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Perché tutti dobbiamo dire No alla Legge Bavaglio

1 Luglio 2010 3 min lettura

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Perché tutti dobbiamo dire No alla Legge Bavaglio

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Per meglio comprendere la natura della Legge Bavaglio è indispensabile partire da un dato di fatto incontrovertibile: l’intera classe politica italiana, in materia di intercettazioni, deve essere esclusa dal novero delle fonti attendibili per assenza di credibilità. 



Da un lato troviamo il centrodestra che, salvo alcune eccezioni, vuole approvare una legge irragionevole ad ogni costo. Le continue modifiche al testo – per scongiurare un’eventuale bocciatura del Capo dello Stato – e l’urgenza con la quale il Governo vuole procedere, sono la prova più evidente che stanno legiferando animati unicamente da interessi particolari. Sia chiaro: non sono gli interessi degli elettori italiani. Un provvedimento di legge che perseguisse il nostro bene comune non verrebbe in alcun modo osteggiato. Anzi, verrebbe pienamente accolto e promosso. 

Ma siamo in Italia, e il bene comune rappresenta un fastidioso intralcio agli affari della ‘casta’. L’ipotesi stessa di un Parlamento aperto durante il mese di agosto per questa legge improcrastinabile si commenta da sé. 



Dall’altro lato, nello schieramento di centrosinistra, ci imbattiamo invece in coloro che nel 2007 proposero un provvedimento analogo. Si trattava del ddl Mastella – un testo addirittura peggiorativo e quindi ancor più restrittivo – che si arenò in commissione Giustizia al Senato, dopo esser passato alla Camera con 447 voti favorevoli, 7 astensioni e nessun contrario. È pur vero che solo gli stupidi non cambiano mai opinione, ma un simile cambiamento di rotta è per lo meno sospetto: il diritto ad essere informati, universalmente riconosciuto come irrinunciabile nei paesi civili e democratici, non può essere considerato degno di tutela negli anni pari (2010) e allegramente calpestabile in quelli dispari (2007). 



Non resta quindi che rivolgersi alle altre componenti della società per capire chi è favorevole alla Legge Bavaglio. Con grande sorpresa ci si rende subito conto che dei sostenitori non v’è traccia. Spuntano infatti, da ogni dove, i contrari: Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), Sindacato Italiano Unitario dei Lavoratori della Polizia (Siulp), Associazione Nazionale Magistrati (ANM), Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG), Associazione Italiana Editori (AIE) ed altri ancora. 



Ma non è tutto, perché se ci si azzarda a verificare cosa ne pensano l’Europa e gli USA, si realizza – solo per citarne alcuni – che pure l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) e il Sottosegretario al Dipartimento di giustizia americano hanno espresso forte preoccupazione per la Legge Bavaglio. 



A questo punto – non sarebbe necessario data la premessa iniziale, ma la nostra onestà intellettuale ce lo impone – si analizzano nuovamente le ragioni dei promotori: è una legge voluta da milioni di italiani a difesa della loro privacy. Niente da fare, non si riesce a trovare un comune cittadino che sia stato vittima dell’uso improprio delle intercettazioni. E se persino Francesco Pizzetti, il Garante della Privacy, dichiara che questa legge “con la privacy ha assai poco a che vedere”, il dubbio che tra Paese reale e classe politica ci sia uno scollamento siderale si trasforma in granitica certezza. 



Ora è tutto chiaro. Cittadini e politici parlano lingue diverse, vivono realtà tra loro inconciliabili, hanno priorità differenti. Trovandoci di fronte alla perfetta personificazione del famoso detto “non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire”, urge manifestazione. Parole ed azioni renderanno inequivocabile la volontà del popolo sovrano e vanificheranno l’ennesimo tentativo dei parlamentari di procurarsi un alibi con il silenzio-assenso dei cittadini.



Ecco perché tutti i cittadini, al di là delle posizioni politiche, il 1 luglio dovrebbero manifestare il loro NO alla Legge Bavaglio. 



Sebastiano Dalle Molle 

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