. Nell’Unione Sovietica di Stalin la genetica venne perseguitata come “ideologia borghese” e rimpiazzata con un’alternativa pseudoscientifica ma in linea con l’ideologia ufficiale. Le cattive condotte nella ricerca scientifica esistono e in genere vengono stanate. Le riviste scientifiche non sono tutte eccelse e capita che anche quelle più prestigiose pubblichino studi di qualità scarsa o dubbia.

Il processo di revisione ha le sue falle. Ma se a occuparsi di questi problemi è un’amministrazione negazionista climatica e antivaccinista, un’amministrazione che si prende la briga di eliminare le parole stesse “crisi climatica” e “ scienza del clima” da siti e altro materiale governativo (mentre sbraita contro la “cancel culture”), che oscura i dati che dimostrano il cambiamento climatico, che dipinge le università come covi di marxisti, allora lo scenario diventa non solo paradossale e assurdo, ma anche inquietante.

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Come ha osservato l’economista Paul Krugman, «la scienza ha questa strana tendenza a dirti cose che non volevi sapere e a darti risposte che non volevi. L'amministrazione Trump può fingere di volere una scienza migliore, ma fondamentalmente [l’ideologia] MAGA prova antipatia e diffidenza per l'idea stessa di scienza».

La ragione di questa avversione nei confronti della scienza, soprattutto di quella considerata più scomoda, sta dentro a una inconciliabilità di fatto: la scienza è una imperfetta ricerca della verità, aperta alla verifica e al controllo; il trumpismo è una perfetta produzione di menzogna, che è lo strumento di un potere che non ammette contrappesi.

Immagine in anteprima: frame video WSJ

1 Commenti
  1. Franco

    Grazie un bell'articolo.

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