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Via lo straniero dalla Padania!

19 Dicembre 2010 4 min lettura

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Via lo straniero dalla Padania!

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Nell’ultimo articolo s’era parlato della lingua padana, che non esiste, oggi saranno gli immigrati i protagonisti, rei, secondo l’opinione delle camicie verdi, a partire dai dirigenti del partito, di avere alcune qualità che spesso sono citate fra il serio e il faceto, ma forse pochi si ricordano gli epiteti che subivano gli italiani decenni addietro negli Stati verso cui migravano. Non è cambiato nulla, la storia si ripete. 

Cerchiamo di contestualizzare: un primo passo necessario.
La Lega Nord sembra non avere nulla contro gli immigrati regolari, si scaglia invece contro gli immigrati clandestini, tanto che le sue azioni in materia di norme di sicurezza sono sempre state numerose. Qualche esempio: la legge 125/2008 (carcere da 6 mesi a 3 anni e confisca dell’appartamento per chi affitta ai clandestini), la legge 94/2009 (reato di ingresso e soggiorno illegale è punito con ammenda da 5000 a 10000 euro), la legge 125/2008 (reato per lo straniero che altera i polpastrelli per impedire di essere identificato), la legge 94/2009 art. 1 co. 28 (cancellazione dello straniero dall’anagrafe dopo 6 mesi dalla scadenza del permesso di soggiorno), la legge 94/2009 art. 1 co. 18 (possibilità di verifica da parte dei competenti uffici comunali delle condizioni igienico sanitarie dell’immobile a seguito della richiesta di iscrizione e variazione anagrafica), la legge 125/2008 (espulsione per chi viene condannato a una pena superiore a 2 anni).
L’immigrato clandestino va controllato e temuto, appena sgarra ammenda, carcere e/o espulsione.
Eppure il confine fra immigrati regolari e immigrati clandestini non è così netto nella mentalità dei leghisti, si veda qui, qui e qui. Per non parlare di quanto emerge nelle basi del popolo verde, a titolo di esempio si legga qualche commento nella pagina ufficiale su Facebook o sul canale YouTube
L’intento dell’articolo non è condannare un apparato di leggi che possa regolarizzare l’immigrazione clandestina, bensì palesare come il linguaggio fra i dirigenti del partito e la base elettorale sia non raramente confuso e pericoloso. A tratti si distingue l’immigrato clandestino dal soggetto regolare, a tratti si getta tutti in un unico contenitore, negando quanto affermato in altri momenti da un compagno di camicia verde.
Si parla con tronfiezza di “inizio dell’era del respingimento” e sul fronte dei flussi si presenta questa interrogazione, tentando di facilitare l’ingresso di badanti. 
Un protagonista della Lega Nord, l’illustrissimo Castelli, sostiene che “la volontà di molti stranieri è nessuna volontà di accettare le nostre regole, nessuna volontà di integrarsi, semplicemente pone il problema, noi abbiamo il diritto di venire qui e voi ci dovete accettare”. Ci si chiede in tutta onestà quali stranieri frequenti l’ex ministro perché utilizzare l’avverbio “molti” potrebbe essere opinabile. Citi le fonti Castelli, le fonti: qual è il suo diritto di affermare “molti” piuttosto che “una parte” o piuttosto che “alcuni”?
Ecco il linguaggio confuso e pericoloso, la semplificazione che nutre fantasmi e sospetti nella base elettorale. 
Leggete i commenti di questo gruppo su Facebook  oppure un articolo nel sito dei giovani padani.
Come i leghisti sono sempre così precisi nel volersi distinguere dai *terroni*, differenziando e selezionando sul territorio, sarebbe auspicabile che avessero le medesime modalità verso chi è un immigrato regolare e chi è invece irregolare. 
Da un lato si vuole severità linguistica, dall’altro lato ci si macchia di ambiguità e mancanza di logica. Sarebbe curioso, se fosse ancora vivo, chiedere oggi al nonno di Zaia, considerato dal governatore veneto il suo eroe, che cosa accadeva agli italiani in Brasile, luogo dove era nato nel 1896, terra che ha accolto migliaia e migliaia di italiani, giunti dall’altra parte del mondo fra enormi difficoltà, anche burocratiche. 
Peccato che chi sostiene di avere nella pelle e nelle storie di famiglia una certa cultura d’immigrazione poi affermi di recente: “Il fallimento del multiculturalismo – ha proseguito Zaia – come la pericolosità del relativismo, che in questi giorni trovano ampio spazio nelle pagine di approfondimento dei giornali, sono sempre stati al centro dell'attenzione di Papa Benedetto XVI e sono, per il Veneto, terra dalla fiera identità e profonda consapevolezza, un punto di partenza per guardare al futuro”.
Un Veneto che negli anni ha prodotto queste cifre di emigrazione e che, da migranti, ha vissuto e vive in luoghi nei quali esistono forme di multiculturalismo avanzate, ben lontane dalle grossolanità del dotto Zaia. 
Un Veneto che esporta flussi economici con le sue aziende delocalizzando spesso proprio in quei luoghi dove il costo del lavoro è bassissimo e dove gli immigrati clandestini non rappresentano una cifra indifferente, dalla Cina (regina dei falsi merceologici) alla Romania (quante volte abbiamo sentito appellare i rumeni dai leghisti come stupratori o delinquenti?), alla Russia (che sono tutti comunisti ma fanno comodo se lavorano riducendo i costi alle aziende venete).
Non solo linguaggio confuso, anche azioni confuse, se da un lato si vuole cacciare lo straniero (con i dovuti distingui apparenti fra regolare e irregolare), dall’altro lato basta fare un giro nei cantieri edili veneti o nelle concerie per osservare quanti siano gli immigrati, anche senza carte in regola… 
Ma non si può certo esaurire qui il discorso immigrazione nella Lega Nord, questa voleva semplicemente essere una breve introduzione, la prossima volta parleremo di immigrazione islamica, per comprendere come anche su questo argomento i leghisti siano lungimiranti.

Morgan Palmas
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