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L’Italia del No al bavaglio

1 Luglio 2010 3 min lettura

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L’Italia del No al bavaglio

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Una folla variopinta, che innalza cartelli e sfoggia i post-it gialli, di gente di ogni età. Sul palco giornalisti, attori, scrittori. Per chiedere un Paese in cui dignità, rispetto, rettifica, dimissioni non siano parole esotiche


Un caldo da uscire pazzi, ma che meraviglia. In piazza un sacco di gente, in una mano il gelato nell'altra il post-it. Quello giallo, il simbolo della nostra battaglia. Per dire No alla legge Bavaglio in Piazza Navona sono arrivati mille colori: quelli del popolo viola, della valigia blu, delle agende rosse di Paolo Borsellino, e il rosso dei Partigiani del Terzo Millennio. Giovani, meno giovani insieme sudati e felici. Dietro il palco arrivano i 'vip' ed è subito delirio. Stefano Rodotà, che ha lanciato per primo l'allarme su questa legge, sembra una rock star, circondato da un sacco di fotografi, di cameramen e di gente che chiede l'autografo. Arriva Corradino Mineo e scopre dal suo pubblico che non è vero che basta risintonizzare per vedere Rainews: in molti gli danno la notizia che non sa, Rainews non si vede proprio più. Intanto andiamo in giro a distribuire post it che vanno a ruba manco fossero gelati. Mentre giriamo con i nostri sandwich ci fermano giornalisti spagnoli, tedeschi, inglesi, svedesi e tra una domanda e l'altra si capisce che loro questa legge non la capiscono.

Vago immersa in una folla strana e ops inciampo nella D'addario. Sì lei, Patrizia D'addario: si sono ispirati anche a lei per questa legge. Assalto dei cronisti imbarazzante, vicino c'è Enzo Iacopino, il neo Presidente dell'Ordine dei Giornalisti, lo intervistano in quattro. Non c'è storia: D'addario batte Iacopino 50 a 1. E poi la sorpresa è Rosy Bindi, la donna che non è a disposizione del Premier, e che riceve la stessa accoglienza della escort più famosa d'Italia. Dalla gente, però, che grida 'Rosy, Rosy' come i solo i fan sanno fare, non dai giornalisti che stanno ancora lì appiccicati alla Patrizia.


Intanto parte la manifestazione con l'Inno di Mameli e c'è chi si emoziona. Siamo tutti italiani, qualcuno se la prende con la Lega... Ma non posso riportare letteralmente, non sta bene.



La piazza continua a riempirsi di cartelli di ogni tipo: 'Con la censura casta più sicura'. 'Presidente Berlusconi ma che è tutta 'sta fretta', 'Vogliamo vivere in un Paese perbene'... Scritti a mano, stampati, frasi sui post it.
Sul palco intanto intervengono giornalisti, cittadini, sindacalisti, musicisti, attori, scrittori, un casino senza fine, la scaletta del programma cambia continuamente, ma non importa tutti i vips si sono messi in fila con pazienza. Tutti fotografano tutti. E in mezzo a questa incredibile follia non poteva mancare lui, Antonio Di Pietro, che non potendo stare sul palco improvvisa minicomizi nel backstage. Intanto ha preso il via anche la diretta web di LiberaRete, i veri eroi sono loro: poche risorse, grandissima professionalità e la freschezza di chi questo lavoro lo fa per amore e passione e non per fare carriera.

La piazza è pazzesca, è troppo avanti, è 2.0, stanno lì tutti con i loro cellulari e le macchine fotografiche, le piccole videocamere a fare foto, interviste e a postare in tempo reale su facebook, sulla rete. Ci sono blogger, freelance, ma anche studenti, pensionati, le persone della porta accanto, tutti a raccontare la giornata ai loro amici grazie a questi nuovi strumenti. Signor Presidente, mi viene in mente, mentre assisto a questo racconto collettivo, lei nemmeno può immaginare che popolo ha davanti. Questa legge è una vergogna che noi italiani non ci meritiamo. E ripenso a quei luoghi esotici che si chiamano Dignità, Rispetto, Rettifica, Dimissioni. Prima o poi questi luoghi abiteranno anche nel nostro Paese. Ci può giurare, Presidente.

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