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Bolivia: dopo la crisi politica del 2019 che ha costretto Morales a lasciare il paese, il suo partito vince di nuovo le elezioni

19 Ottobre 2020 5 min lettura

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Bolivia: dopo la crisi politica del 2019 che ha costretto Morales a lasciare il paese, il suo partito vince di nuovo le elezioni

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Luis Arce, candidato del "Movimento per il socialismo" (MAS), il partito di Evo Morales, avrebbe vinto le elezioni presidenziali in Bolivia senza bisogno di ballottaggio, secondo gli exit poll. I risultati ufficiali saranno noti solo tra qualche giorno quando sarà terminato il conteggio dei voti, ma El País spiega che nonostante le percentuali possano variare è difficile immaginare uno stravolgimento davanti a un vantaggio così evidente. “Non prendiamo il potere con mezzi armati. Prendiamo il potere con mezzi democratici, sappiamo che questo è il modo di farlo", aveva dichiarato il candidato Arce dopo aver espresso il suo voto.

Secondo gli exit poll, Arce, ex ministro delle Finanze di Morales, avrebbe vinto con circa il 53% dei voti, la stessa percentuale con cui Morales si era proclamato presidente nel 2005. Carlos Mesa, candidato dalla coalizione di destra "Comunidad Ciudadana" (CC) ed ex presidente della Bolivia tra il 2003 e il 2005, sarebbe secondo con circa il 30% dei voti. Luis Fernando Camacho, leader del partito di estrema destra "Movimento Nazionalista Rivoluzionario", terzo con il 14% dei voti.

Le elezioni si sono svolte senza incidenti. “Vogliamo sottolineare la tranquillità dei cittadini. I cittadini sono stati pazienti, perché la giornata aveva caratteristiche uniche dovute alla necessità di adattarci alle sfide del coronavirus. La votazione è stata più lenta, ma fluida. Il nostro bilancio è soddisfacente”, questa la sintesi di Salvador Romero, presidente del Tribunale Supremo Elettorale, ripresa da El País.

Subito dopo la pubblicazione degli exit poll, la presidente ad interim, Jeanine Áñez, ha riconosciuto in un tweet la vittoria dei suoi avversari politici. “Non abbiamo ancora un conteggio ufficiale, ma dai dati che abbiamo, il signor Arce e il signor (David) Choquehuanca hanno vinto le elezioni. Mi congratulo con i vincitori e chiedo loro di governare pensando alla Bolivia e alla democrazia”. Il partito di Carlos Mesa, invece, si è rifiutata di commentare questi risultati e ha chiesto di attendere la fine del conteggio ufficiale.

Dopo che gli exit poll sono stati resi noti, Luis Arce ha tenuto un discorso: “Abbiamo ritrovato la democrazia e abbiamo ritrovato la speranza. Il nostro impegno è lavorare, portare avanti il nostro programma. Costruiremo un governo di unità nazionale, costruiremo l'unità di questo paese”, ha promesso. Ha assicurato che reindirizzerà il processo di cambiamento "imparando e superando gli errori. Morales, da parte sua, ha ribadito che i boliviani "hanno recuperato la patria”.

Il ritardo nel sistema di conteggio dei voti si deve al fatto che, rispetto alle scorse elezioni, è stato sospeso il sistema di trasmissione rapida dei risultati preliminari. L'anno scorso l'opposizione aveva criticato il sistema in uso e chiesto che le elezioni venissero annullate per frode elettorale. In sua difesa, il governo di Morales insisteva sul fatto che il meccanismo di conteggio rapido non era legalmente vincolante, per cui qualsiasi problema legato a questo sistema non poteva essere utilizzato come prova di un presunto frode elettorale. L'unico conteggio con valore legale è sempre stato quello fisico e, in queste elezioni, è anche l'unico meccanismo di conteggio utilizzato.

Dalla crisi politica del 2019 alle elezioni del 2020

Nelle scorse elezioni del 20 ottobre 2019, il presidente Evo Morales fu proclamato vincitore al primo turno tra le proteste dell'opposizione che accusava l'ex presidente di frode elettorale. Come ricostruisce elDiario.es, durante la notte elettorale il Tribunale Supremo Elettorale aveva dichiarato che il conteggio provvisorio dei voti indicava che si andava verso il ballottaggio, una situazione senza precedenti da quando il paese è tornato alla democrazia nel 1982.

La candidatura di Morales alle elezioni del 2019, era avvolta dalla polemica già da prima, dato che il presidente si era presentato alle elezioni avallato da una sentenza del Tribunale Supremo, nonostante i cittadini avessero votato in un referendum costituzionale contro la possibilità di rieleggere il presidente per più mandati consecutivi.

Pochi giorni dopo le elezioni, i dati ufficiali del conteggio dei voti hanno confermato la vittoria di Morales senza bisogno di passare al secondo turno, che avrebbe permesso ai partiti di destra di presentarsi uniti in una coalizione. Le proteste e gli scontri violenti si sono susseguiti per diverse settimane nelle principali città del paese, lasciando morti e centinaia di feriti. Con l'obiettivo di placare i disordini, il governo boliviano ha chiesto all'Organizzazione degli Stati americani (OAS) di verificare i risultati.

Leggi anche >> Cosa è successo in Bolivia? Perché si è dimesso Evo Morales? Volontà popolare o colpo di Stato?

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Il 10 novembre l'OAS ha concluso in un rapporto preliminare che c'erano state "irregolarità" e ha raccomandato di ripetere le elezioni (qui la versione definitiva del rapporto, pubblicata il 4 dicembre). Morales ha annunciato che le elezioni sarebbero state ripetute, ma è stato costretto a dimettersi e ad abbandonare il paese poche ore dopo, in seguito alle pressioni esercitate dell'esercito. "Suggeriamo che il Presidente dello Stato rinunci al suo mandato presidenziale, consentendo la pacificazione e il mantenimento della stabilità", si leggeva in un comunicato le Forze armate. L'Unione Europea, La OAS, gli Stati Uniti e il Brasile si sono rifiutati di considerarlo un "colpo di Stato". Mentre il Messico ha offerto asilo politico all'ex presidente in seguito alle dimissioni. Delle dimissioni di Evo Morales ci eravamo occupati in questo articolo pubblicato a novembre del 2019.

Quando Morales ha lasciato il paese, per paura di una rappresaglia da parte delle forze armate, la senatrice dell'opposizione Jeanine Áñez, avvocatessa conservatrice e ultra-cattolica, si è autoproclamata presidente con il sostegno del Tribunal Supremo. A gennaio si è candidata alle elezioni, la cui data è stata posticipata a causa della pandemia, ma la crisi sanitaria e la sua scarsa popolarità hanno convinto Áñez a ritirarsi dalla corsa elettorale, con l'obiettivo di unificare gli oppositori del MAS attorno a un unico candidato: Carlos Mesa.

“Voglio chiedervi di non cadere in nessun tipo di provocazione. La grande lezione che non dobbiamo mai dimenticare è che la violenza genera solo violenza e che con essa perdiamo tutti”, aveva detto Evo Morales alla vigilia delle elezioni, le prime a tenersi senza la sua candidatura dopo 18 anni.

Immagina via Twitter / Luis Arce

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