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“Spiccare il volo o cadere?”. A che punto è la lotta dei lavoratori ex Gkn dopo due anni di assemblea permanente

8 Luglio 2023 13 min lettura

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“Spiccare il volo o cadere?”. A che punto è la lotta dei lavoratori ex Gkn dopo due anni di assemblea permanente

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Si è conclusa nel pomeriggio del 6 luglio l’azione dei lavoratori ex Gkn, e a quanto pare ha portato dei risultati. Per esempio, un tavolo fissato a inizio settimana prossima con Inps e Ispettorato del Lavoro, scrive la Rsu ex Gkn. E poi finalmente parte dell’ammortizzatore sociale. “Sono arrivati sui conti correnti degli operai i primi bonifici della cassa integrazione, ancora confusi e parziali, ma si comincia a vedere un segno positivo alla voce entrate, cosa che non accadeva dal mese di novembre”, annuncia la Rsu ex Gkn. “Ad oggi sono arrivati tra i due e i quattro mesi di cassa, cifre misere, soprattutto per chi ha lavorato alla manutenzione”.

Mancano ancora buste paga e spettanze da Qf. L’azienda di Francesco Borgomeo, in liquidazione da febbraio, aveva rilevato la Gkn Driveline nel dicembre 2021 e avrebbe dovuto reindustrializzare il sito di Campi Bisenzio. 

Da qui l’esigenza dell’incontro “per fare chiarezza e per creare un cordone sanitario tra il territorio e la violenza che questa proprietà sta esercitando contro una intera comunità” ma anche “per capire se e come le nostre azioni riprenderanno in città”, scrive la Rsu nel comunicato. “Luglio, Insorgo quando voglio”. Perché la misura è colma, dopo otto mesi senza stipendi. In fondo, l’avevano anche annunciato chiamando la due giorni di eventi in occasione del secondo anniversario dell’assemblea permanente proprio così: “Luglio, Insorgo quando voglio. 8 e 9 luglio, due anni di lotta”.

Ma ripercorriamo “la presa della Torre” che, sebbene faticosa per i soggetti coinvolti direttamente, ha decisamente dato una scossa alla situazione di stallo in cui era precipitata la vertenza negli ultimi mesi.

Venerdì 30 giugno. Il Collettivo di Fabbrica ex Gkn si scusa con la sua Firenze tramite uno striscione appeso alla Torre San Niccolò, situata in Oltrarno, ma anche questa azione è un passaggio necessario. Per farsi sentire, tocca urlare, e magari salire su una torre di 45 metri, di fatto una porta più imponente delle altre (Porta San Niccolò), l’unica delle mura cittadine a non esser stata “scapitozzata” (cioè abbassata rispetto all’altezza originaria) nel Cinquecento. Centosessanta gradini e poi un panorama mozzafiato. Dove restare fino a che ce ne sarà.

La torre di San Niccolò a Firenze sulla quale sono saliti i manifestanti del collettivo.
via Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Nel tardo pomeriggio, dunque, alcuni lavoratori ex Gkn entrano nello storico monumento fiorentino, al momento chiuso al pubblico per via dei lavori in corso. “Non un atto di disperazione”, scrivono, ma compiuto “con la serenità di chi sa che non abbiamo altro che la lotta, la nostra comunità, i nostri corpi”. In serata, Snupo e la brigata sonora assieme ad una cinquantina di persone incoraggiano da sotto i lavoratori sopra.

Sabato 1° luglio. Prosegue la protesta e il presidio ai piedi della Torre, dove giorno e notte lavoratori e solidal3 si danno il cambio. In serata, arriva la chiamata di Dario Nardella. Il Governo ha sbloccato la cassa integrazione, rassicura il sindaco, come riporta la RSU durante l’assemblea della domenica, ripetendo però quel che ai lavoratori era già stato comunicato dall’INPS qualche giorno prima, e motivo per cui una delegazione di lavoratori ex Gkn ha deciso che era arrivato il momento di portare avanti l’azione di cui avevano parlato in assemblea: salire sul monumento cittadino e rimanerci, visto che, contrariamente a quanto annunciato, i soldi promessi non erano stati accreditati (Un gruppo di lavoratori ex Gkn aveva già effettuato due blitz alla sede dell’INPS di Firenze l’19 e il 20 giugno in cerca di risposte ai mancati pagamenti. Gli era stato detto che in 8-10 giorni lavorativi i pagamenti sarebbero arrivati).

