Fuori da qui Post

‘La dissonanza cognitiva era diventata insopportabile’: intervista a Marina Ovsyannikova, la giornalista russa che ha protestato in diretta TV

23 Marzo 2022 7 min lettura

author:

‘La dissonanza cognitiva era diventata insopportabile’: intervista a Marina Ovsyannikova, la giornalista russa che ha protestato in diretta TV

Iscriviti alla nostra Newsletter

7 min lettura

di Meduza

Russia, la giornalista Marina Ovsyannikova condannata in contumacia a 8 anni e mezzo di colonia penale

Aggiornamento 5 ottobre 2023:

Marina Ovsyannikova è stata condannata in contumacia a otto anni e mezzo di colonia penale, lo scorso 4 ottobre. La giornalista russa, famosa per aver interrotto nel marzo 2022 una trasmissione televisiva con un cartello che diceva "Stop alla guerra" e "Vi stanno mentendo", era stata inizialmente multata, e poi accusata di “diffusione intenzionale di informazioni sulle forze armate russe”.

Le accuse per cui è stata condannata sono relative a una manifestazione del luglio dello stesso anno, in cui Ovsyannikova aveva esposto davanti al Cremlino un cartello in cui definiva il presidente Vladimir Putin “un assassino” e i suoi soldati “fascisti”.

La condanna è arrivata in contumacia, avendo nel frattempo la giornalista lasciato la Russia insieme alla figlia mentre si trovava ai domiciliari. Alla vigilia della sentenza, Ovsyannikova ha commentato le accuse contro di lei su Telegram, definendole “assurde e motivate politicamente”: “non solo non sono colpevole”, ha aggiunto, “ma non ritratto una sola parola”.

Il 14 marzo, durante una diretta televisiva della rete di Stato russa Canale Uno, una redattrice dell’emittente, Marina Ovsyannikova, è corsa dietro il conduttore del notiziario e davanti alle telecamere, ha esposto un cartello di protesta e ha gridato slogan contro la guerra. Dopo la trasmissione, Ovsyannikova è stata subito arrestata; in seguito è stata condannata per aver preso parte a una protesta non autorizzata e ha ricevuto una multa di 30 mila rubli (pari a circa 250 dollari). Le autorità stanno portando avanti un’indagine preliminare su di lei. La corrispondente del sito indipendente russo Meduza, Svetlana Reiter, ha parlato con Marina Ovsyannikova dei suoi inizi a Canale Uno nei primi anni 2000 - e perché questa guerra è stata il suo punto di rottura.

Dopo aver letto la nostra intervista con l’ex direttore artistico di Canale Uno, Dmitry Likin, mi hai scritto questo:

Dio, che persona coraggiosa e perbene. Ammiro la sua decisione. Era nei vertici di Canale Uno. Probabilmente stava facendo un sacco di soldi. Ha ragione: ogni vita umana non ha prezzo. La gente di tutto il mondo lo capisce. Solo in Russia la vita dei cittadini non ha alcun valore. Ogni vita è una frase vuota, merce di scambio per il nostro stato dispotico. Come nel Leviatano lo Stato divora i suoi cittadini. E questi ragazzi che Putin sta mandando in guerra sono solo una merce di scambio nelle mani del dittatore più crudele della nostra epoca. La vita umana è il dono più grande. Ed è troppo incredibilmente breve per sprecarla in faide e conflitti.

e mi hai detto che potevo usarlo come tuo commento. Quanti dei tuoi ex colleghi a Canale Uno ti hanno contattata per farti avere il loro sostegno?
Colleghi di Canale Uno? Solo uno. Amici, colleghi e conoscenti mi hanno scritto da tutto il mondo, ma da Canale Uno solo una persona l’ha fatto. Non mi è più permesso entrare in ufficio, e quando sono andata a prendere la mia auto dal parcheggio dello studio [dopo il processo] - per il quale l’avvocato ha dovuto firmare un'intera pila di documenti - ho trovato tutte le gomme sgonfie. Credo sia stata una piccola ritorsione delle forze dell’ordine.

