Bulgaria, le voci dei manifestanti che hanno portato alle dimissioni del primo ministro Rosen Zhelyazkov
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di Giorgia Spadoni*
Negli ultimi mesi le – come sempre – scarse notizie giunte a noi dalla Bulgaria hanno riguardato le proteste contro l’entrata del paese nell’eurozona, definitivamente fissata per gennaio 2026, rimbalzate faziosamente più volte su varie testate, anche generaliste. Quasi nessun riscontro invece per quanto riguarda le ben più partecipate manifestazioni delle scorse settimane, che hanno visto i cittadini bulgari scendere spontaneamente (a differenza dei grotteschi teatrini euroscettici) in strada non solo a Sofia, ma anche in moltissime altre città del paese.
Tutto ha inizio a novembre, quando la coalizione di minoranza al governo – composta dal partito conservatore ed europeista GERB di Boyko Borisov, la formazione guidata dai socialisti (BSP) e i populisti di “C’è un popolo così” (ITN), col sostegno del Movimento per i diritti e le libertà – Nuovo inizio (DPS-NN) del controverso oligarca e magnate dei media Delyan Peevski – presenta la proposta di bilancio finanziario per il 2026.
Tra i vari punti problematici c’è il raddoppio dell’imposta sui dividendi per i privati (dal 5 al 10%) allo scopo di finanziare l’aumento degli stipendi degli oltre mezzo milione di impiegati nel settore pubblico, fedele bacino elettorale delle formazioni all’esecutivo. È per giunta previsto un aumento di ben due punti percentuali dei contributi previdenziali, con il debito pubblico che andrebbe a raggiungere il 31,3% del PIL. Una mossa tutto sommato rischiosa anche in vista dell’adozione dell’euro.
Il 26 dello stesso mese, giorno previsto per la riunione della commissione bilancio, la coalizione al potere tenta di sfruttare la pausa pranzo per tenere la seduta due ore prima rispetto all’orario stabilito. L’opposizione, in particolar modo i deputati dell’alleanza progressista Continuiamo il cambiamento e Bulgaria Democratica (PP-DB) si impegnano a sabotare i tentativi di discutere in anticipo la proposta di bilancio, trasmettono pubblicamente via social quanto sta accadendo e invitano i cittadini a riunirsi per contestare davanti al consiglio dei ministri, bloccandone le uscite. Nel frattempo la commissione approva il bilancio in una seconda lettura avvenuta nel pomeriggio, escludendo i rappresentanti dell’opposizione e in presenza di agenti armati.
A rispondere all’appello dell’opposizione sono decine di migliaia di cittadini, mentre un enorme maialino rosa viene collocato al centro del Largo, l’enorme piazza antistante gli edifici governativi. Il riferimento è a Peevski, ingombrante e avida eminenza grigia della politica bulgara da oltre un decennio. I manifestanti scandiscono slogan quali “Ladri!”, “Maiali!”, “Mafia!”, impediscono ai deputati dei partiti al governo di lasciare lo stabile fino a mezzanotte inoltrata e minacciano di continuare a protestare fino a quando la proposta non verrà ritirata.
Degne di nota sono anche le formule usate dall’ampia fetta di popolazione giovane a partecipare: “Gen Z is coming for you” e “Dateci un motivo per restare”. Le contestazioni rimangono pacifiche, anche se intorno alle 23 l’atmosfera si fa tesa quando la polizia comincia a usare i lacrimogeni per disperdere la folla.
Le reazioni alle prime proteste e le nuove proteste
L’indomani tutti i partiti al governo declassano pubblicamente la portata delle manifestazioni, sentenziando che “i giovani non sanno perché protestano”. Borisov dichiara invece di essere stato impegnato a seguire la partita del Real Madrid, la sua squadra preferita, e si rivolge ai cittadini scesi in strada solo il giorno dopo affermando di aver chiesto al premier e al ministro delle finanze di fermare la proposta di bilancio finanziario finché non verrà ristabilito un dialogo tra le parti. Dal canto suo, Peevski è invece irremovibile nel voler far passare la versione già approvata.