Nello specifico, i lavoratori chiedono il pagamento del periodo 1-9 ottobre, di sbloccare tutti i flussi per far avere ai lavoratori tutta la cig arretrata, la consegna delle buste paga, il pagamento delle spettanze, far partire la reindustrializzazione dal basso con un tavolo regionale e sostegno pubblico al progetto, e quindi la messa a disposizione dello stabilimento per la reindustrializzazione portata dallo scouting pubblico e dal progetto elaborato dal comitato tecnico scientifico del Collettivo di fabbrica; infine, la reintegrazione di coloro che sono stati costretti a licenziarsi in questi ultimi mesi. In una breve assemblea in serata, viene convocata assemblea cittadina per il giorno successivo.

Domenica 2 luglio. Centinaia di persone partecipano all’assemblea delle 18 in piazza Poggi, ai piedi della Torre. Parlano Matteo Moretti e Massimo Barbetti, a nome della RSU ex Gkn, e aggiornano la cittadinanza sullo stato della vertenza. Istituzioni e Prefetto (nella figura del Capo di Gabinetto), hanno messo come pregiudiziale per un incontro lo  scendere dalla Torre, ma il Collettivo sui social rincara: “(…) Sono stati muti e inoperosi di fronte a famiglie senza stipendi e ora dettano condizioni. L'azione sulla torre prosegue e finisce come e quando decidiamo”.

Sempre dal Comune, è arrivato un appello affinché il Governo si prenda carico della situazione dei lavoratori con l’Assessora al Lavoro, Benedetta Albanese, riferisce Moretti. Sono mesi, infatti, che il Ministero tace sulla vertenza. 

All’assemblea partecipa anche una delegazione dei lavoratori Si Cobas in sciopero dal 30 maggio a Mondo Convenienza, sempre a Campi Bisenzio, a poche centinaia di metri dallo stabilimento della ex Gkn. Nonostante le botte e i vari tentativi di sgombero, “lo sciopero ha visto raddoppiare il numero dei lavoratori dall’inizio” ha detto a nome dei lavoratori Si Cobas, Luca Toscano, a cui era stato notificato ad aprile il foglio di via proprio dal Comune di Campi Bisenzio (come del resto alla sindacalista Sarah Caudiero), entrambi revocati poi nel giro di qualche settimana. Sono infatti 40 i lavoratori iscritti ai Si Cobas che portano avanti lo sciopero in via della Gattinella, e chiedono alla RL2, la ditta in appalto che lavora per conto di Mondo Convenienza, il rispetto della legge, la fine dello sfruttamento dei lavoratori, tutti uomini, per lo più stranieri (pakistani, moldavi, albanesi, rumeni), e cioè l’applicazione del contratto di categoria (quello della logistica, e non il multiservizi), supporti meccanici tipo montacarichi per il trasporto dei mobili, la fine del sistema di caporalato, il pagamento degli straordinari e quindi le 8x5 (otto ore lavorative per cinque giorni) appunto. “L’azienda si rifiuta di mettere i marcatempo”, riferisce Toscano a seguito del Tavolo in Regione durato ben otto ore. “Perché così possono continuare a far lavorare gratis.” 

Quella coi Si Cobas rappresenta un’importante convergenza delle lotte, una delle tante realtà solidali presenti in piazza Poggi, “la famiglia allargata” a cui fa spesso riferimento il Collettivo. “Mondoconvenienza, Fimer, Maggio fiorentino ecc., per ogni precaria e precario, disoccupato e disoccupato. Non ci scordiamo nulla di questi due anni di assemblea permanente,” scrive il Collettivo sui social, ribadendo che “questa attenzione è per tutte e tutti”, e anche abbracciando “tutti i colleghi/e, amici, fratelli, sorelle, che si sono dovuti licenziare in questi mesi di disperazione. Vi riporteremo con noi.”

Valerio Fabiani (Regione Toscana) annuncia l’interesse di un soggetto a rilevare lo stabilimento. “Giovedì il primo tassello di questo puzzle sarà reso noto”, riferisce Fabiani, consigliere regionale speciale per il Lavoro e le Crisi Industriali. “Ci sarà questo primo soggetto che si è palesato nell’ambito dello scouting della Regione”. 

