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Home sweet home

13 Gennaio 2012 2 min lettura

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Home sweet home

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Lia Bencivenni
@valigiablu 
- riproduzione consigliata

Sono un membro di Valigia Blu e sono ammalata. Un tempo avrebbero detto 'brutta malattia', adesso c’è meno timore e si può usare la parola cancro. Con la rubrica 'LA VALIGIA LILLA' vorrei raccontarvi il potere delle piccole cose e quello taumaturgico della rete... 

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Così, dopo un mese di ricovero, sono finalmente a casa. Ed arrivarci non è stata una passeggiata. Scendere dalla sedia a rotelle per salite in auto ha impiegato tutto il mio fiato, allacciare la cintura di sicurezza nemmeno a pensarci, ogni buca presa dalla macchina una sofferenza, per non parlare dei 6 gradini da affrontare per arrivare davanti alla porta di casa. Ma ce l’ho fatta, mi sentivo Messner in cima ad un ottomila. 

Entrare è stato strano, mi è sembrato di avanzare su un territorio non più conosciuto, la gatta mi snobba, il mio letto non c’è più sostituito da quello attrezzato, in metallo con le sbarre, la “capra” e il materasso ad aria, per fare posto al letto molte cose sono state spostate ed ora ingombrano il resto della casa, di fatto piuttosto piccola. Aggiungete che sono praticamente dipendente dal parentado e rassegnata al fatto di non poter muovere un dito, che pur non essendo una casalinga disperata sempre con lo straccio in mano mi piace l’ordine, o almeno una parvenza di, ecco che sta per scattare il nervo. 
Così, per non dare un dispiacere a chi si sta dando tanto da fare per me, adotto la tattica del non guardarmi in giro, quindi evito accuratamente di mettere piede in cucina, non entro in camera di mia figlia, mi limito al tragitto camerabagnodivanocamera – anche perché oltre le mie gambette non reggerebbero, tre settimane di antibiotico si stanno facendo sentire – al grido di “occhio non vede cuore non duole”. 
Vogliamo poi parlare del fatto che ad ogni minimo rumore proveniente dalla mia stanza si presenta l’intera delegazione parentale? 
“Che c’è? Hai bisogno? 
Stai male? 
Vuoi qualcosa? 
I cuscini sono a posto? 
Hai fame? 
Hai sete?” 
“No grazie tuttapposto, mi sono solo mossa” 
“Ah, quindi non hai bisogno, ecc ecc” 
Il tutto condito dal rumore infernale della pompa del materasso, e dalla rete del letto che cigola peggio che una torma di fantasmi in catene. 
Per fortuna che a casa mi sarei riposata, eh?

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