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Dopo un anno arriva la tanto attesa telefonata di Xi Jinping a Zelensky. Perché ora e cosa vuole la Cina

27 Aprile 2023 6 min lettura

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Dopo un anno arriva la tanto attesa telefonata di Xi Jinping a Zelensky. Perché ora e cosa vuole la Cina

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A più di un anno dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, Il presidente cinese Xi Jinping e quello ucraino Volodymyr Zelensky hanno avuto la loro prima – e tanto attesa – conversazione telefonica.  

Zelensky, che da tempo aveva manifestato l’interesse ad aprire un dialogo con Pechino, ha parlato di una “lunga e significativa chiamata”.“Credo che questa telefonata, così come la nomina di un ambasciatore ucraino in Cina, darà un forte impulso allo sviluppo delle nostre relazioni bilaterali”, ha scritto nel tweet Zelensky. 

La telefonata tra i due leader era attesa da più di un mese, almeno da quando il 13 marzo il Wall Street Journal aveva pubblicato un’indiscrezione secondo cui il presidente Xi aveva in piano di chiamare la controparte ucraina subito dopo la visita a Mosca. 

Secondo quanto riportato dal portavoce del presidente Zelensky, Serhiy Nikyforov, la conversazione tra i due sarebbe durata quasi un’ora. 

Nel comunicato cinese si legge che Xi Jinping ha sottolineato come le relazioni tra Ucraina e Cina abbiano “attraversato 31 anni di sviluppo e abbiano raggiunto un livello di partenariato strategico”. Xi poi ha ringraziato Kyiv per l’assistenza fornita lo scorso anno nell’evacuazione dei cittadini cinesi. 

Alla base delle relazioni tra Cina e Ucraina - si legge ancora nel comunicato - ci sono “il rispetto reciproco per la sovranità e l’integrità territoriale”, e viene inoltre ribadito come la Cina non sia né una parte in conflitto né voglia “versare benzina sul fuoco o trarre profitto dalla situazione”. Alla parola "guerra" la dirigenza cinese preferisce l’espressione "assestamento politico della crisi Ucraina", mentre è assente qualsiasi riferimento allo stato invasore: la Russia.

Come scritto da Zelensky nel tweet, l’Ucraina ha nominato un ambasciatore in Cina, Pavlo Riabikin, mentre la Cina invierà Li Hui, rappresentante speciale della Cina per gli Affari euroasiatici ed ex ambasciatore in Russia dal 2009 al 2019, alla guida di una delegazione speciale in Ucraina. 

Putin sapeva della telefonata tra Xi Jinping e Zelensky? Presumibilmente era stato informato, ma non deve aver accolto la notizia di buon grado. Subito dopo che Cina e Ucraina hanno reso nota la telefonata, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha commentato incolpando Kyiv di “rifiutare ogni iniziativa di pace”. 

Dicono invece di non essere stati avvertiti in anticipo della telefonata tra Xi e Zelensky gli Stati Uniti. “Siamo contenti che Xi e Zelensky si siano parlati - ha detto in un briefing con la stampa il portavoce del Consiglio di Sicurezza americana John Kirby - “è da tempo che chiediamo che la Cina ascolti la prospettiva ucraina. 

Perché la chiamata arriva proprio in questo momento

La mossa di Pechino arriva all’indomani del terremoto politico scatenatosi a seguito delle dichiarazioni rilasciate dall’ambasciatore cinese in Francia, Lu Shaye, secondo cui per il diritto internazionale gli Stati baltici di Estonia, Lituania e Lettonia non possiedono lo status di paesi sovrani. 

Il governo cinese è subito corso ai ripari bollando le dichiarazioni dell’ambasciatore Lu come “opinioni personali” che non vanno a modificare la posizione della Cina sulla sovranità territoriale che “è chiara ed è sempre la stessa”.

A Bruxelles, in molti sono convinti che siano state proprio le dichiarazioni di Lu Shaye ad accelerare i tempi e portare Xi ad alzare la cornetta del telefono. Come fa notare il giornalista Bill Bishop, la chiamata con Zelensky è un importante messaggio rivolto all’Europa per dimostrare che Pechino sta facendo uno sforzo per ascoltare non solo il punto di vista di Putin, ma anche quello di Zelensky; e per smorzare le critiche più aspre in Europa nei confronti della Cina. 

