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Totò, Peppino e la democrazia diretta

18 Febbraio 2019 6 min lettura

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Totò, Peppino e la democrazia diretta

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Il caso del voto online voluto dai leader del Movimento 5 Stelle sull'autorizzazione a procedere per Salvini è un caso enorme. Come ha fatto notare qualcuno su Twitter sarà il primo caso al mondo in cui si userà la (presunta) democrazia diretta per decidere se il potere legislativo può autorizzare il potere giudiziario a processare il potere esecutivo. Oltre all'evidente enormità della cosa in sé così descritta, considerando la posizione storica dei 5Stelle sulle autorizzazioni a procedere, non ci sarebbe stato bisogno di consultare gli iscritti proprio su questo caso, ma vorrei vedere da vicino punto per punto le incoerenze e aporie di questa fatidica "democrazia diretta" versione Casaleggio.

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1) Fino a quando Salvini Braveheart su Facebook dichiarava che non vedeva l’ora di farsi processare, di andare davanti ai giudici e che non voleva nessun aiutino, di questo voto online non ne parlava nessuno. Il M5S coerente con le sue posizioni storiche di principio avrebbe votato Sì all’autorizzazione. Quando poi Salvini è passato da Braveheart su FB a Frignone suCorriere della Sera chiedendo perentoriamente di non dare l’autorizzazione ai giudici per processarlo perché avrebbe agito nell'interesse pubblico, i leader 5stelle al potere sono andati in panico e in confusione. Se si vota Sì potrebbe cadere il governo e allora è arrivata la versione “bisogna leggere le carte”. Quando si è messa male hanno pensato bene di cavarsela usando il voto online degli iscritti. Quindi a quelli che “Sono contento di votare perché il M5S vuole sentire la mia voce”, della vostra voce fino a quando Salvini non ha cambiato idea ai leader 5S al potere non è fregato niente. Ora gli servite per uscire dall’angolo. Altro che democrazia diretta. La democrazia digitale usata come scudo per pavidità.

2) Il quesito online è posto per indirizzare il voto, creando tra l’altro confusione. Se voti Sì voti No all’autorizzazione. Se voti No voti Sì all’autorizzazione.

Al quesito, impostato in modo da orientare la votazione, mancano alcune parti, guarda un po’.

Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato?

Come fa notare Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera: “I giudici hanno ritenuto che trattenendo a bordo i 177 migranti, attraverso la mancata concessione del permesso di sbarco, il ministro dell’Interno abbia commesso il reato di sequestro di persona, e questo è un dato su cui il Senato non può interloquire (e di conseguenza nemmeno chi vota nella consultazione via internet). Quello che bisogna stabilire è se il presunto reato fosse giustificato da un “interesse dello Stato costituzionalmente rilevante” o da un “preminente interesse pubblico”, come recita l’articolo 9 (ndr refuso nell'articolo di Bianconi, si tratta di articolo 96) della legge costituzionale che regola i processi ai ministri. Dal quesito grillino sono sparite le espressioni “costituzionalmente rilevante” e “preminente”.

Queste due espressioni non sono secondarie: come ricorda Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Nel caso Diciotti non ricorre nessuna delle due condizioni previste dalla legge costituzionale per salvare un ministro da un processo: un “interesse dello Stato costituzionalmente rilevante” (la Costituzione non vieta affatto lo sbarco di naufraghi salvati da una nave italiana in un porto italiano, anzi due trattati internazionali lo impongono) e un “preminente interesse pubblico” (l’interesse pubblico di costringere altri Stati UE ad accogliere quote di migranti c’era, ma non era preminente essendo possibile raggiungere lo stesso esito anche con altri metodi)".

A chi dice l’interesse nazionale era difendere i confini nazionali: esattamente da cosa? I 177 migranti salvati erano già su territorio italiano, perché erano su una nave militare italiana che è territorio italiano. Quei confini erano già stati oltrepassati.

Nota a margine, come fa notare sempre Bianconi sul Corriere della Sera: i migranti salvati sono 177 e non 137 come scritto sul Blog. E il capo di imputazione riguarda 177 migranti non 137.