Oggi [ndr, l'intervista è del 21 marzo 2022] hai acceso il computer e hai guardato i social media per la prima volta dopo il tuo gesto di protesta. Cosa ha trovato?
Quando ho deciso di guardare il mio account Facebook, ho visto che era stato violato, insieme all’account Instagram. Ci sono persone che hanno aperto canali Telegram e postato su Twitter usando il mio nome, ma non ero io.

Hai sempre voluto lavorare a Canale Uno?
Scherzi? Era il mio sogno! Non c'era un obiettivo più grande nella mia vita. Era il 2003 - Canale Uno non era come adesso. Come ha detto Katya Andreyeva [conduttrice televisiva], i nostri erano i corrispondenti migliori, i più sinceri, lavoravano in tutti gli angoli del mondo e ci fornivano le informazioni più accurate. Ho lavorato in una troupe con Zhanna Agalakova. Era il mio idolo, ero completamente rapita dalla sua capacità di mettere insieme le parole in modo elegante, dalle sue frasi penetranti. È stata la mia insegnante.

In generale, dopo aver lavorato alla rete televisiva regionale GTRK Kuban - più che altro una stazione locale - ero molto felice di finire in una comunità di superprofessionisti.

È vero che sei andata a scuola con la direttrice di RT, Margarita Simonyan?
Era un anno dietro al mio, quindi non ci siamo mai incontrate di persona, ma Krasnodar è una piccola città. Ero la conduttrice di GTRK Kuban, una figura di spicco, e conoscevo Simonyan grazie ai miei servizi. Quando è diventata corrispondente della VGTRK e ha provato a sottrarre storie alla nostra troupe, l'hanno frenata, e lei ha sollevato uno scandalo. Oleg Dobrodeyev, il direttore generale della VGTRK, ha chiamato il nostro direttore - voglio dire, l’ha chiamato da Mosca - e gli ha chiesto di smettere di interferire con Simonyan e il suo lavoro. Fondamentalmente sapeva come ottenere ciò che voleva.

I suoi lavori contenevano qualche cenno della propaganda di cui ora sono pieni RT e Canale Uno?
No, ovviamente. Quella era un altro tipo di televisione, un altro tipo di messaggio. Ricordo di aver guardato l'eroico reportage di Simonyan da Beslan, dopo essermi trasferita a Mosca. Ero così impressionato da lei - stava facendo davvero un buon lavoro, era una giornalista coraggiosa ed eroica. Ma col tempo c'è stata una trasformazione, e da brillante ragazza di provincia è diventata l’attuale mostro di propaganda.

Perché non ti sei trasformata anche tu?
Probabilmente perché avevo una diversa bussola morale. Più tardi, dopo la pubblicità di cui ho goduto a Krasnodar (Simonyan ed io ci siamo poi scambiate di posto; a Krasnodar io ero una star, tutti mi conoscevano, mentre lei era appena agli inizi), non ero così preoccupata di costruirmi una carriera a Mosca. Ho lavorato tranquillamente a Canale Uno, mi sono sposata e ho avuto il mio primo figlio. Ho dedicato il mio tempo alla famiglia e miei figli; non ho fatto viaggi di lavoro, non sono andata in molti posti - avevo già viaggiato in Cecenia e Abkhazia. Avere un figlio ha cambiato le mie priorità: mi sono presa cura della mia famiglia, e mio marito ha lavorato alla sua carriera [il marito, Igor Ovsyannikov, è attualmente il direttore dell'edizione spagnola di RT].

Mi è stato detto che tuo marito, che ha lavorato a Canale Uno, ti ha procurato il lavoro lì.
Non è assolutamente vero. Ci siamo conosciuti quando ho iniziato a lavorare nella troupe di Zhanna Agalakova. Io ero una redattrice e lui era un assistente alla regia. La rete stessa mi ha chiamato per la prima volta quando è iniziata la guerra in Iraq e avevano urgente bisogno di persone per monitorare la CNN e Al Jazeera - un lavoro a contratto, puramente tecnico. In seguito sono stata una stagista per molto tempo, prima di entrare nel team di Agalakova e incontrare mio marito lì.

