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Comunicare la ricerca? Una vita difficile

14 Settembre 2011 2 min lettura

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Comunicare la ricerca? Una vita difficile

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Si avvicina anche quest’anno La notte dei ricercatori

Dal sito: 
Un’iniziativa promossa dalla Commissione Europea fin dal 2005 e che coinvolge ogni anno centinaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i paesi europei. Ogni anno ricercatori e cittadini comuni sono invitati a creare occasioni di incontro con l’obiettivo di diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto divertente e stimolante. 
Gli eventi comprendono esperimenti e dimostrazioni scientifiche dal vivo, mostre e visite guidate, conferenze e seminari divulgativi, spettacoli e concerti. [...] Nel 2011 la Notte dei Ricercatori in Italia prende vita in oltre 40 città dal nord al sud della penisola. Nel 2011 il tradizionale appuntamento europeo si terrà il 23 settembre: ti aspettiamo! 
Anche a Bologna, una delle sedi più attive nell’organizzare l’evento, fervono i preparativi: trovi i dettagli sul sito Nottericercatori. Poiché anche quest’anno sono coinvolta nella diretta sulle web tv organizzata da Altratv.tv e Aster, tornerò sul tema. 
Nel frattempo il caso vuole che mi arrivi una mail da Cecilia, una ricercatrice che mi segnala il video prodotto per promuovere la Notte a Udine, Gorizia e Nova Gorica. Dice:

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A me non piace, ma magari io, che sto in laboratorio, di comunicazione non capisco niente: preferisco non commentarlo e leggere, se possibile, una sua analisi. Grazie.

Ora, il video è stato realizzato dagli studenti Dams e Relazioni Pubbliche dell’Università di Udine e non è giusto accanirsi contro l’evidente ingenuità e inesperienza che rivela. Dico solo tre cose: 
1. È troppo lungo: un minuto, un minuto e mezzo al massimo, può essere la lunghezza di clip come queste. Meglio farne più d’una, per valorizzare aspetti diversi di diversi tipi di ricera. 
2. La ricercatrice e i due ricercatori sono caricature. Per essere più benevoli, sembrano usciti da un cartoon. Capisco che l’intenzione fosse autoironica. Capisco che si volesse rendere «buffo» qualcosa che il senso comune immagina barboso, ma c’è un problema: il video non fa ridere né sorridere. E conferma il pregiudizio dell’inutilità della ricerca: un giochetto che diverte solo chi lo fa. 
3. L’atmosfera giocattolosa non è coerente con le affermazioni trionfalistiche della conclusione: «Non abbiamo superpoteri, ma strumenti di precisione», «Noi cerchiamo la verità, per un mondo migliore», «Noi non siamo supereroi, ma salviamo il mondo». Eccetera. 
Torno a dire: sono piccoli e non è giusto accanirsi. Però potremmo partire da un video che non funziona per immaginare assieme come potrebbe essere una serie di clip che voglia davvero far capire alla nonna – al droghiere, al parrucchiere, al meccanico sotto casa – cosa vuol dire fare ricerca, chi la fa, a cosa serve in concreto, perché vi andrebbero investiti più soldi, e così via.

Se mettessimo assieme una lista di spunti interessanti e ragionati, potrei portarla come argomento di discussione nella diretta televisiva del 23 settembre. Chi mi dà una mano?

giovanna cosenza - Dis.Amb.iguando

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