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Volevo fare il giornalista. E l’ho fatto

6 Novembre 2012 6 min lettura

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Volevo fare il giornalista. E l’ho fatto

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di Andrea Marinelli

Sono partito per l’Iowa l’1 gennaio, con in tasca i pochi risparmi accumulati negli ultimi mesi e in testa la voglia di scrivere delle primarie repubblicane, la gara più importante al mondo che qualche mese più tardi avrebbe designato lo sfidante di Barack Obama alle elezioni presidenziali americane. L’Iowa era il primo Stato a votare. Poi, nei sei mesi successivi, si sarebbero alternati gli altri quarantanove e i territori, da Guam a Portorico.

Nonostante uno squallido Motel da 40 dollari a notte e un volo low cost, l’Iowa si è portata via in quattro giorni quasi tutti i miei soldi. Per questo, la settimana seguente, ho rinunciato ad andare in New Hampshire. È stato però proprio mentre aspettavo i risultati di questo piccolo Stato del nordest americano che mi sono convinto a ripartire. Non volevo continuare a scrivere di queste elezioni attraverso gli occhi e le parole degli altri.

Faccio il giornalista freelance per alcuni giornali italiani che pagano quello che possono, ma di certo non hanno la possibilità di coprire le mie spese di viaggio. La mattina del 19 gennaio mi sono quindi rimesso in viaggio, deciso a raccontare il voto della South Carolina e poi della Florida, che sarebbe andata alle urne dieci giorni più tardi.

Per necessità il mio viaggio si stava però trasformando. Niente più motel e spostamenti aerei non necessari, quanto piuttosto couchsurfing e lunghi viaggi in pullman nella provincia americana. Per questo, mentre aspettavo l’aereo per Charleston, ho aperto un blog per descrivere i luoghi e le persone in cui mi sarei imbattuto nelle settimane a venire.

Di comizio in comizio, di voto in voto, per un mese ho attraversato sei stati, fra pullman, divani e autostop. Di giorno all’inseguimento delle primarie repubblicane, di notte alla ricerca di un divano a casa di qualche sconosciuto. È così che ho cominciato a scoprire la straordinaria umanità di questo Paese, totalmente diversa dalla bolla newyorkese in cui vivo. Sono rimasto bloccato per la pioggia sotto un portico di Charleston mentre Newt Gingrich vinceva le primarie del South Carolina, ho visto Mitt Romney vincere facilmente in Florida e Nevada e poi sono arrivato in Colorado.

Proprio a Denver, il penultimo giorno di questo viaggio, un italoamericano mi ha presentato a Rick Santorum. «Senator, he is a paisà», gli ha detto al termine di un comizio. Il giorno dopo l’ex senatore della Pennsylvania, il cui nonno scappò negli anni Venti dall’Italia fascista di Mussolini, vinse tre primarie e io avevo in mano l’intervista al candidato del momento.

Mentre il mio articolo usciva su Libero stavo però tornando a New York, solamente grazie al prestito di un amico generoso disposto a pagarmi il biglietto aereo. A metà febbraio ero senza soldi e c’era una nomination repubblicana ancora da assegnare. I racconti del mio blog nel frattempo erano stati seguiti da migliaia di persone ogni giorno e nelle ultime ore avevo ricevuto email di lettori che mi chiedevano di non fermarmi. Durante quel volo che mi riportava a casa ho capito che per continuare questo viaggio avrei dovuto fare un raccolta fondi su internet.

E così ho lanciato il mio crowdfunding, una colletta online. Ho tracciato l’itinerario del mio viaggio e ho chiesto ai lettori di contribuire come potevano. L’obiettivo era fissato a 2.000 dollari. L’ho raggiunto in meno di quarantotto ore e alla fine delle due settimane avevo 3.543 euro e cinquanta centesimi.Un piccolo contributo mi è arrivato da una signora che avevo conosciuto per strada in Florida e che mi ha donato 25 dollari, un altro dal consigliere comunale di un piccolo paese del Veneto. Grazie all’aiuto di un centinaio di persone ho potuto così riprendere a raccontare i piccoli comizi di provincia dei candidati repubblicani e a descrivere le persone che mi ospitavano per qualche notte sui divani d’America.

La mia corsa è ripartita fra le rovine di Detroit, in Michigan, ospite di un avvocato profondamente democratico che abitava a pochi isolati dalla casa natale di Mitt Romney. È proseguita in Ohio, in riva ai Grandi Laghi, dove un mormone mi ha raccontato la sua missione in Italia, e poi verso l’interno, a Columbus, nella pancia del paese. Sono fuggito a Boston il pomeriggio del Super Tuesday e quarantotto ore più tardi mi sono ritrovato in Mississippi, dove sono riuscito a salire sul pullman della traveling press di Romney. Per due giorni abbiamo marciato sulle strade del sud, rimanendo isolati: pullman, comizi e albergo, nessun contattato con il resto del mondo. Il mio viaggio, per quanto scomodo, mi regalava invece le sfumature di un paese enorme e da esplorare.

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Gingrich che promette di abbassare il prezzo della benzina in Alabama, un surreale comizio di Romney a Portorico, l’Illinois e poi un pullman che in ventiquattro ore mi ha portato da Chicago a New Orleans percorrendo la Highway 61 di Bob Dylan insieme a un pazzo che mi ha donato una brugola e il biglietto da visita di un’altra persona. Il mio viaggio è terminato in Lousiana, alla fine di marzo. I soldi erano finiti di nuovo, ma stavolta Romney aveva già in pugno la nomination.

C’era solo un’altra cosa rimasta da fare: raccontare in un libro quest’avventura. Per un aspirante scrittore trovare una casa editrice è però un miraggio. Avrei voluto far uscire il libro entro la fine di ottobre, non avevo il tempo di aspettare due anni. Per questo motivo ho scelto il selfpublishing, ma anche per restare in linea con il mio viaggio. Ho autopubblicato il libro da solo, con l’aiuto del mio miglior amico che mi ha fatto da editor mentre bevevamo vino nei bar del West Village dopo il lavoro e di Martina, la mia ragazza, che mi ha disegnato la copertina proprio come l’avevo immaginata.

Nel libro le storie dei candidati alle primarie repubblicane si intrecciano a quelle degli sconosciuti che giorno dopo giorno hanno reso straordinario questo viaggio. I resoconti dei comizi in alberghi, poligoni o portaerei si alternano ai viaggi in Greyhound, accompagnato da barboni, immigrati illegali, amish, tossici, pazzi e spacciatori.
L’ospite è uscito il 25 ottobre ed è acquistabile su Amazon.

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