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‘Non c’è spazio qui per le loro idee’. Come Creta si è liberata dei neonazisti di Alba Dorata

11 Dicembre 2018 7 min lettura

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‘Non c’è spazio qui per le loro idee’. Come Creta si è liberata dei neonazisti di Alba Dorata

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“Non c'è spazio qui per le loro idee”. A Candia, città portuale (nota anche col nome di Iraklio) e capitale dell’isola di Creta, in Grecia, insegnanti e attivisti hanno fermato e respinto l’avanzata di Alba Dorata, il movimento ultra nazionalista di estrema destra, terza forza politica alle ultime elezioni politiche greche. A raccontarlo è Jessica Bateman sul Guardian.

Alba Dorata si era insediata a Nuova Alicarnasso, in passato Comune di oltre 12mila abitanti, prima di essere soppresso e diventare un quartiere alla periferia orientale di Candia in seguito al cosiddetto "Programma Callicrate", la riforma varata dal governo greco nel 2010 per ridurre i costi e la burocrazia dopo la crisi economica. Nuova Alicarnasso è il quartiere degli operai ed è stato interessato da una lunga storia di immigrazione dall’Asia minore e dall’Europa orientale. Durante la crisi molti residenti, impiegati nel settore edile, hanno perso il lavoro. Ed è qui che nel 2011 Alba Dorata ha aperto il suo quartier generale e ha iniziato a diffondersi tra gli abitanti.

Nata nel 1980, Alba Dorata è rimasta una compagine politica marginale fino alla crisi finanziaria che ha colpito la Grecia nel 2009. Mentre la fiducia nei principali partiti politici crollava, la narrazione di Alba Dorata di una nazione rovinata dall'immigrazione ha raggiunto e convinto parte di elettori greci ormai delusi, facendo diventare il movimento di estrema destra il terzo partito in Grecia. Nel 2012, Alba Dorata ha istituito anche un'ala paramilitare che organizzava ronde per strada, attaccava regolarmente immigrati e oppositori politici.

Molti residenti sottovalutavano la sua pericolosità, racconta Haris Zafiropoulos, attivista 27enne del partito di sinistra New Left Current, fino a quando, il 17 settembre 2013, è stato ucciso il rapper antifascista Pavlos Fyssas, noto con lo pseudonimo di “Killah P” (abbreviazione di “Kill the Past”). Fyssas venne accerchiato da militanti di Alba Dorata, picchiato e ucciso a coltellate da George Roupakias, un uomo di 45 anni, licenziato due anni prima da una società privata, che aveva ammesso immediatamente agli agenti di far parte del movimento greco di estrema destra e di aver visitato 5 o 6 volte alla settimana la sede locale del partito. Il sindaco del quartiere, dove il rapper era stato ucciso, aveva dichiarato che «gli aggressori erano neonazisti ben noti», e che «questo è solo uno degli episodi di una serie di violenze, commesse principalmente contro i migranti».

Da allora, prosegue Zafiropoulos, ci sono state grandi manifestazioni di protesta e 69 membri del partito, tra cui il suo leader, Nikolaos Michaloliakos, e 18 deputati, sono stati arrestati, accusati di aver gestito un'organizzazione criminale. Il processo è attualmente in corso.

Sin dall’inizio il movimento antifascista di Creta ha cercato di arginare l’avanzata del partito neo-nazista senza però ottenere grandi risultati. «La nostra filosofia è di non lasciar mai crescere l’estrema destra nello spazio pubblico», spiega un militante al Guardian. Così, quando Alba Dorata si è stabilita a Nuova Alicarnasso, gli antifascisti hanno organizzato un’assemblea di quartiere alla quale però hanno partecipato poche persone. «C’era un consenso generale sul non volere Alba Dorata in zona, ma pochi hanno partecipato attivamente all’assemblea. Ci siamo resi conto che non avevamo molte forze per poter garantire un presidio sul territorio. Abbiamo cercato di tenerli d’occhio, ma non era abbastanza».

Nonostante le violenze e la preoccupazione crescente nella popolazione, Alba Dorata continuava a diffondersi. «Due dei miei studenti di 13 anni avevano problemi familiari. I militanti li hanno avvicinati al bar e in palestra, presentandosi come una nuova famiglia, come loro protettori. Sono partiti da un caffè e hanno finito per dare loro lezioni sulla storia greca», ricorda Maria Oikonomaki.

«Alba Dorata è un movimento di base, che ha bisogno del supporto locale per crescere», spiega Daphne Halikiopoulou, professore associato all'Università di Reading, nel Regno Unito, ed esperta di Alba Dorata, ed è per questo che a Candia gli insegnanti di scuola e gli attivisti hanno adottato una nuova strategia: scendere in strada e confrontarsi con gli abitanti faccia a faccia sul fascismo e sul perché è necessario contrastarlo.

«Ogni fine settimana siamo andati nel quartiere e abbiamo parlato con le persone», racconta ancora Zafiropoulos. «Interi villaggi di Creta sono stati distrutti dai nazisti durante la seconda guerra mondiale e abbiamo cercato di ricordare alla gente cosa era successo prima e cosa sta succedendo adesso».