Alla fine dell’assemblea, dai piedi della Torre circa 250 tra lavoratori, solidal3 e cittadin3 improvvisano un corteo per le strade del centro di Firenze. Dietro lo striscione “La nostra rabbia tocca il cielo. Buste, reddito, reindustrializzazione”, sfilano accanto a centinaia di cittadin3 e turist3, per lo più stranier3, che affollano le viuzze del centro storico, nella prima estate dopo l’emergenza pandemica e incuriosit3 riprendono con il cellulare. Un corteo partito con la stanchezza di due anni di assemblea permanente — troppe le battute d’arresto, perché troppi i lavoratori costretti a licenziarsi per agganciare uno stipendio, per compensare vittorie solo parziali — ma che vede crescere l’entusiasmo e l’orgoglio dei partecipanti mentre attraversano Piazza Signoria e poi sfilano sul Ponte Vecchio, i fumogeni a incorniciare un tardo pomeriggio dorato, un drago colorato e fumante che dalla Torre gli operai vedono entrare di prepotenza nel panorama cittadino. Si sentono, ci sentiamo, di nuovo invincibil3.

I manifestanti dell'ex Gkn con dei fumogeni e dei tamburi marciano per Firenze.
Foto: Silvia Giagnoni

Eppure, stanno gridando la rabbia operaia di otto mesi senza stipendio, di lavoratori con un contratto a tempo indeterminato in quella che fino al 9 luglio 2021 era tra le fabbriche più sindacalmente avanzate del paese. E allora, siamo alla resa dei conti: spiccare il volo o schiantarsi a terra, per davvero. Un luglio risolutivo per i lavoratori di Campi Bisenzio — settimane decisive anche per capire se la reindustrializzazione dal basso riuscirà a decollare, se il Collettivo sopravviverà a un assedio che ha messo a dura prova molti, in una vicenda in cui pochi possono dirsi davvero assolti, per parafrasare De Andrè. Solo il territorio e la comunità solidale che si è stretta attorno alla fabbrica stanno provando a scrivere un altro finale ad una storia che assomiglia in maniera inquietante, per chi vuol vedere, a troppe altre.

Manifestanti dell'ex Gkn con uno striscione con su scritto "La nostra rabbia tocca il cielo. Buste, reddito, reindustrializzazione".
Foto: Silvia Giagnoni

“Esiste un modus operandi con cui si portano avanti le delocalizzazioni e le deindustrializzazioni?”, chiedeva infatti la RSU il 21 marzo nell’Aula delle Commissioni Attività Produttive della Camera dei Deputati. Una domanda a cui ha dato una sua risposta il Governo Meloni, tristemente proprio il Primo Maggio, varando un Decreto Lavoro, che tra l’altro concede una cassa ad un’azienda in liquidazione (e quindi senza una prospettiva di re-industrializzazione), ignorando il dossier depositato dalla Rsu ex Gkn alla Camera, e invece avvallando la versione dell’azienda circa la presunta inagibilità dello stabilimento di Campi Bisenzio.

Nel caso dei lavoratori ex Gkn, dove la resistenza è stata più lunga e sostenuta che altrove, le istituzioni competenti hanno fatto scelte precise. “Una […] è stata smettere di applicare il contratto nazionale, l’integrativo e persino il diritto alla busta paga,” spiega Dario Salvetti nei GKN Files, il podcast autoprodotto dalla Convergenza Culturale ex Gkn.

Lunedì 3 luglio. Una delegazione di lavoratori ex Gkn viene ricevuta dall’INPS (la Prefettura invece non li fa entrare). Scrive il Collettivo: “Secondo quanto appreso la nostra azione ha smosso il Ministero e Inps nel chiedere i flussi a Qf (passaggio necessario per pagare la cassa). Ricordiamo che stiamo parlando dei dati dei mesi passati e che ogni azienda dovrebbe averli pronti massimo entro la metà di ogni mese.” Mercoledì (5 luglio) dovrebbe arrivare parte della cassa di ottobre, novembre, dicembre e gennaio.” Ma sono solo parole e quindi, “Non scendiamo”. 