Nei giorni che precedono il 1 dicembre, l’ondata di malcontento assume dimensioni sempre maggiori, prendendo piede su Facebook e rimbalzando ben presto anche su tutti gli altri social network, incluso quelli più utilizzati dalle nuove generazioni. A Sofia l’appuntamento viene fissato per lunedì 1 dicembre alle ore 18 di nuovo davanti al consiglio dei ministri, ma sono tantissime le città bulgare che si uniscono per manifestare in contemporanea, tra cui Plovdiv, Varna, Burgas, Veliko Tărnovo, Šumen, Jambol, Silistra, Vidin, Montana, Kărdžali, Sliven, Ruse.
Solo nella capitale scendono in strada oltre 50mila persone, esprimendo il proprio dissenso e la propria rabbia in modo pacifico. Tra i cittadini si aggirano delle figure incappucciate che a tarda notte iniziano ad assaltare la sede del partito di Peevski, sotto lo sguardo passivo dei poliziotti, che non intervengono. Qualche ora prima, quando le manifestazioni raggiungono il loro apice, il centro di Sofia rimane senza corrente a lungo. I cittadini bulgari però, organizzati e preparati, non cedono alle provocazioni e non avviene alcuna escalation, nonostante i media calchino la mano solo sugli ultimi avvenimenti della giornata.
Il giorno successivo porta la consapevolezza che si tratta molto probabilmente delle proteste più partecipate dagli anni Novanta a oggi. E che non si fermeranno tanto presto. Ormai è evidente che il fenomeno va oltre la mera contestazione della proposta di bilancio, riproposta in versione rivista dalla coalizione di governo e prontamente bocciata dall’opposizione. È la goccia che ha fatto traboccare il vaso e acceso la miccia del malcontento covato per anni a livello nazionale e transgenerazionale, coinvolgendo anche la nutrita diaspora bulgara.
Nuove manifestazioni vengono annunciate per il 10 dicembre, che vedono scendere in strada nella sola Sofia 150mila persone. Nel frattempo l’opposizione presenta una mozione di sfiducia nei confronti dell’esecutivo l’11 dicembre. Borisov dal canto suo dichiara che il governo non cadrà prima dell’entrata della Bulgaria nell’eurozona. Contro ogni aspettativa però il primo ministro Rosen Zhelyazkov rassegna le dimissioni lo stesso 11 dicembre, indicando come motivazione proprio le proteste delle ultime settimane.
Racconta Joanna Elmy, scrittrice e giornalista:
Se chi è al governo non avesse deciso di far passare con la forza l’aspramente criticata proposta di bilancio per il 2026 l’inverno del giovane malcontento forse non ci sarebbe stato, o perlomeno non ora; la scintilla sarebbe stata qualcos’altro, un giorno. Ma la fermezza di chi è al governo è stata pari soltanto alla massiccia quantità di informazioni sulla proposta di bilancio che si sono diffuse dappertutto in modo fulmineo e senza precedenti.
Il 1 dicembre la Bulgaria scende in strada per protestare contro tutte le assurdità in cui è stata costretta a vivere negli ultimi anni. Rabbia pazientemente accumulata. Con due precise figure a incarnarle: Delyan Peevski e Boyko Borisov.
Scintille di speranza brillano come piccole torce lungo boulevard Vasil Levski sprofondato nel buio. Innanzitutto che le proteste abbiano avuto un forte effetto unificatore: si è manifestato a Sofia così come in una moltitudine di altre città; e le proteste hanno radunato persone diverse che hanno riconosciuto di essere legate dalla stessa causa, una Bulgaria senza corruzione, senza dipendenze, senza mazzette, senza amministratori speciali, senza scandali e senza modelli di gestione che invecchiano.
