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Israele: continuano le proteste contro il governo di Netanyahu tra nuovo lockdown e violenze della polizia

7 Ottobre 2020 4 min lettura

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Israele: continuano le proteste contro il governo di Netanyahu tra nuovo lockdown e violenze della polizia

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Conflitti politici interni, manifestazioni contro il governo, duri scontri con la polizia accusata di violenza e di essere usata per scopi politici, indicazioni confuse e mancanza di fiducia nel governo. La vita pubblica e politica di Israele sta vivendo scenari caotici, mentre la pandemia sta colpendo duramente il paese.

Da mesi, decine di migliaia di cittadini protestano contro il primo ministro Benjamin Netanyahu, imputato in un processo per corruzione, frode e abuso di potere e criticato da una parte dell’opinione pubblica per la gestione, ritenuta fallimentare, della pandemia. La richiesta di queste proteste sono le sue dimissioni. 

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Lo scorso mese il governo di Netanyahu ha inasprito le leggi per contrastare l’aumento costante dei contagi nel paese, approvando un nuovo lockdown che, tra le altre cose, prevede limitazioni a raduni con un massimo di 20 persone, un distanziamento tra persone di due metri e la concessione di potersi allontanare dalle proprie case inizialmente non oltre i 500 metri, poi cambiato in 1 km.

Nonostante questi provvedimenti ritenuti dai critici un limite alla democrazia, i manifestanti hanno trovato il modo di scendere in strada, racconta Isabel Kershner sul New York Times: “Sabato notte, centinaia di proteste minori hanno avuto luogo in tutto il paese, con i raduni più grandi a Tel Aviv. I leader della protesta hanno promesso che continueranno, esortando Netanyahu a dimettersi”. Sempre a Tel Aviv un piccolo numero di manifestanti ha cercato di bloccare le strade della città, scontrandosi con le forze dell'ordine, riporta Tv7 Israel News.

La giornalista scrive anche che in contemporanea sono state denunciate reazioni violente da parte di coloro che si oppongono a queste manifestazioni. Anche le forze dell’ordine sono state accusate di violenza mentre disperdevano o arrestavano i manifestanti. Ron Huldai, il sindaco di Tel Aviv, che ha partecipato alle manifestazioni, ha denunciato che c’è stato un uso politico della polizia, con l’obiettivo di agire "non per far rispettare le restrizioni contro il coronavirus, ma per interrompere le manifestazioni" di protesta contro il governo. 

Il commissario di polizia israeliano Motti Cohen ha negato di aver ricevuto pressioni politiche, difendendo le azioni delle forze dell'ordine durante le manifestazioni e affermando che la polizia avrebbe continuato a far rispettare la legge. Un alto funzionario di polizia ha però dichiarato – sotto anonimato – a Channel 13 che il ministro della Pubblica Sicurezza Amir Ohana, membro del partito politico di Netanyahu, ha cercato di interferire nell’attività della polizia: «Nelle ultime settimane, il ministro Ohana ha cercato di trasmettere il messaggio ai vertici di polizia di avere tolleranza zero nei confronti dei manifestanti».

La parlamentare Miki HaimovichIl, a capo della commissione per gli Affari interni e l'ambiente del Knesset (il parlamento monocamerale di Israele), ha annunciato che la prossima settimana sarà convocata un'assemblea sulla condotta della polizia durante le proteste, dopo le numerose segnalazioni ricevute di violenza da parte della polizia durante diverse manifestazioni antigovernative.

Nel frattempo, il 6 ottobre a Israele sono stati registrati ufficialmente oltre 5mila casi di nuovo coronavirus, con quasi 900 pazienti in terapia intensiva, ha comunicato il Ministero della Salute israeliano. In totale, a oggi, nel paese (con una popolazione di più di 8 milioni di abitanti) ci sono state più 270mila persone positive, con oltre 1700 morti. Il 29 settembre un rapporto pubblicato da una task force militare che fornisce consulenza al ministero della Salute aveva avvertito che, in base alla media della settimana precedente, le morti giornaliere pro capite di coronavirus in Israele avevano superato quelle degli Stati Uniti.

Pochi giorni fa il professor Ronni Gamzu, il Commissario nazionale per la lotta al coronavirus, ha dichiarato che il 40% di coloro che sono risultati positivi proveniva dalla comunità ultraortodossa. Domenica 4 ottobre la polizia ha chiuso 11 sinagoghe nella città di Bnei Brak perché operavano contro le leggi anti-covid. Anche in questo caso si sono verificati scontri con le forze dell’ordine in diverse città e sono state denunciati atti di brutalità da parte di agenti nei confronti di chi protestava. 

Il nuovo lockdown – che il primo ministro israeliano ha recentemente dichiarato potrebbe anche durare mesi o anche un anno in un processo graduale di revoca – ha inoltre alimentato i dissidi all’interno della coalizione di governo tra il partito di Netanyahu e l'alleanza "Blu e bianco" guidata da Benny Gantz, anche a causa di regolamenti confusi e modificati poco prima dell'entrata in vigore del lockdown in seguito alla pressione di gruppi di interesse. Il governo insediatosi a maggio sembra già fortemente in crisi. Le differenze politiche fra gli alleati hanno impedito l'approvazione della finanziaria per il 2020 e se non viene approvata entro dicembre il governo cadrà automaticamente e gli israeliani torneranno alle urne per la quarta volta in due anni.

Il ministro del turismo, Asaf Zamir (di "Blu e Bianco"), si è dimesso e in un post sulla propria pagina Facebook per spiegare la sua decisione ha citato la repressione delle proteste e accusato Netanyahu di anteporre i suoi interessi personali a quelli del Paese: "Ho paura per il paese. Paura che sia sull'orlo della rottura assoluta". 

Foto in anteprima via @field_israel3

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