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Ridateci la nostra Rai. Mandate a casa Masi

18 Settembre 2010 2 min lettura

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Ridateci la nostra Rai. Mandate a casa Masi

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Non sappiamo quello che accadrà alla politica italiana, alla maggioranza e alle opposizioni. Non sappiamo se si andrà presto al voto o se il governo proseguirà la propria strada. Non sappiamo se l’Italia presto avrà un governo stabile. Non sappiamo quello che sarà il futuro della scuola, dei precari, dei lavoratori, degli studenti, degli immigrati, dei lavoratori che muoiono sul lavoro, dei carcerati che si uccidono. 

Sappiamo però che quello che quotidianamente esce dal servizio pubblico in termini di informazione dell’opinione pubblica, eccetto qualche piccola eccezione, non racconta con oggettività quello che sta accadendo nel nostro Paese. E sappiamo che si vuole mettere un bavaglio a chi, nel servizio pubblico, tenta, con sforzi sovrumani, di fare il proprio lavoro.

Giornalisti, operatori, autori, maestranze che sentono la responsabilità di stare in una azienda pubblica che, prima fra tutte, dovrebbe avere la capacità di interpretare la società partendo proprio dal racconto di quello che davvero avviene. Ma a fronte di chi realizza il prodotto con le proprie mani, idee, sforzi e creatività c’è chi, in Rai, elogia e loda chi cancella le notizie, non dà le rettifiche e perde gli ascolti. È il direttore generale della Rai, che perseguita, tenta di cacciare, insulta e infastidisce chi dà le notizie, chi fa le inchieste e chi vorrebbe continuare a fare con onesta, correttezza e oggettività il proprio mestiere.

È del tutto evidente che l’unica persona ad essere incompatibile con il servizio pubblico è proprio lui. Chi ostacola i fatti non è compatibile con il servizio pubblico della Rai. Per questo noi, che del servizio pubblico siamo non solo utenti ma anche proprietari, che il servizio pubblico lo finanziamo con i nostri abbonamenti, con il nostro “ruolo” di consumatori e utenti, chiediamo che Masi si dimetta o venga sostituito perché in questa Rai faziosa non c’è pluralismo e non c’è il racconto vero del paese in cui quotidianamente viviamo. Ridateci la nostra Rai. 
Firmate l’appello sul sito di Articolo 21 e scrivete i vostri messaggi a ridatecilarai@gmail.com

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