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Turchia, Erdogan per la prima volta al ballottaggio. L’opposizione dovrà tenere alta la mobilitazione per avere speranze di vittoria

15 Maggio 2023 4 min lettura

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Turchia, Erdogan per la prima volta al ballottaggio. L’opposizione dovrà tenere alta la mobilitazione per avere speranze di vittoria

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Le elezioni in Turchia del 14 maggio non hanno deluso le aspettative. I cittadini sono rimasti con il fiato sospeso fino a tarda notte tra il rimpallo di accuse tra i candidati e un conteggio andato avanti fino a tarda notte prima che venisse ufficializzato lo scenario tanto temuto del ballottaggio. Il paese dunque andrà per la prima volta al secondo turno, ma la mancata vittoria di una dei due candidati principali è solo l’ultima tappa di un percorso senza precedenti in Turchia e iniziato con lo spoglio anticipato delle urne.

I primi dati infatti sono stati rilasciati infatti dal Comitato elettorale supremo (YSK) ben tre ore prima rispetto al previsto, segnando un record nella storia politica del paese. Normalmente i risultati sono trasmessi a partire dalle 21 locali, ma l’importanza del voto del 14 maggio e la circolazione di informazioni non ufficiali già dopo un’ora dalla chiusura dei seggi hanno spinto il Comitato ad accelerare i tempi. All’inizio i dati ufficiali hanno dato il presidente uscente Recep Tayyip Erdogan in vantaggio con il 60% delle preferenze, ma la corsa in avanti del presidente non ha sorpreso particolarmente. Le prime urne ad essere scrutinate sono generalmente quelle dell’Anatolia centrale, storica roccaforte di Erdogan e dal suo partito, l’Akp.

Solo dopo molte ore il dislivello tra il candidato conservatore e il suo sfidante, Kemal Kilicdaroglu, ha iniziato davvero a ridursi e a rispecchiare maggiormente i dati diffusi in contemporanea dall’opposizione. Secondo quest’ultima, i risultati riportati dal Comitato elettorale e ripresi dalla generalità dei media turchi erano scarsamente attendibili a causa del controllo governativo e dei ritardi nello scrutinio dei voti. Kilicdaroglu ha invitato più volte i suoi sostenitori a non lasciare i seggi e ad attendere la fine dello spoglio, nella speranza di un sorpasso dell’ultimo minuto che però non è mai arrivato. I primi a parlare già in tarda notte di un possibile ballottaggio sono stati i sindaci di Istanbul, Ekrem Imamoglu, e di Ankara, Mansur Yavas, entrambi figure emblematiche del partito repubblicano Chp e in lizza per la vicepresidenza in caso di vittoria dell’opposizione. I primi cittadini hanno comunque cercato di tenere alto il morale dei loro elettori fino all’ultimo, continuando a diffondere dati alternativi e a mettere in dubbio quelli riportati dall’agenzia pro-governativa Anadolu, nota per aver fornito risultati incompleti in occasione delle elezioni locali del 2019. 

Lo spoglio d’altronde è stato piuttosto lento: in alcune città l’Akp ha insistito per un riconteggio per accertare la sconfitta, mentre la raccolta delle schede nelle zone terremotate ha richiesto un tempo aggiuntivo a causa degli evidenti problemi logistici. Il presidente della Commissione elettorale è stato costretto ad intervenire più volte per rassicurare sulle tempistiche dello spoglio e mettere a tacere le voci relative a possibili brogli o a un volontario ritardo nelle comunicazioni, ma la situazione è rimasta tesa fino a tarda notte. 

Alla fine, la parte centrale e il nord del paese hanno offerto il loro sostegno a Erdogan, mentre le città costiere, il distretto di Ankara e buona parte del sud e del sud-est a maggioranza curda si sono espresse in favore del candidato dell’opposizione. Gli elettori delle aree terremotate, invece, hanno dato il loro voto a Erdogan, confermando le analisi pre-elettorali che davano il presidente uscente come vincente nelle aree colpite dal sisma nonostante le responsabilità del governo nella morta di centinaia di migliaia di persone. 

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Lo stesso quadro è emerso dalle urne delle elezioni parlamentari. La coalizione di governo, formata dall’Akp di Erdogan e dai nazionalisti di Mhp, ha ottenuto circa il 50% delle preferenze superando i 300 seggi, mentre il partito di Kilicdaroglu (Chp) e gli alleati dell’Iyi parti si sono fermati a 211 seggi, a cui si aggiungono però i 62 dello Yesil Sol, formazione filo-curda che ha sostenuto ufficialmente l’opposizione. Quest’ultimo ha confermato il successo già registrato nelle passate elezioni nel sud-est, superando il 60% dei consensi nel distratto di Diyarbakir, capitale del Kurdistan turco. Qui i festeggiamenti per la vittoria dello Yesil Sol sono iniziati poco dopo la chiusura dei seggi: i cittadini hanno sfilato in macchina per le vie del centro suonando i clacson e rompendo quella coltre di silenzio che ha aleggiato sulla città per tutta la giornata. Nel corso della notte, in centinaia si sono poi riversati in strada per presidiare i seggi elettorali e per ribadire il loro desiderio di cambiamento, sventolando bandiere e attendendo insieme la fine dello spoglio. 

Alla gioia per il successo delle elezioni parlamentari ha fatto da contraltare la delusione per il risultato delle presidenziali. Le aspettative nella provincia curda così come nel resto del paese erano molto alte, pertanto la vera sfida per l’opposizione adesso sarà riuscire a preservare la fiducia dei propri elettori in attesa del secondo turno. 

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Ma riuscire a mantenere lo stesso grado di mobilitazione e di coinvolgimento non sarà facile e molto dipenderà anche da quale sarà la reazione di Erdogan. Il presidente uscente ha margini di intervento nettamente maggiori rispetto al candidato dell’opposizione essendo ancora al governo e ha tutto il tempo per approvare misure ad hoc utili ad aumentare il proprio consenso e per ridurre al silenzio le voci dissidenti. Il rischio dunque è che nelle due settimane successive la forza aggregante e mobilitatrice dell’opposizione si riduca a vantaggio di un presidente che è riuscito a raggiungere un risultato ottimale nonostante una crisi economica soffocante e un terremoto di proporzioni storiche. 

I prossimi giorni saranno decisivi per capire in che direzione si muoveranno i due principali candidati, ma ancora una volta fare previsioni sul risultato finale di questa tornata elettorale senza precedenti nella storia del paese è una vera e propria scommessa. 

Immagine in anteprima: frame video Al Jazeera via YouTube

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