Martedì 4 luglio. Il Collettivo non si dimentica dei lavoratori del cantiere con cui da lunedì si sono confrontati. “Nonostante la nostra azione provochi un problema per loro, ci hanno dato solidarietà”, scrive sui social. “Purtroppo questo è il ricatto in cui ci hanno lasciato: la nostra azione sindacale è l'assemblea permanente e la stiamo praticando. Qualsiasi altra azione facciamo in città si scarica su un territorio che non solo è incolpevole ma è anche solidale. È così. Ci hanno lasciato rabbiosi e affamati a prendercela con chi abbiamo attorno, con il rischio di trovarci a litigare con altri lavoratori come noi”. E Il Collettivo ricorda un’altra azione estrema: l’“occupazione” di 30 ore del Consiglio Comunale del novembre scorso.

Mercoledì 5 luglio. Arriva mercoledì ma i soldi ancora non ci sono. Viene indetta una nuova conferenza stampa sotto la Torre San Niccolò. Il problema non riguarda solo il mancato pagamento della cassa integrazione, il ritardo cioè dell’INPS nell’erogare un ammortizzatore approvato a maggio. Da novembre 2022, Qf ha smesso non solo di pagare, ma anche di consegnare le buste. Il Tribunale di Firenze ha accolto 238 decreti ingiuntivi di pagamento e stabilito che, se non c’è l’ammortizzatore, i lavoratori hanno diritto allo stipendio. Ha anche ribadito che lo stabilimento è agibile.

Il messaggio che sta pericolosamente passando, dice Matteo Moretti (Rsu ex Gkn), è che “allora si può non pagare gli stipendi, non pagare i contributi” (…) Il fatto che stia passando sotto i riflettori “può essere un megafono di un’illegalità diffusa”.  Per questo, ribadisce Moretti, “è nostro dovere lottare”.

E alle richieste dei giornalisti di fare collegamenti dalla Torre o di salire in cima a fianco degli operai, arriva il rifiuto fermo della RSU. Non solo per motivi di sicurezza, ma anche per evitare una spettacolarizzazione. “Nel pieno rispetto del ruolo che riveste la stampa, è per noi importante sottolineare come rischi di essere sbagliato un sistema dell’informazione che scelga di inseguire la spettacolarità del gesto estremo”.

Una critica al sensazionalismo e una bacchettata al mondo dell’informazione che non sempre ha aiutato a far luce su una vicenda complessa. Qf, in liquidazione dal 22 febbraio, ha ottenuto due casse integrazione retroattive, “improprie” secondo la Rsu, o quantomeno anomale—quella contenuta all’art. 30 del Decreto Lavoro e la 11 ter. 

Moretti fa appello anche a Palazzo Vecchio per l’istituzione di un tavolo con la “regia politica” del Comune di Firenze con INPS, Inail e Ispettorato del Lavoro perché “intervenga su Qf e la metta in riga sul rispetto della legge e dei contratto. Non si può utilizzare la burocrazia come arma per calpestare diritti acquisiti.” E infatti, dopo la conferenza stampa, alcuni lavoratori ex Gkn si spostano con un presidio proprio in Piazza della Signoria con uno striscione “Sbloccate gli stipendi o blocchiamo la città,” in una via crucis in cerca di risposte e azioni concrete che in settimana ha visto i lavoratori ex Gkn passare di nuovo dall’INPS, al Consiglio Regionale, alla Prefettura.

Moretti riferisce anche di personale incaricato dall’azienda che sta valutando i macchinari, presumibilmente per venderli tramite aste online, ma ricorda anche che tali macchinari sono stati pignorati dal Tribunale di Firenze. D’altra parte, per dare un futuro dello stabilimento sarà necessario mettersi al tavolo con la stessa Qf. “Noi vogliamo una trattativa con l’azienda”, dice la RSU ex Gkn, che chiede anche un tavolo con la Regione assieme a tutti i soggetti interessati alla re-industrializzazione, incluse le componenti che stanno portando avanti il progetto di riconversione dal basso, la startup italotedesca con il suo progetto per la costruzione di componenti di pannelli solari di ultima generazione, la nascente cooperativa con il comitato promotore, e i soggetti finanziatori (CFI, Legacoop,). La Rsu lamenta anche che fino a ora tale progetto di reindustrializzazione dal basso non ha ottenuto la dovuta attenzione. 

