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Il #MeToo francese e gli uomini di potere

30 Aprile 2021 4 min lettura

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Il #MeToo francese e gli uomini di potere

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Dall’inizio di quest’anno in Francia molti uomini di potere – provenienti dai campi più disparati: politica, sport, giornalismo, accademia e arte – sono stati accusati pubblicamente di abusi sessuali. Oltre all’apertura di indagini, i casi hanno scatenato un dibattito nella società francese sulla mascolinità e sull’archetipo dell’uomo come seduttore.

Nel 2017, all’epoca delle accuse all'ex produttore di Hollywood Harvey Weinstein e dell'esplosione del #MeToo, la Francia non aveva vissuto lo stesso momento di “resa dei conti” sulle molestie sessuali che si era scatenato negli Stati Uniti e in varie parti del mondo. Anzi, come scrive Norimitsu Onishi sul New York Times, quando la giornalista Sandra Muller aveva fatto partire la campagna sui social media #BalanceTonPorc (“denuncia il tuo porco”) per incoraggiare le donne francesi a fare i nomi dei loro molestatori (collezionando migliaa di testimonianza), aveva ricevuto forti critiche da personaggi molto in vista nel paese. Una di queste è stata Catherine Deneuve, che si era schierata contro il movimento firmando una lettera in “difesa della libertà di importunare, indispensabile per la libertà sessuale”.

Nel 2019, Muller è stata condannata per diffamazione per le accuse che aveva mosso su Twitter nei confronti dell’ex direttore televisivo Eric Brion. In un post del 13 ottobre 2017 aveva raccontato che durante un festival televisivo nel 2012 a Cannes, Brion le aveva detto “Hai un seno grande. Sei il mio tipo di donna. Ti farò avere orgasmi tutta la notte”. L’uomo non ha negato di aver fatto certi commenti, e ha detto che si era scusato il giorno dopo. Poi ha deciso di fare causa per diffamazione a Muller. La giornalista ha smentito di aver ricevuto scuse da Brion al tempo. Quest’ultimo invece l’ha accusata di avergli rovinato la vita e la carriera.

La decisione del 2019 ha stabilito che la giornalista dovesse pagare 15mila euro di danni, perché aveva “oltrepassato i limiti accettabili della libertà di espressione” e i suoi commenti scadevano “in un attacco personale”. Muller aveva definito la sentenza come un messaggio preciso verso le donne: non parlare di molestie sessuali e abusi. Contestualmente, aveva anche rivelato come la sua stessa carriera avesse risentito dell’essere associata con il movimento #balancetonporc, ma di non avere alcun rimorso sull’aver raccontato la sua testimonianza.

Alla fine di marzo, però, la giornalista ha vinto l’appello: stavolta i giudici hanno riconosciuto la sua buona fede, aggiungendo che i movimenti #balancetonporc e #MeToo “hanno attirato molta attenzione” e hanno contribuito “a che le donne potessero parlare liberamente” . Una delle avvocate di Muller, Jade Dousselon, ha affermato che si tratta di una sentenza «storica» per le persone che hanno subito molestie sessuali e un «grande sollievo per la sua assistita»: «La Corte d’appello sta dicendo alle vittime, a tutte le persone che hanno parlato, che hanno detto la verità, che non saranno condannate». Onishi su New York Times sottolinea come non ci fossero nuovi elementi da esaminare, e per questo la decisione dei giudici è emblematica di come le cose stiano cambiando in Francia.

Secondo l’attivista femminista Caroline De Haas, che nel 2018 ha fondato un organizzazione contro la violenza sessuale, il paese sta vivendo una sorta di reazione in ritardo al #MeToo e una riflessione più ampia su temi come quello del consenso. Una spinta è arrivata dalle testimonianze di Adèle Haenel, la prima attrice famosa a parlare di molestie, nel 2020, e di Vanessa Springora, autrice del libro-memoire “Il consenso”, in cui racconta a documenta gli abusi dello scrittore pedofilo Gabriel Matzneff, un pezzo grosso della élite parigina: all’epoca del loro incontro, Springora aveva 14 anni, Mazneff 50. Gli amici più stretti della madre sapevano cosa stava succedendo, e anche la polizia aveva ricevuto segnalazioni anonime sotto forma di lettere – ma nessuno si era mosso, per “rispetto” del famoso autore.

«Quello che è chiaro è che oggi in Francia non abbiamo tutti la reazione che abbiamo avuto quattro o cinque anni fa davanti a testimonianze di violenza sessuale da parte di persone famose», ha spiegato De Haas.

Recentemente Pierre Ménès, uno dei più famosi giornalisti sportivi televisivi francesi, è stato sospeso a tempo indefinito dopo l’uscita di un documentario che raccontava il sessismo nel giornalismo sportivo. Solo pochi anni fa, aveva baciato con la forza una donna in televisione e sollevato la gonna di una collega, e in pochissimi si erano permessi di criticare pubblicamente questi comportamenti.

Ma la lista degli uomini di potere diventa sempre più lunga. Ad esempio c’è Patrick Poivre d’Arvor, un noto presentatore della TV francese, che è sotto indagine dopo essere stato accusato di aver stuprato una ragazza. Il presentatore si è difeso in televisione rigettando le accuse di violenza e dicendo di appartenere a una generazione per cui “la seduzione era importante”. Poi ci sono i casi che coinvolgono Georges Tron, ex ministro, l’attore Gérard Depardieu, il ministro dell’Inerno Gérald Darmanin, l’intellettuale Olivier Duhamel (accusato dalla figliastra Camille Kouchner di aver abusato del fratello 14enne nel libro “La familia grande”, che ha scatenato una pioggia di testimonianze sui social seguendo l’hashtag #MeTooInceste), l’attore Richard Berry, l’artista internazionale Claude Lévêque, il produttore cinematografico Dominique Boutonnat.

Secondo la filosofa femminista Camille Froidevaux-Metterie, è significativo che gli uomini sotto indagine siano figure prominenti di diversi campi, minando il mito dell’uomo francese come grande seduttore che sa interpretare i segnali non verbali: «In qualche modo incarnano il vecchio ordine delle cose patriarcale, fatto di uomini potenti che hanno usato e abusato del loro potere per sfruttare sessualmente i corpi degli altri, che siano donne o giovani uomini. Forse stiamo assistendo al primo vero shock verso quel sistema».

Immagine in anteprima: Jeanne Menjoulet from Paris, France, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

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