E com'era allora tuo marito?
Una persona meravigliosa, proveniente da una famiglia molto rispettabile di Mosca. Sua madre lavorava in televisione come caporedattrice - era lì, nascosta sotto un tavolo, quando nel 1993 hanno preso d'assalto la stazione televisiva di Ostankino. In generale sono una famiglia meravigliosa - ma poi io e mio marito abbiamo preso strade diverse, abbiamo superato il nostro rapporto.

In un'intervista alla Novaya Gazeta hai detto che un'altra ragione per cui lavoravi a Canale Uno era che ti permetteva di mantenere un buon equilibrio tra lavoro e vita privata. Come si conciliava con le tue convinzioni morali?
Negli ultimi anni, ho sperimentato una vera e propria dissonanza cognitiva, perché le mie convinzioni contrastavano con il mio lavoro. Ma i miei orari erano comodi, avevo molto tempo da dedicare alla mia famiglia, potevo concentrarmi sull'esercizio fisico e sui viaggi...

E questo ha reso più facile mantenere le tue convinzioni, come dire, soppresse?
Soppresse, sì. D'altra parte, qualcosa è maturato, è ribollito, e ha raggiunto un punto di non ritorno nel momento in cui è iniziata la guerra in Ucraina. È stato insopportabile: lo shock, l'orrore. Non riuscivo a dormire o a mangiare, ero semplicemente impietrita. Non pensavo potesse accadere. Certo, la Reuters aveva inviato delle fotografie, era evidente che stavamo ammassando le truppe al confine. Ma come tutti ho pensato che questo fosse solo un altro espediente cinico per migliorare la posizione della Russia nelle negoziazioni, un altro round tra la Russia e la NATO.

Anche quando hanno riconosciuto la Repubblica popolare di Doneck e la Repubblica popolare di Lugansk e hanno inviato i carri armati, ho pensato che sarebbero rimasti all'interno dei confini di quelle regioni. Ma quando hanno proseguito fino a Kyiv e hanno iniziato a bombardare Kharkiv, il mio vecchio modello di realtà è crollato.

Hai detto più volte di non voler lasciare la Russia. Dove cercherai un altro lavoro? Immaginiamo che vai a un colloquio, e ti dicono in faccia: "Oh, è la ragazza con il cartello, non possiamo assumerla". Come vivrai?
Me la caverò. Ho due cani grandi, campioni russi. Alleverò cuccioli e li venderò all'estero. Venderò la mia auto, la sostituirò con una compatta, taglierò le spese il più possibile e starò bene. In ogni caso me la caverò meglio di tutti i rifugiati dell'Ucraina, che hanno perso ogni cosa.

Sei stata multata per il tuo post su Facebook, e attualmente stanno conducendo un'indagine preliminare su di te. Immagina ti dicano che interromperanno l’inchiesta se dichiari davanti a una telecamera di esserti pentita della tua protesta. E che se ti rifiuti di farlo ti porteranno via i figli, per esempio.
Perché dovrebbero farlo? Sono una cattiva madre?

Iscriviti alla nostra Newsletter


Come revocare il consenso: Puoi revocare il consenso all’invio della newsletter in ogni momento, utilizzando l’apposito link di cancellazione nella email o scrivendo a info@valigiablu.it. Per maggiori informazioni leggi l’informativa privacy su www.valigiablu.it.

Siamo sicuri che sei una madre meravigliosa.
Non mi porteranno via i figli. E se dovesse capitare il peggio, hanno loro padre. Spero solo che non si arrivi a tanto.

Articolo originale pubblicato sul sito indipendente russo Meduza - per sostenere il sito si può donare tramite questa pagina.

Immagine in anteprima: frame video Guardian

Segnala un errore

Array