Trump non ha deciso di abbandonare l’Europa, ma di distruggerla
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In un’ora di intervista concessa al magazine POLITICO, Donald Trump ha esplicitato nuovamente la sua visione dell’Europa con una serie di esternazioni che scavano sempre più un solco tra Bruxelles e Washington, a tutto vantaggio della Russia. Tra le cose importanti affermate, inserite in dozzine di vagheggiamenti fuori tema su argomenti come il valore immobiliare della Crimea, il presidente ha messo nero su bianco che ritiene l’Europa un continente decadente, che non sa far fronte alle sfide odierne. Un continente debole, per figure politiche e ideali, che può tornare forte soltanto abbracciando le politiche trumpiane. Alla domanda diretta della giornalista Dasha Burns, che ha chiesto se considera gli europei “alleati”, Trump non è riuscito ad andare oltre un vago “dipende”.
Per Trump tutto ruota intorno a una politica migratoria per lui disastrosa, esemplificata con concetti razzisti: ha affermato che nel continente arrivano “immigrati dalle prigioni del Congo”, affermazione ovviamente priva di fondamento, e che il sindaco di Londra Sadiq Khan, laburista e musulmano, farebbe “un lavoro orribile”. Inoltre, ha affermato che l’Ucraina ha fregato gli Stati Uniti: in particolare, Zelensky, definito in maniera dispregiativa P.T. Barnum, fondatore dell’omonimo circo, avrebbe convinto Biden a regalargli 350 milioni di dollari, perdendo in cambio il 25 per cento del paese. E starebbe fregando anche l’Europa: mentre gli Stati Uniti discutono con la Russia di una pace che, come abbiamo già spiegato su Valigia Blu, è a vantaggio esclusivo di Mosca, gli europei parlano senza ottenere nulla. Ha reiterato che in Ucraina serve andare velocemente a elezioni, oggi sospese per via dello stato di guerra del paese. Ha dato la colpa dell’invasione russa a Barack Obama, che secondo lui avrebbe regalato a Putin la Crimea nel 2014.
Sono solo alcune delle frasi, spesso goffe e sconclusionate, pronunciate da Trump. Il concetto però è chiaro, e francamente preoccupante: l’Europa è debole, così come gli Stati Uniti prima della rivoluzione iniziata nel 2016, e serve un cambio di rotta per “renderla di nuovo grande”. Il cambio di rotta si esplicita con la chiusura delle frontiere, per impedire un nuovo flusso di migranti, e con la remigrazione, una parola che anni fa apparteneva solo a frange dell’estrema destra e oggi è diventata mainstream, dei migranti irregolari presenti nel continente: dei veri e propri rimpatri forzati, come quelli che gli Stati Uniti cercano di portare avanti dall’inizio del mandato.
Inoltre, come scritto anche nelle nuove linee guida per la sicurezza nazionale, documento che la Casa Bianca rilascia periodicamente, il continente dovrebbe ricostruire i legami con la Russia, da cui l’Unione si è allontanata gradualmente dopo l’invasione dell’Ucraina. Nel documento si legge che “una gran parte dell’Europa vuole la pace, ma non la vogliono i governi”. Un cambio di visione a 180 gradi che è stato molto apprezzato da Mosca: Kirill Dmitriev, il gestore del fondo sovrano russo e figura centrale nei colloqui con l’amministrazione Trump per giungere a una pace vantaggiosa per il Cremlino, ha affermato che l’Europa “sta andando in una brutta direzione”.
Va detto che le parole di Trump non sono un fulmine a ciel sereno, ma rientrano in un contesto di odio verso Bruxelles che si nota dall’inizio del mandato. A febbraio, il vicepresidente Vance al meeting annuale sulla Sicurezza tenutosi a Monaco, si è scagliato contro un continente che, a suo dire, è contro “la libertà di parola”. Vance ha affermato nero su bianco che il “brandmauer”, il cordone sanitario da sempre centrale nella politica tedesca che tiene i partiti di estrema destra lontani dal governo a ogni livello, dovrebbe cadere.
