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Qui al Sud è emergenza quotidiana. Lo Stato dov’è?

12 Novembre 2010 3 min lettura

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Qui al Sud è emergenza quotidiana. Lo Stato dov’è?

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3 min lettura

Giovedì 11 Novembre, il sole splende sulla terra del mare, della pizza e della mozzarella (e delle mafie). Si, il sole splende, ed ora, senza necessità di uscire con calosce e imperniabili, puoi vedere chiaramente cosa hanno lasciato 4 giorni ininterrotti di piogge quasi monsoniche.
Non siamo in Veneto, bensì in Campania, in Provincia di Salerno e anche qui il maltempo ha colpito e, nonostante ancora se ne parli poco, i danni sono ingenti a cose, persone, animali, attività commerciali e aziende agricole. 

Il Capoluogo, Salerno, si trova al al centro: al Sud c’è la Piana del Sele, terra di campi, serre e aziende agricole, terra di fattorie e aziende casearie che producono la mozzarella di bufala campana famosa ed esportata in tutto il mondo; al Nord, l’Agro-Nocerino-Sarnese, tristemente famoso per il fiume più inquinato d’Europa, il Sarno, come l’omonima città vittima dell’alluvione che nella notte del 5 maggio 1998 causò un frana che fece 137 morti e squarciò in più punti la montagna infliggendole solchi che, come cicatrici, ancora oggi sono visibili a chi percorre l’autostrada Salerno-Napoli.  Quattro giorni di piogge costanti sono bastati per infliggere alla Provincia di Salerno danni enormi, ancora incalcolabili dato che le terre sono ancora sommerse dall’acqua e non è stato facile, anche con i mezzi anfibi degli efficienti Vigili del Fuoco, raggiungere alcune abitazioni e aziende agricole.
“Emergenza maltempo” dicono i telegiornali, ma qui viene da pensare: ma quale emergenza? Questa è routine, sono cose che accadono ogni anno.
Nella Piana del Sele, a causa di un grave danno subito dall’acquedotto per un tratto di 80 metri, da 72 ore ci sono 14 Comuni, 500mila persone senza accesso all’acqua potabile. Il Capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, si è recato in visita a Pontecagnano, e ha parlato ai Sindaci dei Comuni annunciando che martedì, ovvero una settimana dopo il disastro, il Consiglio dei Ministri dichiarerà lo Stato d’Emergenza e quantificherà l'entità degli stanziamenti necessari per realizzare il “bypass dell'acquedotto” e iniziare i lavori entro, si spera, una settimana. 
Nel frattempo sono 500mila le persone senza accesso all’acqua potabile e, a calcoli fatti, ci rimarranno per almeno altri 40 giorni, fino al 23 dicembre, data prevista per il ripristino dell’acquedotto dopo l’operazione di “bypass”. Fino ad allora dovranno arrangiarsi con 2 ore di acqua al giorno, accesso ai pozzi privati, autobotti, acqua minerale e stoviglie in plastica (ovviamente a pagamento) che purtroppo già scarseggiano sugli scaffali dei supermercati.
Nell’Agro-Nocerino-Sarnese la situazione non è migliore. Lì il rischio frane è sempre in agguato certo, eppure ogni anno bastano 2 giorni di pioggia intensa a far esondare i torrenti che attraversano le città di Pagani e Nocera, il “Cavaiola” e il “Solofrana”, e creare danni a coltivazioni, abitazioni e bloccare la viabilità dell’intera zona. 
Alla luce del sole caldo che oggi illumina le terre sommerse dall’acqua, mi chiedo: se le Amministrazioni Locali e dello Stato non si preoccupano di risolvere situazioni drammatiche che mettono costantemente, da decenni, a rischio l’incolumità delle persone, la loro vita, le loro case e le attività produttive del territorio, per cosa mai si preoccuperanno?
Qui non è l’Aquila, questo è chiaro. Ancora non ho visto nessuno venire qui con un sorriso smagliante ad invitare gli sfollati in strutture alberghiere per godere di una bella vacanza e non ho visto nessuno offrire docce, acqua, ristoro e conforto a chi si trova a fare la questua per ottenere qualche tanica d’acqua. Evidentemente la Campania di oggi non si presta come scenario per uno degli “spot pubblicitari” tanto amati da un Governo che è ormai assente (i tempi necessari per dichiarare lo stato d’emergenza ne sono la dimostrazione). 
Qui non è il Veneto, ma ci rimboccheremo lo stesso le maniche aspettando che lo Stato e le Amministrazioni locali risolvano il problema, perché qui non abbiamo bisogno soltanto dell’ennesimo “bypass”. 
Anna Sara Graziano per Valigia Blu
©valigia blu - riproduzione consigliata 

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