L’estrema destra sta usando la morte di Charlie Kirk per normalizzare la violenza contro gli avversari politici
5 min letturaFino a prima della sua morte, quasi nessuno dei leader dei partiti di estrema destra – con l’eccezione forse del solo Regno Unito dove nel 2018 Kirk aveva fondato Turning Point UK – in Europa aveva nemmeno mai pronunciato il nome di Charlie Kirk. Probabilmente molti di loro ignoravano chi fosse e buona parte dei suoi interventi. Ma dalla scorsa settimana, Kirk è diventato il vessillo da agitare contro una presunta spirale di persecuzione orchestrata dalla sinistra e dai gruppi liberali-progressisti.
Nonostante la persona accusata dell’uccisione di Kirk, Tyler Robinson, sia cresciuto nelle culture estremiste online e nel culto delle armi gravitanti in un certo qual modo intorno all’estrema destra statunitense, e si sia nutrito di quei messaggi che lo stesso Charlie Kirk, uno dei tanti megafoni della propaganda del mondo MAGA di Trump negli USA, diffondeva, questo non ha impedito ai leader dell'estrema destra di tutta Europa di sfruttare il suo omicidio per attaccare “la sinistra”: la morte di Kirk non sarebbe altro che la logica conclusione di una lunga campagna di odio della sinistra per zittire gli avversari politici.
Tutti i leader di estrema destra – da Orbán a Le Pen, passando per Giorgia Meloni, nessuno escluso – hanno cercato di capitalizzare il potenziale propagandistico dell'omicidio dell'attivista d’estrema destra statunitense per attribuire alla “sinistra” tutta la violenza politica e chiedere di far giustizia una volta per tutte dei nemici ideologici.
“Dobbiamo fermare la sinistra che incita all'odio!”, ha affermato il primo ministro ungherese Viktor Orbán, noto per le sue politiche illiberali nei confronti di oppositori politici e delle fasce più fragili della società. Per André Ventura, del partito portoghese Chega, “il dibattito sulle idee” ha lasciato il posto all'“odio, alla persecuzione e all'omicidio”.
Santiago Abascal, del partito spagnolo Vox, è andato oltre. Durante un raduno di estrema destra a Madrid, nel corso del quale è stato proiettato un video tributo per Kirk, Abascal ha detto che la sinistra “non ci uccide perché siamo fascisti, ma ci definisce fascisti per ucciderci. La censura non gli basta, quindi ricorrono all'omicidio”.
Per Jordan Bardella, del partito di estrema destra francese Rassemblement National (RN), “la retorica disumanizzante della sinistra e la sua intolleranza [...] alimentano la violenza politica”. Alice Weidel dell'AfD tedesco ha affermato che Kirk è stato ucciso da “un fanatico che odia il nostro modo di vivere”.
L'obiettivo è chiaro: elevare Kirk allo status di martire della causa di destra per legittimare ancora di più le proprie posizioni e togliere ulteriore spazio all’opposizione politica.
“Il martirio è un'operazione sociale che trasforma un atto di violenza moralmente e socialmente inaccettabile in una narrazione”, spiega a Le Monde lo storico Pierre-Marie Delpu. “In questo caso specifico, l'estrema destra sta costruendo una trama dove c’è una persecuzione da parte di un unico carnefice: la sinistra”.
Alcuni esponenti dell'estrema destra europea non hanno nascosto il loro intento. “Non dovremmo vergognarci di ‘politicizzare la morte [di Kirk]’ o di sfruttare una tragedia”, ha affermato Damien Rieu, consigliere della nipote di Marine Le Pen, Marion Maréchal.
Al Parlamento europeo, il gruppo ultranazionalista Europa delle Nazioni Sovrane, che comprende l'AfD e Reconquête francese, ha candidato Kirk al premio Sakharov, assegnato ogni anno per “la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali”.
Non sono mancate le parole della presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Al raduno di Vox ha affermato che “il sacrificio di Kirk ci mostra ancora una volta da quale parte stanno la violenza e l'intolleranza. Continueremo a lottare instancabilmente per la libertà del nostro popolo”.
