17 marzo 2011: ritorno alla Resistenza e tricolore ovunque in Padania! Partecipa!
4 min letturaOra. Non domani. Non un’altra volta. Non dire non serve a nulla. Ora, perché necessario.
Rimando a mercoledì prossimo la rubrica dei libri più vomitevoli del 2010, è urgente quanto vi sto per scrivere. Urgente. Il blog Sul Romanzo è nato ed è gestito dalla provincia di Vicenza, in Veneto, terra padana per eccellenza. Non si può tacere.
Leggete la mia proposta, più saremo tanto meglio sarà.
Da anni soffiano sul fuoco; da anni dicono di utilizzarla per pulirsi il culo; da anni offendono la storia di chi è morto e ha sofferto per quella bandiera.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un evento accaduto nella mia provincia, quando qualcuno ha deciso di bruciare una sagoma di Garibaldi, definendolo “un mercenario che non amava i veneti, questo è un dato storico”. Zaia si è smarcato dalla vicenda: «Mi ritengo venetista ma bruciare una sagoma è un segnale a cui stare attenti. Dietro a una figura "c'è una persona", non bisogna minimizzare e trasmettere messaggi sbagliati ai giovani». Cose dell’altro mondo, dei due mondi forse, come ci si può atteggiare a moderati se la gran parte del proprio partito spaccherebbe l’Italia costituzionalmente oggi stesso?
In Lombardia, soltanto per citare un esempio, da tempo si sta facendo ostruzionismo per ostacolare i festeggiamenti dell’Unità d’Italia, ma non molto di diverso sta accadendo nelle altre regioni del nord fra le fila leghiste. Non solo non c’è memoria, non si vuole la memoria, condannando all’oblio valori e condivisione culturale nazionale.
Bossi sostiene che il nord non voleva l’unità d’Italia, ma la liberazione dall’Austria. Sarebbe interessante che qualcuno gli spiegasse perché la libertà dall’Austria, ma l’ignoranza non è una virtù, non lo è mai stata. Perché ignoranti sono i leghisti quando parlano della nazione, ignoranti. Non posso utilizzare altri termini, o forse ignari, più o meno consapevolmente, ma comunque ignari. Non solo. Si parla a più riprese di uomini e armi per la secessione, ne parla non il responsabile locale della Lega Nord di qualche piccolo paese sperduto, ma Bossi, responsabile massimo del partito.
Si soffia sul fuoco, ci si vuole pulire il culo con il tricolore, si offende la memoria.
Come quando si sostiene che le celebrazioni del 150° sono le solite cose inutili, un po’ retoriche. Un po’ retoriche? E ci andrebbe solo se glielo chiedesse Napolitano, perché? Perché gli è simpatico. Quindi, l’importanza dell’Unità d’Italia è una faccenda di simpatia fra persone per alcuni membri del Governo.
Bossi insiste da tempo sul federalismo di Cavour, ci si chiede se ha letto qualche bignami cavouriano o se davvero ha letto le sue parole. Di quale federalismo si parlava? Attraverso quali modalità? Perché il federalismo? Bossi dovrebbe studiare, ripeto, studiare, riprendere i libri in mano, non solo il figlio, non parlare a vanvera di Cavour.
È mai possibile che ci sia gente che non capisca quanto il 150° dell’Unità d’Italia sia una questione dannatamente seria per l’intero immaginario collettivo?
In Lombardia Bossi sarà presente alle cinque giornate per chiedere Milano Capitale. Il particolarismo, il localismo, il regionalismo, non c’è una pur minima attenzione ai temi nazionali per il 17 marzo da parte della Lega Nord.
E allora non posso non pensare a mio bisnonno sul Piave durante la prima guerra mondiale, non posso non pensare ad alcuni della mia famiglia materna sul fronte, non posso non pensare al fratello di mia nonna morto durante il periodo della Resistenza, non posso non pensare alle centinaia di storie di partigiani dell’altovicentino che ho conosciuto negli anni, non posso non pensare ai ricordi di mio nonno sull’Ortigara, non posso non pensare che assieme a lui c’erano veneti e siciliani, pugliesi e liguri. Non posso non pensare alle parole di Mario Rigoni Stern.
E loro non rimasero a guardare, agirono. Agirono per noi, per la nostra libertà, per la nostra democrazia, per il nostro paese, che per quanto sgangherato ci permette di non vedere guerre civili e bombe sul territorio italico da decenni.
Da anni sostengo che i leghisti siano ignoranti, perché li conosco, li vedo ogni giorno qui nella mia terra, sento ciò che dicono, i toni, le battute. Li ho ascoltati in passato a qualche loro raduno, infiltrandomi e cercando di capire quanto la follia possa essere a dir poco preoccupante. E non è più tempo di stare a guardare, stanno distruggendo il tessuto culturale del territorio, stanno inculcando nelle menti più deboli dal punto di vista critico che la secessione sia l’unico modo per stare meglio, per avere una vita più dignitosa, per liberarsi dal “diverso” una volta per tutte. Non fatevi fregare, il federalismo è soltanto l’inizio, l’unico vero obiettivo è la secessione.
Bisogna tornare in trincea, con azioni sul territorio, laddove i leghisti stanno conquistando sempre più adepti, sfruttando le sacche culturali deboli della popolazione, sfruttando le generalizzazioni, sfruttando chi non ha né la forza né il tempo per andare oltre la superficie, per motivi che sono il più delle volte serissimi, sia chiaro. Le nostre trincee saranno sul territorio. E bisogna organizzarsi in maniera intelligente, iniziando con piccole cose, come fecero i partigiani.
Il 17 marzo saranno i 150 anni dell’Unità d’Italia, vogliamo o non vogliamo dire ai leghisti che cosa pensiamo di loro?
L’idea che vi propongo è di acquistare una bandiera italiana e di attaccarla in una delle sezioni locali della Lega Nord, affianco ai loro simboli, e vicino un foglio che avrà le seguenti parole (ringrazio Valentino Ciccocioppo):
“A tutti gli ignari: se potete parlare male di questa bandiera è perché, prima di voi, qualcuno difendendola ve ne ha dato il diritto”
Poi fate foto e video dell’azione partigiana e postate su questa pagina di Facebook. Se volete, postate qui sotto i link, così che tutti possano poi leggere e vedere se non frequentano Facebook. Queste azioni saranno da compiere di notte nei prossimi giorni o comunque in momenti in cui la sezione è chiusa, non si vogliono scontri con i leghisti, ma comunicare loro il messaggio. Che sappiano, che la gente veda altre idee, che si usi la rete per contrastare l’ignoranza.
Nessuna violenza, ma solo la forza delle parole. Mettiamo il tricolore ovunque in Padania!
Se ritenete che questa proposta sia valida, parlatene nei vostri blog e condividete nelle bacheche dei social network come Facebook, non stiamo a guardare, in questo degrado culturale non ci rimane che la forza delle parole. E stare zitti significa diventare complici, non dimentichiamolo.
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