A scuola, gli insegnanti hanno cominciato a fare lezione sulle ideologie fasciste e ben 56 istituti hanno organizzato insieme un festival antifascista per condividere musica, storie, tradizioni dei migranti giunti a Creta. «Il modo in cui i fascisti si muovevano all'interno della comunità degli alunni era così intelligente e così subdolo che non ci rendevamo conto di cosa stesse succedendo», afferma Fotis Bichakis, fondatore della Lega cretese degli insegnanti antifascisti. «Abbiamo così deciso di far incontrare il maggior numero possibile di persone, genitori, insegnanti, giovani studenti, studenti universitari e far capire ad Alba Dorata che non c'era spazio per le loro idee nella nostra regione. Gli studenti che si erano avvicinati a loro, vedendo l’esempio dei loro amici che si erano uniti invece all’antifascismo, hanno rivisto le loro scelte. E così abbiamo vinto». Questa strategia, spiega Maria Oikonomaki,  ha impedito a tutti i suoi alunni di essere radicalizzati.

A dare la spallata decisiva, però, è stato l’attacco notturno (non condiviso da tutti nel quartiere) da parte di 70 attivisti antifascisti contro la sede di Alba Dorata a Candia nell’aprile 2018. «Abbiamo distrutto tutto, pavimenti, soffitti… Pensiamo che sia stato l’ultimo colpo per loro», racconta un attivista al Guardian. «Non saremo in grado di contrastare Alba Dorata dal punto di vista mediatico, ma possiamo impedire che si radichino nei territori e all’interno della società greca». Due settimane dopo l'attacco, Alba Dorata ha fatto le valigie e ha lasciato l'isola.

Per Maria Oikonomaki la battaglia non è ancora finita. La strada è ancora lunga: «Potremmo spiegare facilmente chi è Alba Dorata e perché i suoi militanti sono pericolosi, ma la crisi non è finita e la gente cerca ancora un capro espiatorio. Il fascismo nascosto è più pericoloso».

A Londra antifascisti in piazza contro il razzismo e la Brexit

Intanto, domenica scorsa, a Londra, migliaia di antifascisti sono scesi per strada nel centro della capitale britannica per contrastare una marcia, annunciata come la “Manifestazione contro il grande tradimento della Brexit”, organizzata dal militante di estrema destra, Stephen Yaxley-Lennon, noto come Tommy Robinson e dal leader di Ukip (ndr, il partito per l'indipendenza del Regno Unito, tra i più strenui sostenitori dell'uscita dall'Ue al referendum "Brexit"), Gerard Batten, a tre giorni dal voto (poi annullato) in Parlamento sul pacchetto Brexit. Tra le persone che sarebbero intervenute durante la manifestazione, rivelava nei giorni scorsi il Guardian, c’era anche Avi Yemini, un attivista australiano che si è descritto come “orgogliosamente anti musulmano” e ha definito l’Islam “un’ideologia barbarica. Yamini è volato dall'Australia per coprire l'evento sui social su invito di Tommy Robinson grazie alle donazioni online giunte sul sito di estrema destra canadese Rebel Media.

La contro-protesta è stata organizzata da Momentum, il movimento nato nel 2015 per sostenere la candidatura di Jeremy Corbyn e che poisi legge sul sito, “si è evoluto per trasformare in impegno costante l’energia e l’entusiasmo generati dalla campagna elettorale del 2015”. Si tratta di un movimento indipendente che sostiene i laburisti e lavora per rafforzare la partecipazione delle persone e aiutare a costruire un partito aperto, democratico e alimentato dai suoi membri, chiamati a impegnarsi attivamente nelle sedi locali.

Obiettivo di Momentum era coinvolgere il partito laburista in un’azione pacifica antifascista di fronte alla minaccia proveniente da gruppi di estrema destra e da partiti politici come Ukip. All’interno dei Labour è stato creato il gruppo “Laburisti contro il razzismo e il fascismo”. Il cancelliere ombra, John McDonnell, ha invitato i laburisti a unirsi alla contro-protesta, sostenuta dai "Giovani Laburisti londinesi" e dalla "Stop Trump Coalition": «Sta emergendo una nuova rete di odio, che va da Steve Bannon negli Stati Uniti all'ex leader dell'EDL [English Defence League] Tommy Robinson, qui nel Regno Unito, che minaccia il tessuto sociale della nostra nazione. Il movimento laburista deve opporsi frontalmente».

«Penso che la minaccia dell'estrema destra ora sia così grande che tutti sono chiamati a mobilitarsi pacificamente, dai sindacati ai membri del partito», ha dichiarato Laura Parker, coordinatrice nazionale di Momentum.

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"Laburisti contro il razzismo e il fascismo” – spiega sempre al Guardian Niroshan Sirisena, consigliere laburista a Croydon, a sud di Londra, e tra gli organizzatori di Momentum – è nato per cercare di elaborare delle politiche antirazziste del partito a livello di circoscrizione. «Il partito laburista è antirazzista ma penso che debba fare un po’ di più per definirsi veramente tale», spiega Sirisena, sottolineando come dopo il referendum sulla Brexit si è diffuso un certo “malessere” che sfocia in attacchi fisici a migranti e persone di colore non associati necessariamente all’estrema destra.

Recentemente Sirisena si è impegnato anche nella distribuzione di volantini contro il razzismo durante la partita di Premier League (ndr, la serie A inglese) tra Crystal Palace e Tottenham per contrastare la diffusione dell’estrema destra tra i tifosi di calcio: «Vogliamo continuare a trasmettere il nostro messaggio per strada perché c’è sicuramente una minaccia. A Croydon, ad esempio, abbiamo dovuto organizzarci per cancellare dei graffiti apparsi all’improvviso a sostegno di Tommy Robinson».

Immagine in anteprimadi Yannis Kolesidis/AP via Guardian

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