Post cambiamento climatico

Crisi climatica: come diventare una città a impatto climatico zero

18 Aprile 2024 8 min lettura

author:

Crisi climatica: come diventare una città a impatto climatico zero

Iscriviti alla nostra Newsletter

8 min lettura

La trasformazione delle città è essenziale per rispondere alla crisi climatica, e questo non solo perché nelle città vive la metà dell’umanità (3,5 miliardi di persone) ed entro il 2030 diverrà il 60%, ma anche perché gli insediamenti urbani sono importanti centri di produzione di emissioni climalteranti. Le città occupano appena il 3% del territorio terrestre ma sono responsabili del 60-80% del consumo energetico e del 75% delle emissioni di CO2, nonché del 70% delle emissioni di gas a effetto serra. Se vogliamo realizzare una reale transizione energetica, molte cose dovranno cambiare.

A partire da queste considerazioni, all’interno di Horizon Europe è stata definita la missione: raggiungere il numero di 100 città a impatto climatico zero entro il 2030. Le città coinvolte, selezionate tra 377 candidate, dovranno anticipare di 20 anni l’obiettivo globale di neutralità climatica al 2050. Tra i centri urbani selezionati figurano 9 capoluoghi italiani: Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma, Torino.

La missione coinvolgerà anche città esterne all’Unione Europea, in particolare Elbasan in Albania, Sarajevo in Bosnia Erzegovina, Reykjavík in Islanda, Eilat in Israele, Podgorica in Montenegro, Oslo, Stavenger e Trondheim in Norvegia, Istanbul e Izmir in Turchia, Bristol e Glasgow nel Regno Unito. 

Ognuna di esse dovrà sottoscrivere un “Climate City Contract”, un documento che tenga conto del contesto territoriale di riferimento e sia prodotto a partire da un processo aperto. Con questo contratto, le città si impegneranno per tre componenti specifiche: impegni strategici, azioni e investimenti. Per ognuno di questi il percorso prevede processi condivisi con gli attori locali, regionali e nazionali; analisi delle strategie attualmente al vaglio; definizione di piani di investimento, con valutazione costi e benefici, per capire come dirottare i finanziamenti pubblici da un lato, attrarre capitali privati dall’altro. 

Le città individuate porteranno avanti il proprio percorso beneficiando della consulenza comunitaria, attraverso la piattaforma NetZeroCities, oltre che di una serie di sovvenzioni e finanziamenti ad hoc. 

In Italia non ci sono Net Zero Cities a sud di Roma

Guardando all’elenco delle città italiane coinvolte salta immediatamente all’occhio la composizione geografica: sono quasi tutte al Nord e, in ogni caso, quella più a Sud è Roma. 

A incidere sulla selezione la scelta di puntare su città di grandi dimensioni e che avevano già avviato una pianificazione territoriale, anche se non necessariamente ad avanzati livelli di esecuzione. Come spiega infatti Francesco Luca Basile, docente dell’Università di Bologna e curatore, insieme ad Andrea Tilche e Michele Torsello, del libro 'Le città a impatto climatico zero. Strategie e politiche':

“Sicuramente la Commissione ha favorito le grandi città per rendere evidente che la sfida poteva essere raccolta anche da città complesse, con impatti significativi. Dobbiamo tener conto del fatto che nel 2050 il 75% della popolazione mondiale vivrà in ambito urbano, per cui se riusciamo a decarbonizzare le città, soprattutto le grandi città, dove vivranno più persone, la sfida climatica sarà più facile da affrontare”. 

Inoltre, poche città del sud hanno presentato la propria candidatura nonostante i grandi centri del Meridione avrebbero potuto candidarsi: appena 10 su 43. Spiega ancora Basile:

“Città come Napoli o Taranto avrebbero potuto farcela, anche perché la Commissione cercava adesioni di luoghi simbolici, città che presentano elementi caratteristici su cui sarebbe stato interessante immaginare un percorso pilota. Probabilmente se avessero fatto domanda sarebbero state selezionate. Sarebbe potuta essere una buona occasione, anche perché il percorso avrebbe riguardato gli ambiti urbani su cui le città hanno la possibilità di intervenire. Faccio un esempio: se Taranto avesse aderito, non si sarebbe richiesto al Comune di decarbonizzare l’ILVA, ma di intervenire nei capitoli per i quali c’erano margini per le amministrazione di attuare politiche di decarbonizzazione”. 

