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Tutte le palle del Presidente

13 Agosto 2011 3 min lettura

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Tutte le palle del Presidente

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3 min lettura

1. Il governo della Libertà mi impone tasse svedesi per continuare a fornirmi servizi centrafricani. E io le verserò fino all’ultimo centesimo, senza trucco e senza inganno, da vero scandinavo. Poi però rimango un italiano e allora mi si consenta di essere furibondo. (Massimo Gramellini, la Stampa) 

2. Dalle Alpi alla Sicilia tutto è ridotto a terreno di caccia per i professionisti della razzia, mentre le pubbliche istituzioni che dovrebbero tutelare il bene comune e l'interesse della collettività somigliano sempre più spesso a comitati d'affari, intenti ad aggirare le leggi per favorire chi divora il paesaggio. (Salvatore Settis, la Repubblica) 
3. Prigionieri dei tabù di una maggioranza incapace di avere una visione d’insieme del Paese, Berlusconi e Tremonti hanno rinunciato a ogni politica economica. Niente patrimoniale, che avrebbe colpito gli evasori cari a Berlusconi, niente intervento drastico sulle pensioni, bocciato dalla Lega, nessun intervento sulla crescita perché richiederebbe uno straccio d’idea che nessuno sembra avere in questa maggioranza. (Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano) 
4. È ceto medio il pubblico impiego che, ancora una volta, è il perno ideologico intorno al quale ruota la politica economica del centrodestra: dal Tfr agli straordinari, i dipendenti pubblici sono anche oggi la vittima sacrificale di una coalizione che si accanisce senza pietà contro le categorie che non la votano. (Massimo Giannini, la Repubblica) 
5. Non più tardi del 3 agosto, davanti ai deputati, il Cavaliere prometteva «un regime di tassazione più favorevole alle famiglie, al lavoro e all'impresa». Promessa sempre più pallida e sbiadita, ora mandata in frantumi dalla lettera della Banca centrale europea. Che ha consegnato Silvio Berlusconi alla legge del contrappasso: quella per cui l'uomo che ha vinto tre elezioni dichiarando guerra alle tasse garantendo che non avrebbe mai messo «le mani nelle tasche degli italiani», ora in quelle tasche dovrà rovistarci a fondo. (Sergio Rizzo, Corriere della Sera) 
6. Può anche essere che dalla bozza arrivata in consiglio dei ministri ieri sera alla legge vera e propria che sarà pubblicata in Gazzetta ufficiale dopo voto parlamentare, qualche stortura venga pure raddrizzata. Non c'è da avere gran fiducia, ma si può attendere. Personalmente nel frattempo di fronte a questa manovra con una formula che va di moda adesso, mi autosospendo da elettore del centrodestra. (Franco Bechis, Libero) 
7. Attenzione alle etichette che vi raccontano un sacco di balle. La più grossa, di queste ore, è quella del contributo di solidarietà. Si scrive così, ma si deve leggere aumento delle tasse sui redditi. L’agenzia delle entrate nella sua ultima circolare esplicativa della manovra estiva parla per tre volte di «razionalizzazioni». Balle: si tratta di aumenti delle imposte. (Nicola Porro, il Giornale) 
8. Fa una certa impressione osservare il presidente del Consiglio mentre afferma: «Mi piange il cuore, ma stavolta abbiamo dovuto mettere le mani nelle tasche degli italiani. Queste tasse sono necessarie». L'ultimo tabù del berlusconismo è caduto e con ciò si compie la definitiva trasformazione di un fenomeno durato diciassette anni. L'anti-politico Berlusconi parla e agisce ormai come l'uomo della Bce in Italia, ben lieto di essere stato messo sotto tutela dal binomio Trichet-Draghi in nome dell'austerità. (Stefano Folli, il Sole 24 Ore) 
9. Si può essere commissariati dall'Europa perché non si ha avuto fegato di riallineare il pachiderma pubblico italiano alla Germania che cresce con 4 punti di Pil di tasse e spesa pubblica meno di noi, e a quel punto approfittarne per farlo. Oppure continuare a non farlo, per difendere il diritto dei lavoratori del Nord di andare in pensione a 58 anni. In questo secondo caso, inutile lamentarsi poi che il commissariamento prosegua. (Oscar Giannino, il Messaggero) 
10. A Lugano le banche hanno dovuto mettere fuori i cartelli: cassette di sicurezza esaurite. Segno che nei giorni scorsi un esercito di compatrioti ha sfondato le frontiere per andare a nascondere del denaro. Sono i signori del secondo e del terzo Pil (il nero e il mafioso). Quelli con il Pil sullo stomaco. Gli Irrintracciabili.
Scommettiamo che il più facoltoso di loro dichiarerà al fisco 89.999 euro? Li disprezzo. Persino più dei politicanti. Giuro che d’ora in avanti non avrò più pietà. Chiederò scontrini a tutti su tutto. E se mi diranno: «Ma così, dottore, non posso più farle lo sconto», li andrò a denunciare. Poiché sono l’unico che paga, in questo accidenti di Paese, voglio cominciare a togliermi qualche sfizio anch’io. (Massimo Gramellini, la Stampa)
Dino Amenduni
@valigia blu - riproduzione consigliata

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