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Golpe o invasione? Ecco come Mosca vuole destabilizzare ancora di più la Repubblica di Moldova

18 Febbraio 2023 9 min lettura

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Golpe o invasione? Ecco come Mosca vuole destabilizzare ancora di più la Repubblica di Moldova

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Putin revoca un decreto che garantiva la sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica di Moldova

Aggiornamento 22 febbraio 2023: Che il Cremlino voglia rovesciare il governo in Moldova, è ormai cosa nota e l’idea di un golpe o, addirittura, di un’invasione russa della regione aleggia nell’aria da mesi. L’ultimo gesto del presidente russo Vladimir Putin conferma le ultime minacce dirette a Chişinău e all’Occidente: nel pieno del primo anniversario dall’invasione russa su larga scala dell’Ucraina, il capo del Cremlino ha revocato un decreto del maggio 2012 sulle disposizioni del paese in materia di politica estera. Tale decreto, strappato quasi in segno di sfida (probabilmente la visita del presidente Joe Biden a Kyiv, sebbene non commentata dal presidente, non è stata apprezzata), prevedeva che la Russia, in materia di politica estera, seguisse una linea che si avvicinasse all’Unione Europea e agli Stati Uniti, rispettando la sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica di Moldova e, più largamente, dei rispettivi paesi. In particolare, il documento suggeriva che la Russia avrebbe continuato a cercare attivamente una soluzione al conflitto in Transnistria (la regione separatista moldava), prendendo in considerazione lo status di neutralità della Moldova.

Secondo il sito indipendente russo Meduza, con questa decisione Putin ha cancellato le istruzioni che aveva dato al ministero degli Esteri e ad altre autorità russe nel 2012. 

Per ora, nonostante lo stato d’allarme, rimane da capire qual è l'effettivo potenziale per attuare uno scenario di guerra anche in Moldova e rovesciare l’attuale governo filoeuropeista di Maia Sandu.

Crisi energetica, caduta del governo e missili russi sembrano essere le parole chiave perfette per indicizzare al meglio la Repubblica di Moldova sui motori di ricerca in queste ultime settimane. Aggiungiamoci pure che il 14 febbraio lo spazio aereo è rimasto chiuso per motivi di sicurezza scatenando il panico e che la partita dell’Europa Conference League tra lo Sheriff Tiraspol e il Partizan Belgrado si è giocata a Chișinău senza spettatori. Insomma, cosa sta succedendo in Moldova a poche settimane dal primo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina su larga scala, e quanto è necessario prendere sul serio questi segnali d’allarme?

Cade il governo in Moldova: cosa sta succedendo nel paese di Maia Sandu?

 

Non bastavano le dimissioni del governo di Natalia Gavrilița di venerdì scorso, i razzi russi che cadono da mesi lungo il confine (e all’interno di esso) o i ripetuti blackout a creare tensione e panico dentro e fuori dal paese. Lunedì 13 febbraio, a seguito di una ‘soffiata’ dei servizi di intelligence ucraini, la presidente Maia Sandu ha dichiarato in conferenza stampa che Mosca sta progettando un vero e proprio colpo di Stato in Moldova per destabilizzare completamente il paese neo-candidato a entrare nell’Unione Europea e fargli cambiare rotta politica. D’altronde, come sottolinea anche Il Sole 24 Ore “nei fatti, la Moldova continua a subire l’impatto della sua scomoda posizione geopolitica”. 

Commentando le dichiarazioni del suo omologo ucraino Volodymyr Zelens’kyj, il quale lo scorso 9 febbraio in una seduta speciale del Parlamento europeo ha riferito che Kyiv avrebbe intercettato alcuni piani russi per rovesciare il governo moldavo, Sandu ha chiesto a gran voce di approvare al più presto delle leggi che amplino i poteri dei servizi segreti nazionali e di prepararsi a nuove difese: “Il piano [russo] per il prossimo periodo prevede un sabotaggio che coinvolge persone militarmente addestrate, camuffate da civili, per compiere azioni violente, attacchi a edifici governativi e prese di ostaggi”. E aggiunge: “I documenti ricevuti dai nostri partner ucraini indicano i luoghi e gli aspetti logistici dell’organizzazione di questa attività sovversiva”.

L’obiettivo della Russia sarebbe quello di scatenare disordini all’interno del paese per mezzo dell’opposizione e di militari in borghese con l’intenzione di “rovesciare l’ordine costituzionale, sostituire il governo legittimo di Chişinău con uno illegittimo per fermare il processo di integrazione europea e dare alla Russia l’opportunità di usare la Moldova nella sua guerra contro l’Ucraina”, ribadisce Sandu mentre invita i cittadini a rimanere vigili e a fidarsi esclusivamente delle informazioni ufficiali poiché “la forma più aggressiva di attacco è quella dell’informazione”.