Non solo inadeguatezza di una serie di piani, dunque, ma anche mancanza di ambizione: i principali centri urbani del Sud Italia avrebbero potuto avere l’occasione di partecipare a percorsi che avrebbero messo la cosa pubblica al servizio della transizione ecologica, coinvolgendo cittadini, istituzioni e gruppi di interesse in una sperimentazione innovativa, ma non è accaduto. 

Non tutto è perduto però: “Stiamo chiedendo alla Commissione di riaprire le candidature - aggiunge Basile - c’è la possibilità che accada, con obiettivi temporali diversi, al 2035. Questa potrebbe essere l’occasione di includere ulteriori centri, magari al Sud, per immaginare lo sviluppo di pratiche politiche con nuovi obiettivi e approcci”.

Del resto la Commissione sta già lavorando a forme di sostegno per le 277 città non selezionate, attraverso il programma Horizon Europe. 

Come si diventa una città a impatto climatico zero?

Nel loro libro Basile, Tilche e Torsello suggeriscono alcune strategie e politiche di cui dovrebbero dotarsi delle città che ambiscono a essere a impatto climatico zero. “Per il nostro libro abbiamo volutamente scelto un titolo ambivalente - spiega Basile a Valigia Blu - scegliendo di parlare di impatto climatico zero: parliamo non solo di città che non impattano, ma anche che non vengono impattate”. L’intenzione del testo è infatti essere uno strumento al servizio sia del governo centrale, sia delle amministrazioni. Commissionato dal Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile del Governo Draghi Giovannini, il testo serviva a conoscere il punto da cui partivano le città candidate alla Mission UE per mettere in campo i corretti percorsi di decarbonizzazione. 

Lo studio è un insieme di diversi contributi, in particolare su mobilità urbana ed efficientamento energetico degli edifici, principali fattori di impatto da parte delle città, e analizza una serie di questioni correlate alla mission, come quali potrebbero essere gli elementi che stimolano comportamenti virtuosi, quali sono i bias psicologici che portano a resistere all’innovazione o come ragionare e pianificare insieme adattamento e mitigazione sviluppando Natural Based Solutions. Anche se il riferimento è alle città candidate, le indicazioni possono essere valide per ogni città.

“Abbiamo provato ad avere un approccio a metà tra politico e tecnico - prosegue Basile - immaginando potesse essere utile far dialogare i due ambiti in fase di strutturazione di un Ufficio Clima, un luogo in cui si coordinino le politiche climatiche dei diversi settori e si sviluppi un dialogo tra amministratori e tecnici.  Ogni capitolo è corredato da un box con suggerimenti per le amministrazioni locali, ma l’idea in generale è sviluppare nelle città soluzioni innovative utili alla decarbonizzazione e le migliori pratiche sviluppate a livello europeo”. 

Nel libro vengono individuati tre grandi ambiti: decarbonizzazione degli edifici e mobilità; energia, verde e acqua: un impiego efficiente (e comunitario) delle risorse; gli investimenti necessari per essere città a impatto climatico zero.

  • Decarbonizzazione degli edifici e mobilità

Le soluzioni indagate riguardano innanzitutto la decarbonizzazione degli edifici, in un'ottica di efficientamento che riguarda sia le strutture e i materiali utilizzati per la loro costruzione (acciaio, calcestruzzo, legno e simili), sia i sistemi impiantistici. Gli edifici presi in considerazione sono quelli civili, che siano essi esistenti, in ristrutturazione o nuove costruzioni.

Ampia attenzione è poi dedicata alla decarbonizzazione della mobilità, nel nostro paese ancora caratterizzata da un’incidenza eccessiva dell’utilizzo delle auto private. Le politiche di decarbonizzazione di questo settore sono ad esempio l’aumento dei mezzi a zero emissioni ed elettrici e l’incentivazione di sistemi di mobilità dolce e di trasporto pubblico. Uno spazio è dedicato anche ai sistemi di mobilità non afferenti direttamente alle città come porti e aeroporti, ma l’attenzione si concentra soprattutto sull’analisi dell’efficacia di strumenti come ztl e strade a 30 chilometri orari. Da questo punto di vista il testo è stato precursore del dibattito che, in questi mesi, ha animato alcune città e ha portato Bologna a una trasformazione urbana profonda, con oltre il 70% di strade a 30km\h. 