Cosicché il cittadino bulgaro creda che abbia senso battersi, che tutto in realtà dipenda da lui. E anche se la nuova coscienza sociale fosse l’unico risultato di questo inverno del giovane malcontento, sarebbe sufficiente. Perché la gestione corrotta in Bulgaria conta proprio sull’apatia, sulla disperazione.
La generazione dei “nati liberi”, come lo storico Timothy Garton Ash chiama i nati in Europa orientale dopo la caduta del muro di Berlino, sta intraprendendo una lunga strada, che però è stata aperta da altri. Lo dimostrano perlomeno gli slogan di protesta, aggiustati secondo i tempi, così come le richieste dei più giovani, che si battono per i propri genitori, che ricordano le loro proteste, che comprendono la loro apatia e stanchezza, ma si rifiutano di assimilarla. E così di colpo anche i loro genitori, le loro nonne e nonni si ricordano delle proprie rivoluzioni. E sono pronti per la prossima.
L’inverno del giovane malcontento sicuramente dovrà subire i propri fallimenti e compiere i propri errori. Ma non saranno gli stessi. Non verranno vissuti allo stesso modo. E i solchi si faranno sempre più profondi.
Neva Micheva, traduttrice:
I miei personali motivi per uscire in strada a protestare non sono soltanto la controversa proposta di bilancio, i problemi cronici del nostro sistema giudiziario, il governo attuale che sabota il funzionamento della nazione, così come i governi dal 1989 a oggi (con poche eccezioni) che imitano e bloccano qualunque cosa di adeguato, necessario e urgente, solo e soltanto per non separarsi dal potere e dalle fonti di arricchimento veloce.
Il mio motivo è che la Bulgaria sta scomparendo a causa della corruzione, del crollo demografico, dell’emigrazione e della mancanza di qualunque idea per incoraggiare la diaspora a rientrare. E la mancanza di criteri stabili ed efficaci per tutti, di giustizia, di prevedibilità, di qualità, di convivenza civile, di normalità nel sistema sanitario, di istruzione e nei rapporti verso i più anziani, i più deboli, i più fragili. Tutto muore in questa disgustosa, primitiva e inerte corruzione che ci sta rovinando dai tempi del socialismo a oggi.
La mia tesi è che la Bulgaria può sopravvivere – ed EGREGIAMENTE, perché ha davvero TUTTO in quanto a disponibilità – solo se la corruzione verrà eliminata e la nazione prenderà a somigliare a una famiglia funzionale, in cui doveri, responsabilità e fortune vengono divise in modo ragionevole e secondo le leggi.
Al momento per la prima volta dal colpo di stato comunista del 1944 pare ci siano alternative politiche, sociali, economiche, culturali. Ci sono un paio di partiti per i quali FINALMENTE si può votare, una serie di persone che hanno sacrificato la propria tranquillità per entrare in politica e battersi per qualcosa di migliore, un paio di generazioni giovanissime che non vengono dall’oppressione e chiedono ordine e logica.
Per questo sono uscita in strada: affinché si veda che non siamo tre folli, ma una consistente quantità di teste pensanti che non ne può davvero più di farsi mettere i piedi in testa.
E un ultimo importante dettaglio. Mentre di solito è (principalmente) solo Sofia a esplodere, il 1 dicembre sono esplose anche molte altre città. Direi che è una cosa senza precedenti.
Però anche Varna, Burgas, e città più piccole hanno visto scendere in strada un consistente numero di persone. Questo fa bene all’autostima. E all’idea che non siamo soli, che è tremendamente importante.
C’è anche un’altra grande differenza con il passato. Negli anni Novanta non c’era una società civile. Adesso sì, per quanto ancora insicura e affossata da qualunque tipo di stupido ostacolo. Uno degli aspetti più rappresentativi è l’enorme desiderio di compiere ragionevoli e positive azioni comuni, che al momento si esprime attraverso le raccolte fondi e le donazioni.