La presidente afferma chiaramente che nell’attuazione di questo piano i ‘criminali’ si affideranno ad alcune forze interne, come al partito di Ilan Șor, a ex ufficiali delle forze dell’ordine e a persone note per i loro legami con l’oligarca Vlad Plahotniuc, oltre che ad alleanze esterne, tra cui possibili cittadini russi, bielorussi, serbi e montenegrini.

L'opposizione non è, ovviamente, dello stesso avviso e ha definito le dichiarazioni della presidente “isteriche”, accusando le autorità di preparare il terrore della polizia, soprattutto in vista delle proteste antigovernative che si terranno domenica prossima nella capitale moldava. Marina Tauber, membro di Șor e tra le organizzatrici della manifestazione, ha negato che il partito sia sostenuto dalla Russia e ha schernito la presidente dicendo che sente che “è arrivata la sua fine”, sottintendendo che il governo sta inventando storie solamente per ottenere vantaggi politici. Anche il Blocco dei Comunisti e dei Socialisti ha smentito l’esistenza di una minaccia per la Moldova e ha accusato il governo di creare “provocazioni” per trascinare il paese in guerra.

Da parte sua, la Russia sostiene che le affermazioni della presidente moldava “sono assolutamente infondate e prive di prove”, come dichiarato dalla portavoce del ministero degli Esteri russo Marija Zacharova, che non ha mancato di accusare l’Ucraina di fomentare la disinformazione e alimentare di conseguenza le tensioni tra Mosca e Chișinău. “Sono costruite nello spirito delle tecniche classiche spesso utilizzate dagli Stati Uniti, da altri paesi occidentali e dall’Ucraina”, ha aggiunto. “In primo luogo, le accuse vengono fatte con riferimento a presunte informazioni di intelligence classificate che non possono essere verificate, e vengono poi utilizzate per giustificare le proprie azioni illegali”.

Non è un caso, quindi, che la Moldova abbia preso misure di sicurezza preventive, chiudendo addirittura per qualche ora lo spazio aereo nella giornata di San Valentino. Secondo quanto riportato tempestivamente dall’agenzia di stampa Moldova Liberă, i voli sul territorio del paese confinante con l’Ucraina sono stati interrotti molto probabilmente a causa di un oggetto volante non meglio identificato che ha attraversato il confine tra l’Ucraina e il territorio secessionista della Transnistria. Le autorità, tuttavia, non hanno fornito dettagli né altre motivazioni: che il panico sia nato sulla scia di Washington, che ha abbattuto un drone cinese una decina di giorni fa nel Montana? Eppure, la guerra russa in Ucraina è più che tangibile in territorio moldavo e l’irrisolta questione transnistriana minaccia sempre di più l’equilibrio del paese.

Parlando di Transnistria, le misure di sicurezza hanno toccato anche lo sport, creando non poche tensioni tra il governo di Chișinău e quello di Belgrado e Podgorica. Serbia e Montenegro hanno chiesto subito a Sandu chiarimenti in merito alle informazioni che avrebbe ricevuto dall’Ucraina sui piani russi di realizzare un golpe con la partecipazione di cittadini serbi e montenegrini proprio mentre la Moldova comunicava alle autorità europee che la partita di calcio tra la squadra dello Sheriff Tiraspol (squadra ufficialmente moldava ma con sede in territorio transnistriano) e il Partizan di Belgrado si sarebbe svolta a porte chiuse: i cittadini serbi mascherati da tifosi potrebbero essere infatti utilizzati come parte del complotto per l’eventuale golpe. In una dichiarazione del club calcistico si legge che “la Federazione calcistica della Moldova ha informato l’FC Sheriff della decisione delle autorità moldave di disputare la partita di spareggio della Conference League tra l’FC Sheriff e il Partizan Belgrado senza spettatori. A questo proposito, l’FC Sheriff informa che i biglietti acquistati verranno rimborsati”. Intanto, martedì 14 febbraio, 12 cittadini serbi sono stati espulsi dopo che gli era stato bloccato l’ingresso nel paese in quanto, secondo la polizia, “non potevano confermare lo scopo del loro arrivo in Moldova e non avevano i documenti necessari per farlo” benché sui social media i tifosi abbiano annunciato di essere arrivati per la partita tra la loro squadra di calcio Partizan e lo Sheriff locale. C’è anche una foto che li ritrae all’aeroporto di Chișinău con uno striscione che mostra una mappa del Kosovo con i colori della bandiera di Stato serba e la scritta “Non ci arrenderemo”, oltre a bandiere serbe e russe. Sotto la foto c’è un’altra scritta: “Aspettiamo la reazione dello Stato serbo”. 