  • Energia, verde e acqua: un impiego efficiente (e comunitario) delle risorse

In generale, la decarbonizzazione del sistema energetico è un passaggio essenziale e passa anche dall’elettrificazione dei consumi e da smart energy system come le smart grid, reti di informazione e distribuzione di energia elettrica che consentono di ottimizzare produzione e distribuzione. Ma per costruire le città di domani serviranno anche l’inclusione e la partecipazione della cittadinanza alla produzione energetica, con i positive energy district e le comunità energetiche. Queste ultime soluzioni, sottolinea Basile, sono virtuose non solo per la produzione di energia pulita e in ottica di decarbonizzazione ma anche perché hanno una dimensione sociale molto profonda. 

Una parte importante del percorso di decarbonizzazione delle città dovrà passare dalle Nature Based Solutions: innovazioni come aumentare il verde e i boschi urbani e sviluppare tetti verdi possono essere infatti utili all’efficientamento energetico, aiutando la mitigazione dei cambiamenti climatici, ma anche a migliorare le performance di adattamento come ad esempio la mitigazione delle isole di calore nella gestione delle ondate di calore. Senza considerare che incentivare la diffusione del verde nelle nostre città ha effetti di riduzione dell’inquinamento atmosferico.

Stesso discorso vale per la gestione sostenibile delle risorse idriche, che vede come primo passo fondamentale proprio l’efficientamento delle infrastrutture oltre, naturalmente, alla riduzione dei consumi. 

Uno strumento in sviluppo in diverse città, anche grazie ai fondi del PNRR, è il digital twin, la creazione virtuale di gemelli digitali di risorse fisiche, per poterne studiare proprietà, caratteristiche e capacità. 

Il piano su cui bisogna maggiormente insistere, secondo i ricercatori, è quello dei consumi degli edifici: serve sviluppare strumenti ad hoc e percorsi che facilitino la decarbonizzazione di edifici ad uso civile a partire da una revisione dei regolamenti urbanistici che facilitino una diffusione maggiore di pannelli fotovoltaici.

  • Investimenti, non costi

Per fare tutto questo servono innanzitutto risorse per investimenti importanti. In questa prospettiva, occorre sviluppare meccanismi che incentivino e supportino gli investimenti dei cittadini che saranno ampiamente ripagati mediante un ritorno o in termini di risparmio sulla spesa energetica (con il meccanismo delle esco: energy saving company) o con produzione di energie rinnovabili. 

Iscriviti alla nostra Newsletter


Come revocare il consenso: Puoi revocare il consenso all’invio della newsletter in ogni momento, utilizzando l’apposito link di cancellazione nella email o scrivendo a info@valigiablu.it. Per maggiori informazioni leggi l’informativa privacy su www.valigiablu.it.

Meccanismi del genere sono il fiore all’occhiello delle politiche climatiche dell’amministrazione comunale di Grenoble, che ha sviluppato un sistema di produzione energetica gestita da un ente in house del Comune che ha contribuito a fargli assegnare il premio come Green City Europea. 

“Penso che l’obiettivo della mission di avere al 2030, 100 città con impatto zero sia sfidante  ma - ha spiegato Basile - senza aspettare la fine del decennio, abbiamo già ottenuto importanti passi avanti. Quasi tutte le città coinvolte hanno già costituito il proprio ufficio clima, sottoscrivendo un contratto tra soggetti pubblici e privati per portare avanti progetti concreti di riduzione delle emissioni e di produzione di energia rinnovabile. In diverse città si sono sviluppati percorsi di partecipazione anche nella forma di assemblee per il clima per definire piani e azioni concrete.  Nelle città della Mission sempre più, le politiche di decarbonizzazione, non sono più più a margine della pianificazione urbana ma ne sono invece dei pilastri portanti che via via coinvolgono tutti gli attori in gioco con ricadute potenzialmente rilevanti sul taglio delle emissioni”.

Immagine in anteprima via cm.today.com

Segnala un errore