Intervenendo a Fenix, la festa di Gioventù nazionale, l'organizzazione giovanile del suo partito Fratelli d'Italia, ha aggiunto che Kirk “era pericoloso perché smontava la narrazione del mainstream con la logica. Andava fermato perché era libero, coraggioso e capace e le persone così fanno paura a chi pensa di poter imporre con la forza le proprie convinzioni”. Kirk che – ne parlavamo in questo articolo – non ha fatto altro in questi ultimi anni che incendiare l’opinione pubblica statunitense instillando messaggi d’odio e divisione. Come ha ricordato l'eurodeputata francese ed ex ministra degli Affari europei, Nathalie Loiseau, in un editoriale su Le Monde, Kirk ha “glorificato la segregazione razziale e la schiavitù, chiesto alle donne di tornare a casa, demonizzato l'omosessualità, accusato gli ebrei di promuovere l'immigrazione... e paragonato l'aborto all'Olocausto”.
“L'odio non è finito con la sua morte, anche qui abbiamo avuto commenti da sedicenti intellettuali. Abbiamo avuto una diapositiva” di cosa è “non la sinistra italiana, ma la sinistra mondiale”, ha concluso Meloni.
Le parole di Meloni stonano con lo storico di episodi di violenza politica degli ultimi anni e delle stesse reazioni a quegli episodi di politici come lei. Dopo l’attentato terroristico di Luca Traini, l’uomo che aveva provato a fare una strage razzista a Macerata nel 2018, ferendo sei cittadini stranieri, aveva parlato di “gesto folle da criminali squilibrati”, attribuendolo a un’Italia “in mano alla sinistra”, nonostante l’evidente background dell’attentatore: un tatuaggio neonazista sopra l'occhio destro, la rivendicazione col braccio destro teso e la bandiera tricolore, la militanza politica e le testimonianze sulla sua progressiva estremizzazione. In quel caso la violenza non stava da una parte, era un’azione di un folle esasperato, come se fosse una conseguenza diretta delle politiche sull’immigrazione dell’Italia governata dalla sinistra. Retorica diversa, stesso bersaglio: la sinistra.
E le parole di Meloni stonano anche quando afferma di sapere da che parte stanno la violenza e l’intolleranza, se ricordiamo che è stata lei ad aver portato a processo da Presidente del Consiglio lo scrittore e giornalista, Roberto Saviano, per diffamazione a mezzo stampa. In questi anni Saviano è stato oggetto di campagne di odio, il suo lavoro ha subito censure o veri e propri boicottaggi istituzionali.
Così ci troviamo davanti al paradosso che chi in questi anni non ha fatto altro che diffondere narrazioni tossiche e rivendicato il “diritto” a usare un linguaggio violento e offensivo che mette a rischio vite ed espone soprattutto le fasce più fragili e vulnerabili della società, senza subirne conseguenze, utilizza ora la retorica della libertà di parola per giustificare quella stessa violenza, esercitata in questi anni con slogan e azioni politiche, e per legittimare altra violenza e nuove forme di censura di autoritaria: licenziamenti, intimidazioni nei confronti di chi osa criticare i suoi leader, repressione del dissenso, ritorsioni economiche. All’indomani del funerale di Kirk, Trump ha firmato un ordine esecutivo che designa l'Antifa, che riunisce gruppi che si dichiarano antifascisti, come “organizzazione terroristica interna”.
Tutto questo avviene mentre i partiti di estrema destra sono al governo in Italia, Ungheria, Belgio e Slovacchia, e acquisiscono sempre più consenso in Francia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Regno Unito. In modo sempre più insidioso, le politiche di estrema destra – su immigrazione, cambiamento climatico, integrazione dell'UE, diritti LGBT+, aborto, famiglia tradizionale – stanno diventando la norma in tutta Europa.
Nelle circostanze attuali, resistere alla richiesta concertata di martirizzare Kirk, “mantenendo la calma, rimanendo fedeli a ciò che siamo”, è di fondamentale importanza, osserva l'eurodeputata francese, Nathalie Loiseau, che ha ricevuto minacce di morte dopo essersi opposta alla richiesta dell'estrema destra di osservare un minuto di silenzio per Kirk e aver chiesto “che si facesse una distinzione tra la condanna unanime che tutti dovremmo esprimere di fronte all'assassinio di un uomo e il rifiuto di avallare le sue idee”. Perché “non è il rispetto per i morti che chiedono; è il diritto di insultare e odiare i vivi che non assomigliano a loro. Non è la libertà di parola che difendono, è la normalizzazione del loro estremismo. In America, come in Europa”.
Immagine in anteprima: Diario AS via YouTube







