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Forgiati dalla guerra. Una storia militare della Russia dalle origini a oggi

30 Dicembre 2025 4 min lettura

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Forgiati dalla guerra. Una storia militare della Russia dalle origini a oggi

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Il libro di Mark Galeotti “Forgiati dalla guerra. Una storia militare della Russia dalle origini a oggi” (Leg, 2025) è una delle ricompense per il crowdfunding 2026 di Valigia Blu. Mark Galeotti è esperto di storia militare e intelligence, professore onorario presso la School of Slavonic and East European Studies dell’University College di Londra, senior associate fellow al Rusi di Londra, e uno dei più autorevoli studiosi di Russia e del sistema di potere del Cremlino.

“Quando insegnavo a Mosca, mi stupiva sempre la passione degli studenti per la storia. I ragazzi conoscevano in dettaglio quanti carri armati fossero stati impiegati nella battaglia del Kursk durante la Seconda Guerra Mondiale, e le differenze di strategia tra i comandanti Zhukov e Konev. Ma non sapevano quasi nulla dei crimini di Stalin, dei gulag, e delle altre guerre, civili e straniere, combattute dal loro paese”, racconta in un’intervista al Corriere della Sera lo storico inglese Mark Galeotti, tra i più profondi esperti di Russia.

Il suo libro “Forgiati dalla guerra” (Leg edizioni, 2025), mostra come non è possibile capire la Russia senza analizzare il suo rapporto con la guerra. Priva di confini naturalmente difendibili e con risorse economiche limitate, la Russia ha dovuto affrontare grandi potenze militari trovandosi spesso in condizioni di svantaggio tecnologico. E per resistere, si è sempre affidata alla forza e alla capacità di sacrificio e adattamento del suo popolo. La guerra diventa un’esperienza collettiva, in cui l’enorme sacrificio umano viene accettato come “necessario” e le perdite elevatissime sono socialmente accettate. 

“Il passato militare è presente nella coscienza di un russo più di quanto potremmo immaginare da un punto di vista occidentale”, racconta Galeotti su Aspect of History. “I bambini giocano con i cannoni anticarro della Seconda Guerra Mondiale dismessi nei parchi giochi e possono partecipare alla marcia annuale del ‘Reggimento Immortale’ tenendo in mano le foto dei parenti morti nella ‘Grande Guerra Patriottica’. Nel Giorno della Vittoria, la musica marziale risuona dagli altoparlanti nei centri cittadini e le giovani coppie indossano berretti militari pilotka abbinati. I muri sono decorati con murales che raffigurano personaggi storici, dal principe Dmitrij Donskoj (del XV secolo) al maresciallo Georgij Zhukov (del XX secolo). La storia sembra molto più vicina, e questo è incoraggiato dallo Stato”.

La Russia di oggi, secondo il libro di Galeotti, non è un’anomalia, ma l’ultima incarnazione di una lunga tradizione. Dal regno medievale della Rus', impegnato contro principi scandinavi e invasori mongoli, passando per i conflitti imperiali del XIX secolo e le guerre mondiali del XX, la guerra ha profondamente plasmato l'evoluzione della Russia, dagli zar ai commissari sovietici, fino agli attuali presidenti.

“In Russia, le istituzioni, la cultura della nazione, il concetto stesso dell’essere russo, sono stati definiti dalle guerre. Se un principe medievale moscovita si trovasse catapultato nell’epoca moderna, credo che in qualche modo sarebbe in grado di capire le scelte di Putin”, commenta Galeotti.

Le invasioni ricorrenti (mongoli, svedesi, polacchi, francesi, tedeschi), la vastità geografica difficile da difendere, la percezione costante di minaccia esterna hanno reso la guerra non un’eccezione, ma una condizione strutturale della storia russa. E questo, è una delle tesi del libro, spiegherebbe la spinta storica all’espansione territoriale e la convinzione che la difesa passi spesso attraverso l’attacco preventivo.

“La posizione della Russia è stata anche la sua tragedia. Nessun confine naturale, poche delle risorse che arricchivano i rivali, un perpetuo svantaggio tecnologico contro chiunque. Questo costante senso di vulnerabilità, e il sentirsi stretti tra i pericoli dell’invasione esterna e la ribellione dall’interno, hanno definito la mentalità dei suoi governanti. E di conseguenza, la minaccia della guerra e la necessità di essere in grado di combatterla sono stati il cardine dell’evoluzione statale”, spiega Galeotti al Corriere.

In un’altra intervista a Fanpage, Galeotti precisa ulteriormente il suo pensiero: 

“La cultura strategica emersa in Russia nel corso dei secoli si fonda sull’insicurezza. Paese enorme e senza confini difendibili, con la sua posizione tra Europa e Asia ha sempre attratto le potenze militari via via emergenti — dai Mongoli ai Cavalieri teutonici, da Napoleone a Hitler. Invasione dopo invasione. Relativamente povera, si è trovata di fronte nemici più avanzati tecnologicamente e militarmente. Questo ha creato un’insicurezza di fondo nei leader russi. E la loro convinzione che — per usare una frase di Putin, imparata da ragazzo nelle gang giovanili di Leningrado — se stai per entrare in una rissa, devi dare tu il primo pugno. È il concetto di difesa aggressiva, e continua ad agire. Anche in Ucraina. Quando Putin dice che è dovuto intervenire perché sarebbe stata usata come base dalla Nato, ha torto ma ci crede davvero. Non è solo propaganda. Ritiene che il paese vicino sarebbe stato “rubato” dall’Occidente alla sfera d’influenza russa. Così ha colpito per primo.”

E il futuro? 

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“La prossima generazione al potere sarà molto diversa”, osserva Galeotti. Non è certo che avranno successo, e sicuramente non saranno dei liberali. Ma saranno i primi non sovietici, e ben presto capiranno che il loro compito non è di rimanere intrappolati nel passato. Magari con un necessario choc culturale e di sistema, dovranno far capire al loro popolo che la Russia ha un ruolo importante nel mondo, ma non è più una potenza imperiale. E che una nazione forgiata dalla guerra non deve essere plasmata da essa per sempre”.

 

 

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