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In diretta dall’Egitto: ll film, le caricature e la mancanza di civiltà e rispetto

25 Settembre 2012 4 min lettura

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In diretta dall’Egitto: ll film, le caricature e la mancanza di civiltà e rispetto

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Dopo una lunga assenza rieccomi a parlare dell'Egitto, ma non di rivoluzione.

Quello a cui stiamo assistendo da quindici giorni circa, non specificatamente qui ma in giro per il mondo soprattutto nei paesi arabi, è un tiro alla fune dove a gareggiare sono da una parte la pseudo libertà di espressione e la mancanza di rispetto verso il credo e il pensiero altrui e dall'altra l'ignoranza e l'aggressività di persone che vivono ma non capiscono, purtroppo, la religione.

Io sono musulmana, dalla nascita, e sono felice e soddisfatta della mia religione. Ho amici di altre religioni e amici atei. La cosa non ha provocato mai problemi di comunicazione tra di noi, anzi. Ci rispettiamo, tutti,  indistintamente, nessuno di loro si permetterebbe di offendere me e la mia religione come io non mi permetterei mai di fare una cosa del genere verso il loro  pensiero.

A prescindere dal proprio credo, c'è una legge di civiltà globale chiamata RISPETTO.

Forse non tutti sanno che l'Islam proibisce la rappresentazione umana (disegnata o recitata) dei Profeti, delle loro mogli e dei loro compagni, e non solo di Maometto (PBSDL).
Non ci sono, nel mondo islamico, film che raccontino la storia di Gesù (considerato un Profeta nell'Islam) lasciandolo impersonare da un attore, come accade in Europa. I film religiosi non mostrano mai il viso né riproducono la voce di alcun Profeta e quando nella storia arriva il momento per un Profeta di dire qualcosa la camera riprende un paesaggio e tutti sanno che in quel momento ci si riferisce a Lui.
Lo scorso mese di Ramadan (o forse quello prima..) ha fatto molto discutere, aprendo molti dibattiti, un film, se non sbaglio libanese, che raccontava la storia del Profeta Youssef impersonato da un attore. Questo ragazzo, che ha accettato la parte, ha firmato una clausola nel contratto dove si affermava che per almeno 5 anni non sarebbe più apparso in alcun film, affinché la gente non  identificasse il suo viso con quello del Profeta Youssef.  Questo per spiegare come sia grave per un credente musulmano veder rappresentato un proprio Profeta, peggio ancora se deriso o umiliato.

Inizialmente ho preferito non parlare di ciò che stava accadendo. L'unico mio dispiacere era rivolto alle persone che hanno perso la vita durante i vari scontri. Il trailer del film "L'innocenza dei Musulmani", che ho visto prima che venisse cancellato e censurato qui in Egitto, mi ha fatto solo una gran pena. Un prodotto di una scadenza impressionante, creato ad hoc per aizzare masse di fedeli nel mondo, immagini stupide che non fanno né ridere, né riflettere, non lasciando capire il senso del film (se così si può definire) stesso.
Mi è dispiaciuto vedere il mio Profeta (PBSDL) deriso e preso in giro così pubblicamente, ma la giustizia non siamo noi qui sulla terra a doverla fare con ogni mezzo.

La violenza non è la soluzione, mai.

Nonostante sia chiaro che il trailer abbia fini diversi oltre a quello di infastidire i musulmani, e nonostante moltissime persone, non solo musulmane, si siano indignate per le immagini, la cosa che mi dispiace è che alla fine siamo sempre noi musulmani a fare la figura degli incivili.

Forse quasi nessuna televisione fuori dall'Egitto ha mostrato le immagini dell'arresto dei quasi 500 ragazzini pagati meno di 20 euro per distruggere l'ambasciata americana del Cairo, come non sono passate quasi da nessuna parte le immagini dei cristiani copti, scesi in strada l'11 settembre a fianco dei musulmani per manifestare, pacificamente contro il trailer. Nessuno ha detto che l'ambasciata ha tranquillamente riaperto, mentre titoloni hanno riempito i tg sulla "Francia che ha paura".
Nessuno si è preoccupato di dire che su 80 milioni di egiziani sono scese in strada meno di mille persone a manifestare inizialmente pacificamente, e a nessuno interessa di tutti quegli egiziani che sono rimasti a casa, indignati ma indifferenti, utilizzando l'arma più efficace, ovvero il SILENZIO.

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Lo scorso venerdì una marcia pacifica si è diretta, dopo la preghiera del venerdì, verso l'ambasciata francese a manifestare contro le vignette osé (io non ho avuto ancora il piacere di vederle) sul Profeta Mohammed (PBSDL), pubblicate sulla rivista Charlie Hebdo.

Il presidente Morsi ha chiesto alla Francia di ritirare dal commercio la rivista, visto che per il topless della principessa Kate è stato fatto, e quindi lo si deve fare anche per le immagini che insultano milioni di fedeli nel mondo.

Lo sheik Ahmed El Tayeb dell'Azhar ha chiesto all'Onu di creare una risoluzione per vietare l'offesa contro l'Islam e contro tutte le altre religioni.

Speriamo che le giornate a venire non sporchino ancora di sangue le strade qui, come quelle nel resto del mondo.

Jasmine Isam

Jasmine Isam è nata a Roma da padre egiziano e madre italiana. Dal 1997 vive al Cairo con il marito archeologo col quale gestisce un’agenzia di viaggi. Mamma di due bambini sostiene la Rivoluzione alla quale partecipa in piazza e attraverso un suo blog che stiamo ospitando.

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