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Basta finanziare l’odio: il caso Lego-Daily Mail

14 Novembre 2016 4 min lettura

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Basta finanziare l’odio: il caso Lego-Daily Mail

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Bob Jones ha sempre amato giocare con i mattoncini della Lego. Una passione così forte da essere inevitabilmente trasmessa al figlioletto di sei anni con il quale trascorre ore presso il circolo locale, nei pressi di Londra, dedicato ai giochi dell'azienda danese.

Da qualche tempo, acquistava il quotidiano britannico Daily Mail al quale, periodicamente, venivano allegati inserti speciali della Lego, distribuiti in regalo. Nonostante le copie del giornale finissero puntualmente nel cestino, a causa della linea conservativa non condivisa, lo scorso 4 novembre, Jones ha deciso di rivolgersi direttamente alla Lego per esprimere il proprio disappunto per la collaborazione in corso tra il colosso mondiale di giocattoli e il Daily Mail. Quello che ha spinto l'uomo a scrivere un post su Facebook è stata la pubblicazione di alcuni articoli che formulavano giudizi che andavano ben oltre semplici posizioni di destra in cui i lettori venivano più o meno tacitamente invitati a non fidarsi degli stranieri e ad attribuire colpe agli immigrati.

L'ultimo pezzo a suscitare le ire di Jones, in ordine cronologico, era rivolto ai tre magistrati dell'Alta corte, che la scorsa settimana hanno stabilito che la Brexit non potesse essere decretata senza il voto del Parlamento britannico, contro i quali il giornale ha rivolto varie accuse, tra cui quella di omosessualità.

La Lego, per me, è sempre stata un'azienda che ha prodotto giochi inclusivi. Rompendo le barriere tra i sessi, stimolando la fantasia e la creatività dei bambini. La collaborazione con il Daily Mail è sbagliata. Un'azienda come la vostra non dovrebbe sostenere un giornale del genere. Mi detesto quando dico a mio figlio che non può avere il kit della Lego allegato al giornale, ma gli ho spiegato che quel giornale racconta bugie, come accade con alcuni dei suoi compagni di scuola. Anche il mio bambino di sei anni capisce che quello che scrivono è sbagliato.

Tre giorni dopo, il 7 novembre, la Lego ha risposto, commentando il post pubblicato da Jones, spiegando che poiché ciò che sta più a cuore all'azienda sono i bambini, per raggiungerne il maggior numero possibile nel mondo, vengono utilizzati vari canali tra cui i media e che la società valuta e sviluppa costantemente le proprie partnership per assicurare che si tratti delle migliori piattaforme possibili per arrivare a bambini e genitori.

Intanto, dalla sua pubblicazione, il post di Jones raccoglieva moltissimi consensi (arrivando ad oggi a 24.000 reazioni e a più di 13.000 condivisioni), scatenando le proteste di altri clienti attraverso l'invio di email e post su Facebook indirizzati alla Lego.

Deluso dalla replica dell'azienda, Jones ha proseguito la sua battaglia chiarendo ulteriormente la sua posizione con un aggiornamento del post originale.

Titoli e articoli, sia sulla carta che online, sono andati oltre le semplici opinioni. Si sono diretti verso una discriminazione senza ritegno nei confronti di alcuni pezzi della nostra società. Questo sentimento è in crescita nel Regno Unito e sta causando sempre più problemi a determinati individui. La discriminazione non è una posizione politica. Non è una questione di fede. È fondamentalmente sbagliata. Avere come obiettivi gruppi di persone, gettandoli in una luce negativa, non rispecchia gli standard dei vostri progetti aziendali. La discriminazione genera xenofobia, razzismo e diffidenza nei confronti della gente, che non li merita. Vi chiedo di leggere gli ultimi titoli del Daily Mail. Mettete da parte l'opinione politica e fate caso a ciò che resta. Sono certo di non essere l'unico a rendersi conto che si tratta di qualcosa che fomenta odio.

Il 12 novembre la Lego ha replicato nuovamente al post di Jones, comunicando la fine della collaborazione con il Daily Mirror e la decisione dell'azienda di "non aver alcuna intenzione di intraprendere attività promozionali con il giornale britannico nel prossimo futuro".

Un portavoce del Daily Mail ha confermato al Guardian che l'accordo con Lego è giunto alla sua conclusione e che non sono previste nel futuro prossimo altre attività promozionali con la ditta di giocattoli danese. L'accordo iniziale era stato preso per una campagna promozionale di omaggi gratuiti (durata tre anni, precisa il Guardian) più che per una pubblicità, ha aggiunto il portavoce del giornale britannico al The Independent.

La decisione della Lego è stata accolta con piacere dai fondatori della campagna Stop Funding Hate, che dallo scorso agosto monitora alcune testate inglesi (come Sun, Daily Mail e Daily Express) e si batte per chiedere alle aziende di smettere di acquistare inserzioni pubblicitarie su quelle testate giornalistiche che pubblicano sulle loro prime pagine titoli che istigano alla discriminazione e all’intolleranza.

“Non chiediamo alle aziende di avere una voce in capitolo sulle scelte editoriali – ha risposto Rosey Ellum, una delle fondatrici, a chi sostiene che la campagna possa indirettamente limitare la libertà di stampa –. Si tratta più di scegliere dove pubblicare. Una cosa che le aziende già fanno quando, ad esempio, decidono di non fare pubblicità su pubblicazioni pornografiche”. Lo slogan della campagna recita, infatti, “non odiare i media, cambia i media”.

Come Valigia Blu invitiamo le aziende italiane ad adottare questo stesso comportamento, evitando collaborazioni e attività promozionali con quei giornali che fomentano e cavalcano l'intolleranza, la discriminazione e l'odio.

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