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Lo scontro Conte-Salvini e il Fondo Salva-Stati

29 Novembre 2019 5 min lettura

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Lo scontro Conte-Salvini e il Fondo Salva-Stati

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Sul cosiddetto "Fondo salva Stati" (o anche MES, Meccanismo europeo di stabilità) e sul suo processo di riforma è in atto un duro scontro politico tra governo e opposizione. «Chiediamo un incontro al Presidente Mattarella per evitare la firma su un trattato che sarebbe mortale per l'economia italiana», ha dichiarato il leader della Lega Matteo Salvini, che ha avvertito che gli avvocati del partito «stanno studiando l'ipotesi di un esposto ai danni del governo e di Conte». Il presidente del Consiglio ha risposto annunciando che lunedì prossimo sarà in aula: «Spazzerò via mezze ricostruzioni, menzogne, mistificazioni». Conte ha anche aggiunto, rivolgendosi al capo del Carroccio: «Vada in procura a fare l'esposto, io lo querelerò per calunnia. Io non ho l’immunità, lui sì, e ne ha già approfittato per il caso Diciotti. Veda questa volta di non approfittarne più». Il giorno prima il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, aveva dichiarato di trovare «comico» che la modifica alle linee di credito precauzionali introdotta dalla riforma del Meccanismo europeo di stabilità «rappresenti una terribile innovazione che definisce due categorie di Paesi, o attenti alla stabilità finanziaria dell'Italia».

In attesa di capire cosa dirà il presidente del Consiglio lunedì 2 dicembre in Parlamento, abbiamo deciso di proporvi una selezioni di articoli per approfondire la questione e provare a capire di cosa si sta parlando.

In questo articolo, Il Post spiega che cosa è il Meccanismo Europeo di Stabilità, cioè "un’organizzazione intergovernativa dei paesi che condividono l’euro come moneta", con il compito di aiutare gli Stati che si trovano in difficoltà economica". È stato creato nel 2012 e ha una dotazione di 80 miliardi di euro, "pagati in maniera proporzionale all’importanza economica dei paesi dell’eurozona". Inoltre, il MES può raccogliere sui mercati finanziari fino a 700 miliardi di euro. Lo Stato che riceve l'aiuto dal MES (finora Grecia, Cipro, Portogallo e Irlanda) "deve accettare un piano di riforme la cui applicazione sarà sorvegliata" da un comitato formato da Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale.

Il sito di fact-checking Pagella Politica, in un articolo per Agi, ricostruisce cosa prevede la riforma del MES e quali sono state le principali osservazioni critiche ricevute in Italia, come ad esempio quelle di Banca d'Italia, che però ha precisato di non essere sfavorevole alla riforma. Tra le principali novità è previsto che "il Mes faccia da 'backstop' rispetto al Fondo di risoluzione unico (Fsr), un fondo finanziato dalle banche dei 19 Stati dell’Eurozona che ha l’obiettivo di risolvere le crisi bancarie. In parole semplici, se il Fsr esaurisce i fondi a disposizione, il Mes potrà prestare le risorse necessarie (fino a 55 miliardi di euro circa). In questo modo, si dovrebbe scoraggiare fortemente la speculazione sugli istituti finanziari. L’entrata in funzione di questa novità è prevista per il 2024 al più tardi". Inoltre, "il Mes avrà un ruolo più forte in futuro, quando si tratterà di fornire programmi di assistenza agli Stati in difficoltà. Formalmente il ruolo della Commissione europea in proposito non viene ridotto, ma di fatto l’esecutivo comunitario si troverà a dover tenere in conto delle posizioni che esprimerà il Mes". Infine, "il Mes potrà fare da mediatore tra Stati e investitori privati qualora fosse necessaria la ristrutturazione di un debito pubblico. Quinto, i titoli del debito pubblico dei Paesi dell’area euro dal 2022 dovranno avere non più una clausola di azione collettiva (Cac) a maggioranza doppia ma singola".

Una bozza di riforma era stata concordata il 14 giugno scorso dall'Eurogruppo (i ministri dell'Economia dei 19 paesi dell'Unione europea che hanno adottato l’euro), quando in Italia era in carica il governo sostenuto dalla maggioranza Lega e Movimento 5 Stelle. Il percorso di riforma dovrebbe completarsi a dicembre 2019. Per realizzarsi, però, "dovrà trovare il consenso unanime di tutti i 19 Stati membri, i cui Parlamenti dovranno ratificare il nuovo testo".

Su laVoce.info, Angelo Baglioni, docente di Economia politica alla Cattolica di Milano e membro del Banking Stakeholder Group della European Banking Authority e Massimo Bordignon, membro dell'European Fiscal Board, rispondono a una serie di domande sulla riforma in atto. Nell'articolo si spiega ad esempio che l'attuale riforma "non prevede alcun nesso automatico tra richiesta di assistenza finanziaria al Mes e ristrutturazione del debito pubblico": "Quello che avverrà, ma è già previsto dalle regole attuali, è che vi sarà un’analisi di sostenibilità del debito del paese che fa richiesta di assistenza. In sostanza si valuta se, grazie agli aiuti europei e alle misure concordate, un paese sarà in grado di riportare il rapporto tra debito pubblico e Pil su una traiettoria discendente, tale da scongiurare una futura insolvenza. Se questa valutazione desse un esito negativo, prima di accordare il prestito si dovrebbe procedere a una ristrutturazione del debito, imponendo dunque dei costi ai detentori dei titoli: taglio del valore delle obbligazioni e/o degli interessi, allungamento delle scadenze di rimborso. La novità rispetto alla situazione attuale è un maggiore coinvolgimento del Mes nella analisi di sostenibilità, attualmente affidata alla Commissione e alla Banca centrale europea (ed eventualmente al Fondo monetario internazionale)".

Secondo i due esperti "qui potrebbe inserirsi un aspetto critico, dovuto alla diversa governance politica del Mes, che è una istituzione intergovernativa: nel suo Board of governors siedono i ministri delle finanze dei paesi membri. La preoccupazione è che la valutazione affidata ai paesi creditori possa essere più severa di quella della Commissione, che riflette invece un punto di vista europeo".

Riguardo alla riforma del "Fondo salva Stati" e allo scontro in atto in Italia, Massimo Giannini, in un editoriale su Repubblica, scrive infine che "l'accordo sul Mes si può firmare e votare, dopo averne compreso tutti gli effetti e dopo aver ottenuto tutte le garanzie. Oppure si può respingere con un veto in Europa, ma avendo chiare le conseguenze in termini di isolamento diplomatico. Ben vengano tutti i chiarimenti e le rassicurazioni che Conte dovrà fornire alle Camere lunedì. In palio ci sono la stabilità e la credibilità del Paese: questioni capitali, che non si possono ridurre a una rissa istituzionale, se non addirittura giudiziaria, tra il capo del governo e il Masaniello dell'opposizione".

Foto in anteprima via Ansa

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