La Russia di Putin è ormai “vassalla” della Cina

Nelle scorse settimane si sono susseguite diverse visite di leader europei a Pechino, in particolare quella congiunta del presidente francese Emmanuel Macron insieme alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Sull’aereo di ritorno per Parigi, Macron in un'intervista a Politico aveva parlato di “autonomia strategica” e della necessità di allontanarsi dall’agenda politica degli Stati Uniti che non deve essere seguita pedissequamente dall’Europa. 

Se sulle due sponde dell’Atlantico le parole del presidente francese sono state criticate perché inopportune e inadatte, Pechino vuole incoraggiare proprio questo tipo di “autonomia strategica” e incunearsi tra Europa e Stati Uniti cercando di ampliare la distanza tra le due potenze.

Il giornalista Bishop mette poi sul tavolo altre due ipotesi secondo cui Xi Jinping potrebbe aver scelto questo momento per aprire il dialogo con l’Ucraina. La prima è legata alle condizioni militari sul campo: la controffensiva ucraina sta per iniziare e Pechino potrebbe essere preoccupata che la Russia subisca alcune battute d’arresto significative. Entrare in gioco adesso – e avere una delegazione sul campo – potrebbe ritardare l’inizio della controffensiva. 

In ultima analisi, la Cina vuole capitalizzare questo momento in cui sta costruendo un profilo di “mediatore di pace” – pensiamo all’accordo tra Iran e Arabia Saudita – in opposizione agli Stati Uniti che invece “gettano benzina sul fuoco e traggono vantaggio dalle situazioni di crisi”. 

Da sottolineare anche il passaggio che Xi Jinping dedica, durante la telefonata, alla minaccia nucleare: si legge nel comunicato che “il dialogo è l’unica via d'uscita". “Non ci sono vincitori in una guerra nucleare. Tutte le parti interessate dovrebbero mantenere la calma e la moderazione, considerare il futuro dell’umanità e lavorare insieme per gestire e controllare la crisi”. 

Lo stesso giorno, Bloomberg ha riportato che Mosca ha completato l’addestramento di truppe bielorusse all’utilizzo di testate nucleari tattiche per missili a corto raggio, dando seguito all’annuncio di Putin fatto lo scorso mese per cui sul territorio bielorusso verranno dispiegate armi tattiche nucleari. 

In generale, Putin e i suoi uomini hanno più volte paventato la minaccia nucleare: recentemente il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza Dmitry Medvedev ha dichiarato che “ogni giorno di più che l’Occidente fornisce armi all’Ucraina rende l’apocalisse nucleare più vicina”.

Il linguaggio utilizzato da Pechino rende in qualche modo più credibile la minaccia nucleare da parte di Mosca? La Cina, si legge nel comunicato, ha fornito garanzie di sicurezza all’Ucraina “in caso di aggressione o di minaccia di aggressione mediante armi nucleari”. 

Gli interessi di Pechino nella guerra in Ucraina

Rispetto alla guerra in Ucraina, la Cina guarda principalmente a tre questioni, scrivono Liana Fix e Michael Kimmage su Foreign Affairs. In primo luogo deve prevenire la caduta di Putin: un leader non amico o una forte instabilità interna alla Russia vorrebbero dire caos al confine e difficoltà di commercio con l’Asia Centrale e il Caucaso. Oltre a perdere un grosso alleato nel contrasto all’egemonia statunitense. 

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L’ordine internazionale a guida statunitense è, infatti, la seconda questione che interessa Pechino. Se la guerra in Ucraina si concludesse con una vittoria di Kyiv alle condizioni dettate dall’Occidente, gli Stati Uniti la presenterebbero come una loro vittoria, in particolare come una vittoria del loro ordine costituito. Al contrario, con un proseguimento della guerra, la Cina potrebbe ricondurre emergenze come la crescita dell’inflazione e l’instabilità alimentare al fallimento degli Stati Uniti nel garantire un ordine. 

Il terzo aspetto che lega Pechino a Kyiv è la ricostruzione dell’Ucraina, di cui in Italia si è parlato proprio in questi giorni con la Conferenza bilaterale che si è tenuta a Roma per discutere della fase successiva alla fine del conflitto. Se già prima dell’invasione russa i rapporti economici della Cina con l’Ucraina erano floridi, con la fine della guerra Pechino vorrà avere il suo posto al tavolo delle trattative.

Immagine in anteprima: frame video WION via YouTube

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