"ll capo d’imputazione formulato dal tribunale dei ministri di Catania accusa il responsabile del Viminale di aver “privato della libertà personale 177 migranti di varie nazionalità” tra il 20 e il 25 agosto 2018. Tra questi c’erano 29 minorenni fatti scendere dopo due giorni, il 22 agosto, ma anche volendoli sottrarre (cosa che i giudici non hanno fatto, giacché una delle aggravanti contestate al ministro è proprio la violazione delle norme sulla protezione dei “minori non accompagnati”) i conti non tornano".

3) Si legge sul Blog dei 5Stelle: "Nello specifico questo è un caso senza precedenti perché mai in passato si era verificato che la magistratura chiedesse al Parlamento di autorizzare un processo per un ministro che aveva agito nell’esercizio delle sue funzioni e non per azioni fatte per tornaconto privato e personale (tangenti, truffa, appalti, etc): in questo caso non ci porremmo neppure il problema e lo spediremmo in tribunale".

Dunque fino a quando Salvini non ha cambiato idea non vi siete posti nessun problema. Detto questo: come spiega Stefano Passigli sul Corriere della Sera, Salvini potrebbe aver commesso un reato anche se la sua fosse stata una decisione «politica» e condivisa dall’intero esecutivo.

"In primo luogo il fatto che il nostro ordinamento preveda una speciale procedura per i reati ministeriali significa che un ministro non è al di sopra della legge, e che nel corso della sua attività possa commettere un reato. Appellarsi alla natura «politica» del suo agire non è dunque di per sé un elemento dirimente, in particolare quando si consideri che il diritto internazionale prevede il divieto di respingimento di quanti abbiano diritto di accesso al territorio nazionale specie a norma degli articoli 2 e 10 della nostra Costituzione che disciplinano in termini perentori il dovere di solidarietà e il diritto di asilo. Del pari affermare che il ministro ha agito per «un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante» non elimina il fatto che tale interesse vada bilanciato con altri interessi costituzionalmente rilevanti, quali quelli già ricordati nei suindicati articoli 2 e 10 della Costituzione”.

4) La decisione è stata collegiale? Bene ma non c’è un documento ufficiale e formale a provarlo. E in ogni caso il fatto che sia stata collegiale non sana l’eventuale reato. Semplicemente il reato commesso da uno è stato commesso da più.

Inoltre come fa notare ancora Passigli: "La ragione di questa improvvisa assunzione di collegiale responsabilità è semplice: se Salvini non ha competenza sui porti che è di Toninelli, e se solo dopo lo sbarco la competenza diviene del ministro dell’Interno, il suo impedire un attracco configura un abuso di potere, così come il non rispondere ad una richiesta d’attracco da parte di Toninelli configurerebbe una omissione di atti d’ufficio. Tutto però si sana se vi è stata una decisione collegiale di governo. Ma le decisioni di governo non sono informali e non si possono inventare a posteriori. Il Consiglio dei Ministri è preceduto da un pre-consiglio, ha un preciso ordine del giorno, che in molti casi è prassi sottoporre preventivamente alla conoscenza del presidente della Repubblica, e verbalizza le proprie decisioni. Se una decisione collegiale di governo vi è stata, il governo produca i verbali delle sedute in cui tale decisione è stata assunta, e non solo tardive dichiarazioni di Conte o di questo o quel ministro”.

5) Gli iscritti al Blog voteranno su una piattaforma proprietaria, non trasparente e non aperta. Che tra l’altro in questi anni è stata più volte bucata. E proprio chi ha dimostrato che la piattaforma non è sicura, bucandola, si è rifatto vivo in queste ore.

Dovremmo fidarci di Casaleggio su quali basi precisamente? Tra l’altro Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto Casaleggio, è stato posto al vertice dell’Associazione Rousseau – proprietaria della piattaforma – come presidente e come tesoriere per via ereditaria, dopo la morte del padre. Dai venite qui a parlarmi ancora di democrazia diretta.

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6) Conte, Toninelli e Di Maio semmai verranno indagati, visto che si sono autodenunciati per lo stesso presunto reato, cosa faranno si faranno processare o useranno lo scudo come dei Berlusconi qualsiasi?

Foto in anteprima via Ansa

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