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“Un quindicenne su due non è in grado di comprendere un testo scritto”. Falso

23 Maggio 2022 4 min lettura

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“Un quindicenne su due non è in grado di comprendere un testo scritto”. Falso

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Negli ultimi giorni diverse testate giornalistiche hanno rilanciato le parole del presidente di Save The Children Claudio Tesauro che, lanciando l’evento “Impossibile 2022”, ha dichiarato che il 51% dei quindicenni in Italia non sarebbe in grado di capire un testo scritto. L’affermazione, ripresa anche da alcuni parlamentari di Lega e Pd, ha destato molto scalpore.

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Nello specifico Tesauro ha dichiarato: «La dispersione scolastica implicita – una parola difficile ma vuol dire una cosa semplice: l’incapacità per un ragazzo di leggere un testo scritto e di capirlo, o di fare un semplice esercizio di matematica – raggiunge oggi quasi il 50% degli adolescenti quindicenni».

Ma le cose non stanno come sostenuto dal presidente di Save The Children. Le sue parole non trovano riscontro nelle indagini (OCSE-Pisa, Invalsi) che misurano la dispersione scolastica implicita, cioè la percentuale di quegli studenti che, pur avendo acquisito un titolo, non raggiungono le competenze di base minime in italiano, matematica e inglese. E la percentuale del 51% non si riferisce ai quindicenni, non riguarda le competenze in italiano e nemmeno la comprensione del testo.

  1. Tesauro commette due errori: a) sbaglia ad attribuire il dato sulla dispersione scolastica implicita ai 15enni; b) sbaglia a estenderlo anche alla comprensione di un testo scritto. Nello stesso rapporto “Impossibile 2022”, il dato del 51% è riferito agli studenti che hanno finito la scuola secondaria superiore (quindi 18-19enni) e riguarda la sola matematica. Infatti nel rapporto è scritto: «Parliamo della dispersione scolastica implicita, cioè del fatto che il 44% di ragazzi e ragazze alla fine della scuola secondaria superiore non è in grado di raggiungere un livello minimo di competenze in italiano, percentuale che sale al 51% per la matematica. Questo significa non riuscire a comprendere il significato di un testo scritto, saper svolgere un ragionamento logico, fare un semplice calcolo aritmetico».
  2. È errato anche l’attribuzione del dato del 51% alla dispersione scolastica implicita all’interno del rapporto. Secondo i dati Invalsi più aggiornati, nel 2021 la dispersione scolastica implicita riguardava il 9,5% degli studenti in Italia, in crescita rispetto al 7% del 2019, con ampie differenze tra le regioni (dal 2,6% del Nord al 14,8% del Sud). Inoltre, il rapporto Invalsi del 2021 riporta che, sebbene il 39% della popolazione di terza media non raggiunga alle prove di Italiano un risultato “adeguato”, la quota che si posiziona al livello 1 (quello più basso, corrispondente più o meno alla non comprensione di un testo) è al di sotto del 20%.
    Se, invece, consideriamo gli studenti alla fine delle scuole secondarie di secondo grado, la quota di popolazione al livello 1 risulta comunque inferiore al 20% per l’italiano e al 30% per la matematica. Va specificato, scrivono Cristiano Corsini e Christian Raimo su Domani, che “le prove Invalsi, pur avendo indubbi pregi, non forniscono indicazioni specifiche sulla capacità di ‘capire un testo’”.
  3. Il dato del 51% non si trova neanche nelle indagini OCSE-Pisa (che invece sono più mirate nel misurare la capacità di comprensione del testo degli studenti). Secondo l’ultimo rapporto, relativo al 2018, la quota di quindicenni che in Italia mostra gravi difficoltà nella comprensione del testo è pari al 23%. “Tanti, ma non la metà; e ‘gravi difficoltà’ non corrisponde a zero”, osservano ancora Corsini e Raimo. “Insomma il problema c’è, non va negato: le lacune nella comprensione del testo riguardano rilevanti quote di adolescenti. Ma siamo ben lontani dall’apocalisse che è stata proclamata in questi giorni”.
  4. Da dove salta il dato del 51%? Era contenuto nel rapporto delle prove Invalsi relative all’anno scolastico 2020-2021, scrive Carlo Canepa su Pagella Politica. Nel rapporto si leggeva, infatti, che “a livello nazionale il 44% degli studenti all’ultimo anno delle superiori – e, ancora una volta, non dei quindicenni – non ha raggiunto «risultati adeguati» in italiano, percentuale che sale al 51% in matematica”. Il dato del 51%, dunque, si riferiva al raggiungimento di “risultati adeguati” in matematica da parte degli studenti alla fine delle scuole secondarie superiori, e non alla dispersione scolastica implicita, come scritto nel rapporto di Save The Children, ed erroneamente attribuito dal presidente dell’organizzazione, Tesauro, agli studenti 15enni. Un doppio errore che ha contribuito a generare confusione e a dare per reale un dato di fatto inesistente.

"La bufala del 51% di questi giorni – osservano Corsini e Raimo – non è che l’ultimo episodio di una lunga serie (come già accaduto, ad esempio, a proposito dei sopracitati dati OCSE-Pisa nel 2018)" che rinfocola “una retorica della crisi applicata alla scuola [che] tende ad alimentare i luoghi comuni di cui si nutre, come quelli relativi al progressivo peggioramento del livello degli apprendimenti”. Questo non significa che non ci siano problemi, “ma è ancora meno intelligente pensare di affrontarli con un armamentario narrativo e un paternalismo che umiliano tanto gli studenti quanto i docenti”.

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