Quello che l’amministrazione Trump sta facendo in modo scientifico, seppur col caos che la contraddistingue, è delegittimare i leader europei dando invece credito all’estrema destra: Farage in Inghilterra, Le Pen in Francia e AfD in Germania. Il partito tedesco ha affermato estasiato, sentita l’intervista, che Trump starebbe “riconoscendo direttamente il lavoro portato avanti negli anni”. Addirittura, in una versione del piano strategico precedente a quella pubblicata, secondo lo scoop del sito Defense One, si parlava esplicitamente di collaborare bilateralmente con alcuni paesi europei con visioni comuni nel tentativo di allontanarli dalla leadership della UE. Tra i paesi citati, ci sarebbe stata anche l’Italia.
Nell’intervista, poi, il presidente non ha avuto parole positive per nessun leader di peso dell’Unione, se non per il leader ungherese di estrema destra e filorusso Viktor Orban e per l’autocrate turco Erdogan: due figure forti, che governano paesi in tutto o in parte fuori da un vero e proprio processo democratico. Addirittura, ha affermato nell’intervista che Orban gli avrebbe chiesto un supporto concreto, anche in termini economici, e non ha negato del tutto che prima o poi questo aiuto gli verrà fornito. Quello che emerge sempre più chiaramente, come ha detto Cas Mudde sul Guardian, è che per Trump “la sicurezza nazionale degli Stati Uniti è meglio governata con la fine della liberal-democrazia in Europa”.
Intanto, la Danimarca ha classificato per la prima volta gli Stati Uniti come una potenziale minaccia alla sicurezza in un rapporto annuale pubblicato da una delle sue agenzie di intelligence, fornendo ulteriori prove della crescente tensione nell’alleanza transatlantica tra Europa e Stati Uniti.
Immagine in anteprima: frame video Politico via YouTube








Federico
Purtroppo tutto questo colpisce un ventre molle. L'UE è debolissima, figlia di istituzioni pachidermiche e legislatori incompetenti. Il disastro industriale causato dal Green Deal è sotto gli occhi di tutti, la pressione migratoria si scarica costantemente sulle fasce medio-basse, che si ritrovano costrette a una convivenza difficile con persone che arrivano da culture lontane anni luce dalle nostre. In tutto questo vi è una totale incapacità di pianificazione a lungo termine e un'incapacità di autodifesa da potentati economici e individualismi oligarchico-nazionali. La vedo dura che la rivoluzione necessaria arrivi da chi questa Europa l'ha sfasciata... anche perché le sirene di allarme risuonano da tempo
Michele
Ma si oltre alla Russia prendiamocela anche con gli Stati Uniti rimane la Cina e poi abbiamo fatto en plein. L'Europa o meglio, i leader europei, ci stanno portando fuori da un contesto internazionale che sta ridisegnando gli equilibri, vedi Brics. I governi europei non hanno capito o si rifiutano di capire che il braccio di ferro che hanno voluto con la Russia è perso. I soldati ucraini sono allo stremo sia come forze sul campo e sia moralmente così come il popolo ucraino, vogliono la pace qualsiasi essa sia, come cominciano ad accennarne anche i nostri giornaloni, il che è tutto dire. L'Europa cosa fa? Parla ancora di inviare armi, ma si guarda bene da dire di mandare propri soldati perchè nessuno ha intenzione di farlo e quindi di cosa stiamo parlando. Le condizioni le detta chi vince, chi perde non resta che accettarle e l'ottusità non fa altro che spostare la resa più avanti con altre vite umane perse e con condizioni per la pace presubilmente peggiori.
Valigia Blu
Hai ragione, siamo noi europei che abbiamo "costretto" la Russia a invadere Cecenia, Georgia e Ucraina negli anni, l'estrema destra MAGA a tentare un'insurrezione il 6 gennaio 2021, e l'attuale Presidente a chiedere la Groenlandia alla Danimarca mentre porta avanti politiche fasciste nei suoi confini e cerca con tutta probabilità di iniziare una guerra col Venezuela. Tra le altre cose. Meno male che negli anni '20-'40 una parte considerevole dei cittadini europei non ha ragionato in questi termini: " Le condizioni le detta chi vince, chi perde non resta che accettarle".