L’esempio più recente è l’editore e deputato Manol Peykov, che è riuscito nel giro di poche ore a raccogliere i 200mila leva della cauzione di Blagomir Kotsev, il sindaco di Varna trattenuto per CINQUE mesi in prigione senza un’accusa dimostrata. Hanno imposto per il suo rilascio una cauzione molto alta, allo scopo di non liberarlo… ma la gente l’ha messa insieme in un istante.
Elena Dimitrova, traduttrice:
Le proteste a Veliko Tărnovo hanno superato le nostre più rosee aspettative, nonostante sia una città molto conservatrice, anche se con molte persone sveglie, e a differenza di tutte le altre la nostra è stata una protesta a nome del partito. La gente è furiosa, la gente si sta rendendo conto di venire derubata del proprio futuro, la gente ha finalmente lasciato i comodi posti da dove brontolava in modo più o meno forte e ha deciso di mostrare la propria forza.
Dapprincipio non avevamo annunciato un corteo, ma la manifestazione è diventata un impressionante corteo per le dimensioni della città. Abbiamo cantato l’inno, scandito slogan, fischiato contro chi è al governo, anche davanti al municipio. Come dappertutto nel paese la Gen Z era presente ed è stata fantastica.
Il giorno prima del 1 dicembre il partito filorusso “Risorgimento” aveva annunciato che avrebbe preso le distanze dalle contestazioni. Adesso invece, insieme ad altre piccole e sconosciute formazioni, ha iniziato a indire via Facebook manifestazioni ogni giorno, con un solo scopo: confondere le persone, disperdere le energie delle proteste, far stancare la gente ed esaurire il tutto. Perché quello che temono di più sono le elezioni anticipate e il cambiamento dei rapporti di forza in parlamento.
Radoslav Bimbalov, scrittore e attivista:
Le DIMISSIONI non arriveranno facilmente, ma arriveranno. Anche se Borisov è abituato a gettare la spugna soltanto quando è certo di tornare poi sul suo cavallo bianco… Ma Borisov è un cadavere politico, e non ha neanche il tempo di staccarsi da GERB, neanche solo apparentemente, allo scopo di salvare le posizioni del suo organizzato gruppo criminale. GERB affonderà presto, insieme al suo capo.
Peevski invece non ha retromarcia, è abituato a distruggere, mentre stringe tra le zampe tutte le maniglie, i manubri e le mazze che il potere gli ha fornito. Una sorta di escavatore che spacca senza fermarsi. Non è pronto per le elezioni, voleva comprarsi ancora un po’ di sindaci prima di passare a quella fase.
Per la prima volta vedo annunci di proteste indette in città come Sliven, Nova Zagora, Blagoevgrad, Loveč… spuntano una dopo l’altra.
Davanti ai nostri occhi si sta scaturendo un’energia accumulata da tempo.
I mafiosi i quali pensavano che, come negli anni Novanta, dividendosi i media avrebbero avuto il controllo della diretta, rimarranno sorpresi in modo molto negativo.
Sorpreso sarà anche lo pseudo-unificatore del paese che si sta preparando dietro l’angolo, il quale ha tentato di passare con un pugno, diventato un mestolo per raccogliere la schiuma del malcontento. Credeva che i mafiosi avessero definitivamente ripulito il terreno dell’opposizione per lui.
Sono sorprese le forze filorusse che pensavano di aver sputato fuori l’insoddisfazione e che gli appartenesse così tanto da poterci fare quello che volevano a proprio vantaggio.
Sono sorpresi anche gli organizzatori di queste proteste, i quali devono immediatamente rendersi conto che da loro ci si aspetta una riorganizzazione molto rapida, priva dell’ingenuità accumulata, della stupidità, delle debolezze e degli errori, per offrire non solo un’opposizione costruttiva, ma anche tracciare un piano di azione e chiedere categoricаmente il potere.
Ci aspettano giorni, settimane e mesi molto, molto importanti.
Buongiorno, Bulgaria.
Era davvero ora.
*Articolo originale pubblicato su Meridiano13