Ivica Dačić, a capo del ministero degli Esteri serbo - che insieme alla  società calcistica del Partizan ha invitato i tifosi della squadra a non mettersi in viaggio per la partita - ha reagito ricordando che la partecipazione illegale di cittadini serbi alle ostilità all’estero è punibile penalmente, ma che è ancora in attesa di risposte sulla questione. Solo nel pomeriggio di mercoledì 15 febbraio Maia Sandu è riuscita a chiarire la situazione in una telefonata proficua con il presidente serbo Aleksandar Vučić, proprio nel giorno in cui in Serbia si celebra la cosiddetta Giornata di Stato. I due leader hanno riconfermato il rispetto reciproco per l’integrità territoriale dei loro paesi e hanno espresso la loro disponibilità a cooperare per prevenire attività illegali e minacce alla sicurezza dei rispettivi paesi.

Da notare che la partita dell’Europa Conference League si è tenuta allo stadio Zimbru di Chișinău e non allo stadio Sheriff di Tiraspol’, capoluogo della repubblica moldava secessionista non riconosciuta della Transnistria e città natale dell’FC Sheriff, che ha fatto il suo debutto in Champions League la scorsa stagione, vincendo per 2-1 contro i campioni in carica del Real Madrid al Santiago Bernabeu nella fase a gironi. Alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina, per motivi di sicurezza, lo scorso giugno il comitato esecutivo della UEFA ha chiesto ufficialmente allo Sheriff di scegliere una sede diversa da Tiraspol’ per disputare le partite in casa: “Nessuna partita di una competizione UEFA sarà giocata nella regione della Transnistria, in Moldova, fino a nuovo avviso”.

Una decisione che, in realtà, non sorprende affatto e fa capire quanto la Moldova sia un paese in bilico da oltre trent’anni a causa del conflitto transnistriano. Come sappiamo, non è un segreto che la Russia cerchi alleati, specie fra gli Stati che facevano parte del blocco sovietico; la Moldova non fa certo eccezione, soprattutto se si guarda a questa striscia di territorio che non permette al paese di liberarsi completamente dal giogo russo, In particolare, da febbraio 2022, Chișinău deve anche affrontare la presenza di circa 1.500 soldati russi e di un grande stock di munizioni nella regione filorussa al confine con l’Ucraina. A tal proposito, Sandu ha tirato in ballo più volte la Transnistria, assicurando che Chișinău intende risolvere la questione solo in modo pacifico e che, dopo che l’Ucraina avrà vinto la guerra con la Russia, la Moldova avrà tutti i requisiti per risolvere il conflitto.

“Per la Moldova, la guerra russo-ucraina è una minaccia per la libertà del nostro paese, per la nostra democrazia e per il nostro cammino europeo. Ho sentito dire più volte da Mosca che vogliono far rivivere l’Unione Sovietica. Questo riguarda direttamente anche noi. Non vogliamo tornare all’Unione Sovietica. Perché vogliamo vivere in una società libera, in un paese democratico”, ha nuovamente ribadito Sandu lo scorso dicembre.

Secondo le parole di Alexandru Musteata, a capo dei servizi segreti di intelligence moldavi, la Federazione Russa da tempo sta progettando di invadere il territorio moldavo nel 2023. Musteata ha spiegato che al momento si stanno analizzando diversi scenari e che la domanda da porsi non è se la Federazione Russa intraprenderà una nuova avanzata verso il territorio della Moldova, ma quando lo farà. Una domanda che sembrano porsi in tanti, tra cui il giornalista e scrittore moldavo Iulian Ciocan, autore di Prima che Brežnev morisse (Bottega Errante, 2022) che in un’intervista a Le Monde confessa: “Sono inorridito nel vedere che il mio romanzo distopico potrebbe diventare realtà”. Il suo prossimo romanzo (ancora inedito in Italia, uscito in inglese con il titolo In the Morning the Russians Will Arrive) parla infatti dell’invasione della Moldova da parte della Russia e della situazione odierna a Chișinău.

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Non è dello stesso avviso, invece, Vasile Dîncu, ex ministro della Difesa rumeno, il quale non crede che ci sia un pericolo imminente per la Moldova nonostante le dichiarazioni bellicose di Mosca: “Non vedo un pericolo russo imminente in Moldova, ma solo un tentativo di ravvivare le simpatie per Maia Sandu”. E aggiunge che le dichiarazioni della presidente moldava sono solo un tentativo di riconquistare la simpatia dell’opinione pubblica per il partito europeista che la sostiene, e non il risultato di un tentativo di Mosca di prendere il potere a Chișinău attraverso intermediari perché “la Russia non ha bisogno di un colpo di Stato perché l’influenza del Cremlino nel paese è già alta”.

La presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola ha espresso la solidarietà dell’UE alla Repubblica di Moldova di fronte alle minacce che provengono sempre più spesso e a gran voce dal Cremlino e ha sottolineato che l’Unione Europea continuerà ad assistere Chișinău nel rafforzamento della sua resilienza e sicurezza perché il futuro della Moldova è nell'UE, con l’intera famiglia europea.

Immagine in anteprima via intellinews.com

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