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Il dramma de L’Aquila a 21 mesi dal sisma

5 Gennaio 2011 4 min lettura

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Il dramma de L’Aquila a 21 mesi dal sisma

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4 min lettura

Raccontare L’Aquila a quasi 21 mesi dal sisma, in poche parole, è difficile. Il sostantivo che meglio definisce la catastrofe è DRAMMA.
In breve la situazione sfollati: appena dopo il sisma gli edifici pubblici e privati vennero classificati con le lettere dell’alfabeto A, B, C, E dove il danno cresce da A ad E. A settembre 2009 i proprietari di case “A” sono rientrati nelle proprie abitazioni, più in là (fino a febbraio 2010) i proprietari delle case classificate “E” assieme a tutti quelli residenti in centro storico, hanno (più o meno) trovato alloggio nel tanto esaltato progetto C.A.S.E., 19 nuovi insediamenti che accolgono al momento circa 14.500 persone e costate a tutti gli italiani più di 2.500,00 euro al metro quadro

E gli altri? Bene gli altri, proprietari di case con danni leggeri (B e C) dovrebbero essere a casa propria, e invece no! Il grande problema che ci investe è proprio la ricostruzione e non solo quella del centro storico, ma anche quella delle immediate periferie. Perché è accaduto tutto questo? Le ragioni sono diverse e vanno dalla farraginosità della burocrazia, alla mancanza di soldi veri, alla poca attenzione data alla ricostruzione. Così succede che moltissimi aquilani risiedono ancora non si sa dove, oppure in alberghi, in caserme, in alloggi di fortuna, sperando di rientrare, prima o poi. 
La situazione che riguarda gli edifici gravemente danneggiati è ancor più lontana dall’essere risolta. Le linee guida e i prezziari che si devono seguire con per la ristrutturazione sono confusi, non assicurano sicurezza di fondi, di tempi e di attese. Il centro storico non ha ancora un piano di ricostruzione, e giace abbandonato tra le macerie non ancora rimosse per mancanza di siti di stoccaggio, progetti di riciclo e via dicendo. Nei paesi limitrofi la situazione è ancor più disperata, aggravata dal fatto che il Decreto Abruzzo del 2009 , stabiliva un risarcimento non completo (cioè non il 100% del danno) per le abitazioni classificate come “seconde case” cioè la quasi totalità dei piccoli borghi storici dell’Aquilano. 
L’economia è allo sbando perché nessun incentivo è stato dato alle innumerevoli attività (piccole imprese, artigiani e commercianti) per poter ripartire. Molte delle piccole attività erano in centro storico, ancora zona rossa transennata, quindi impossibilitate a ripartire. 
La città non c’è più, ci sono i cittadini, costretti ad estenuanti ore in automobile, perché il traffico è come impazzito, non esistendo alcun piano che affronti la nuova disposizione abitativa.
Il problema tasse è la ciliegina sulla torta: le stiamo pagando regolarmente da luglio 2010, tranne un piccolo sottoinsieme della popolazione. Abbiamo avuto la sospensione dei tributi per 14 mesi, periodo assai inferiore ad altre catastrofi, ma non è l’unica vistosa differenza. In occasione di tutte le altre catastrofi, la restituzione dei tributi  non versati è avvenuta dopo la ripresa del territorio (in media 10 anni) e per di più non nella quota del 100% , ma di una quota percentuale assai inferiore (40% per il terremoto di Umbria e Marche). Qui nell’Aquilano, invece, si va avanti a proroghe della restituzione (peraltro del 100%) ogni sei mesi, non permettendo a nessuno una programmazione delle spese, del futuro, di nulla. 
Le responsabilità di questo dramma rimbalzano. Ma se una città, capoluogo di Regione, tra i primi 6 centri storici d’Italia, è in queste condizioni, c’è da chiedersi cosa è ora l’Italia. Perché ogni italiano griderebbe se sapesse la verità. Ognuno si sentirebbe ferito da tanta inefficienza e, invece, distratti da un’informazione evanescente, si tratta ogni cosa con superficialità. 
I cittadini si sono organizzati in comitati, molti dei quali si riuniscono periodicamente sotto un tendone nel centro storico ed hanno portato avanti innumerevoli iniziative: molte proteste per garantire un trattamento equo rispetto ad altre catastrofi, per avere finalmente una legge per il terremoto che ci faccia uscire dalla logica del Commissariamento e delle ordinanze in deroga alle leggi correnti, per far in modo che questa legge venga adeguatamente finanziata anche attraverso una tassa di scopo. 
La legge è stata scritta dai cittadini ed ora si stanno raccogliendo le 50.000 firme necessarie per presentare al Parlamento questa legge di iniziativa popolare. I cittadini continuano a vigilare, a fare progetti, a richiedere trasparenza e partecipazione che sono garanti di una ricostruzione vera, non solo materiale ed economica, ma anche sociale. 
Vorremmo poter contare su un flusso di denaro costante che nel tempo ci permetta di riavere la città. L’anno 2010 purtroppo si chiude senza risultati concreti, per mancanza, appunto, di una politica realmente attenta alle esigenze del nostro territorio e dei cittadini tutti. 
Per far capire meglio la situazione mi servo di un paragone (e non me ne abbiano i fiorentini che ringrazio per la vicinanza dimostrata a L’Aquila): “Firenze devastata da un sisma di 6.3°. S. Maria Novella, Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti sventrati e abbandonati da 21 mesi. Il centro storico, distrutto, resterà chiuso sine die. Poco male: è stato sostituito da 19 new towns modernissime con TV e lavastoviglie. Più di un terzo dei cittadini ancora senza casa, molti in Versilia o nella caserma in via Filippo Strozzi. Poche attività commerciali e artigianali, a pochi chilometri dal centro, hanno potuto riaprire i battenti ed è stata stampata una guida che vi aiuterà a ritrovarle. I cittadini felici, pagano le tasse e restituiscono quelle sospese. Per evitare che le numerosissime richieste dei cittadini di poter risiedere nella nuova città rimangano inevase, si emanano direttive commissariali dure ed esplicite. Nel frattempo chi, furbescamente, sta ancora in albergo, dovrà uscirne, entro 15 giorni. Il Commissario per la ricostruzione dichiara alle telecamere: "E’ tutto a posto, solo la sanità in Toscana ha qualche problema, quindi la benzina costerà 2 centesimi di più. Il Consiglio Comunale di Firenze nell’ultima riunione decide dove sistemare le attività circensi”. L’Italia esalta il miracolo fiorentino. I cittadini, ingrati, si ritrovano in centro a festeggiare capodanno. 
Giusi Pitari
cittadina aquilana e blogger per Valigia Blu
@valigia bu - riproduzione consigliata

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