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Salviamo il paesaggio: stop al consumo di territorio. Basta #occupyitaly

2 Novembre 2011 4 min lettura

Salviamo il paesaggio: stop al consumo di territorio. Basta #occupyitaly

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Cassinetta di Lugagnano vuole salvare il mondo.

Si è svolta nei giorni scorsi a Cassinetta di Lugagnano l’Assemblea fondativa del “Forum italiano dei movimenti per la tutela del paesaggio e dei suoli fertili”. Si tratta dell’unione di una serie di associazioni nazionali tra cui Italia Nostra, Slow Food, Legambiente, Associazione dei comuni virtuosi, movimento Stop al Consumo di Territorio e oltre 400 associazioni locali che si prefiggono un obiettivo urgente: fermare l’insensato consumo di terreni fertili che distrugge giorno per giorno il nostro paese.
La sfida è complicata. L’hanno spiegato molto bene alcuni amministratori: coniugare lo sviluppo delle attività economiche con la tutela del paesaggio non è semplice. La buona notizia è che si può fare. La questione vera, terribilmente difficile e complessa, è come farlo.
Si parte però da una consapevolezza: altrove si fa già. Per esempio in Germania esiste dal 1998 la “legge Merkel” sulla limitazione del consumo di suolo, che definisce obiettivi imperativi di riduzione dei consumi di suolo al cui raggiungimento concorrono i diversi Laender federali.
Uno studio dell’APPA della Provincia di Trento spiega però che “difficilmente si può raggiungere una riduzione significativa della tendenza attuale attraverso poche misure isolate. E’ invece necessario ricorrere a una vasta gamma di strumenti, sia di natura giuridica e pianificatoria, sia con contenuto economico e fiscale, sia con finalità comunicativa.”
Anche in Italia si può fare: il comune di Cassinetta di Lugagnano del sindaco Domenico Finiguerra si vanta di essere il primo comune italiano a “zero consumo di suolo”. Spesso è capitato di sentire commenti del tipo “Sì, d’accordo ma si tratta di un piccolo comune della bassa: in una grande città non si può fare”.
E invece arriva Luigi De Falco, assessore all’Urbanistica del Comune di Napoli, la terza città italiana per abitanti, che ci spiega il contrario: il piano regolatore del 2003 di Vezio De Lucia è già a zero consumo di suolo e la nuova amministrazione lo sta applicando alla lettera.
Roberto Ronco, assessore all’ambiente della Provincia di Torino, illustrando la recente approvazione di una variante al PTCP (piano territoriale di coordinamento provinciale dei piani regolatori) che prevede il consumo zero. L’obiettivo è stato raggiunto consultando preventivamente gli agricoltori, poi i professionisti del settore e infine i costruttori che hanno accettato il patto ad alcune condizioni. Il piano ha già avuto una prima applicazione concreta: IKEA aveva acquistato alcuni terreni agricoli per espandersi ma ha dovuto rinunciare ripiegando sulla riqualificazione di terreni già occupati: “Il PTCP era diventato legge regionale e abbiamo detto ad IKEA che le leggi si rispettano” ha spiegato tranquillamente l’assessore.
Un primo risultato è acquisito quindi: il paesaggio si può salvare.
L’attenzione si sposta allora sul cibo, sull’agricoltura, sul territorio. Perché il paesaggio italiano non esiste senza agricoltura e l’agricoltura non esiste senza cibo. Se il cibo diventa una “commodity”, se si pagano agli agricoltori pochi centesimi per un chilo di ortaggi o di frutta allora non ci saranno più agricoltori a presidiare il territorio, ci saranno frutteti o boschi abbandonati e frane incombenti.
Carlin Petrini di Slow Food ha parlato del cambio di paradigma davanti al quale siamo: se non daremo valore al cibo, se non daremo la giusta importanza alla produzione del cibo, allora non saremo in grado di proteggere il paesaggio che può creare valore sotto forma di turismo come ha spiegato poi Vittoria Brancaccio, presidente di Agriturist. L’expo di Milano (su questo tema c’è anche qualche contestazione) avrebbe potuto essere l’occasione di lanciare un modello, di occuparsi veramente di cibo e di come dare da mangiare al miliardo di persone che soffre la fame mentre nel mondo occidentale si rubano terreni fertili per produrre biomasse da cui derivare carburanti.
Spiega Stefano Boeri, assessore alla Cultura di Milano, che il suo modello di “orto planetario” non è riuscito a prevalere ma che il suo sforzo sarà rivolto a far cambiare il pensiero comune per cui il valore del terreno si misura in metri cubi di possibile costruzione: non c’è posto migliore del Parco Agricolo Sud Milano per lanciare questo messaggio.
Proprio Boeri sostiene che il “nuovo PD” sta più a Cassinetta di Lugagnano a parlare di agricoltura piuttosto che alla Leopolda.
L’obiettivo di questo forum è ambizioso, importante. Perché non si può andare avanti a consumare 12 ettari al giorno in Lombardia: è insensato e insostenibile, soprattutto quando esistono un’infinità di appartamenti e capannoni sfitti e inutilizzati. E allora una delle proposte del forum è quella del censimento dei vani sfitti, che va benissimo.
L’altra proposta è quella di una legge di iniziativa popolare per la tutela del libero suolo e del paesaggio: al momento si tratta di un testo un po’ pomposo, una serie di dichiarazioni di principio che assomiglia ad un manifesto più che ad una legge. Una cosa inutile insomma, perché le leggi urbanistiche esistono nel nostro paese e non sarebbero nemmeno male se fossero applicate a tutti i livelli di governo e non eluse in diversi modi.
L’utopia insomma è forte nel gruppo dei fondatori: certo il paese non si salva con l’agricoltura biodinamica ovvero l’omeopatia applicata all’orto (da non confondere con l’agricoltura biologica). Il compito di questo forum sarà quindi quello di trovare delle strade praticabili nel mondo del 2011: cosa non facile ma necessaria in un momento in cui il professor Prodi ci spiega che la Cina sta acquistando grossi appezzamenti di terra in Africa per garantirsi il fabbisogno alimentare e che nel prossimo futuro nasceranno tensioni e forse guerre per il cibo, l’acqua e appunto il suolo.
Paolo Sinigaglia
@valigiablu - riproduzione consigliata

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