Giovedì 6 luglio Arrivano i primi bonifici della cigs, seppure “confusi parziali e contraddittori”. E così, alle 17, finisce, senza fanfare, l’azione della Torre San Niccolò.

“La lotta torna a concentrarsi di fronte ai cancelli della fabbrica dove prenderà il via dopo domani la 2 giorni: ‘Luglio insorgo quando voglio’, scrive il Collettivo.

Quasi in contemporanea viene annunciato che il soggetto interessato a rilevare lo stabilimento è il Consorzio di cooperative Abaco di Genova. Il Presidente della Regione Eugenio Giani parla di “primo passo verso la reindustrializzazione del sito”. Il Consorzio trasformerebbe il sito di Campi Bisenzio in parco industriale, composto da varie attività a cui fornirebbe servizi e supporto. All’incontro in Regione, hanno partecipato il vicepresidente di Abaco, Alessandro Testa, assieme alla Rsu e ai sindacati. “Vorrei precisare che l’intervento di Abaco, in veste di gestore del sito e coordinatore della comunità dei molteplici soggetti industriali che potrebbero insediarsi, è condizionato appunto alla tenuta di tutte le tessere di questo puzzle”, spiega Testa. Il Collettivo di Fabbrica prende atto e parla di ipotesi da verificare.

La Fiom, anch’essa cauta, scrive che si tratta dell’“inizio di un percorso che dovrà unire più soggetti e riportare lavoro e occupazione nello stabilimento”. Comunque “da lì si deve ripartire per mettere insieme lavoro e occupazione”, secondo Stefano Angelini della Fiom. Uno di questi soggetti potrebbe essere proprio la nascente cooperativa dei lavoratori ex Gkn che si costituirà formalmente la prossima settimana. Quel che è certo è che per il progetto di reindustrializzazione dal basso saranno settimane decisive.

La Rsu ribadisce: “Luglio deve darci una road map chiara di come continuare”. E aggiunge, con un misto (ossimorico) di umiltà e orgoglio. “Non esiste un laboratorio Campi Bisenzio, ma esiste comunque un territorio dove a pochi metri di distanza resiste la famiglia allargata di Mondoconvenienza, dove si prova a costruire mutualismo e fabbrica socialmente integrata, dove un’amministrazione comunale si pone forse il problema di cosa vuol dire essere ‘nuovi’ e ‘diversi’, dove non passa l’inceneritore da sempre e dove una piana lotta contro le nocività.”

Venerdì 7 luglio I sindacati confederali metalmeccanici (Fim, Fiom e Uilm) hanno indetto uno sciopero nazionale di quattro ore per la giornata del 7 luglio al Nord (mentre al Sud si asterranno dal lavoro lunedì 10) “per il rilancio dell’industria, l’occupazione, gli investimenti, la transizione sostenibile e per la soluzione della crisi”. “Uno sciopero di avvertimento”, lo definisce il segretario della Fiom Michele Di Palma, denunciando nuovamente la mancanza di politica industriale in Italia. Il caso Gkn è l’epitome di tale assenza, a cominciare proprio dal comparto metalmeccanico. “Il parco automotive c’è stato tolto il 9 luglio 2021 e le istituzioni di questo Paese non hanno mosso un dito”, ha ricordato Moretti.  “Nessuno è andato a suonare il campanello a Stellantis, nessuno ha mosso un dito per salvare l’indotto automotive”.

La Fiom elenca anche la vertenza della ex Gkn tra le altre, ma in questi giorni di presidio sotto la Torre, la RSU ex Gkn ha chiamato in causa anche l’organizzazione sindacale che “avrebbe potuto intervenire in maniera vertenziale già da mesi”. In proposito, la Fiom si limita a dire che sta valutando “quello che è utile alla vertenza”.

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Da parte dell’organizzazione nazionale c’è stato un comunicato con un appello che sprona per l’ennesima volta a un intervento le istituzioni. Da rilevare, che anche quest’anno, non c’è stata traccia della vertenza Gkn nel programma della Fiom in Festa che si è tenuta dal 28 giugno al 2 luglio, a un paio di chilometri dalla Torre di San Niccolò su Lungarno Soderini.

Intanto, in via Fratelli Cervi, fervono i preparativi per la due giorni di eventi dell’8 e 9 luglio in occasione dell’anniversario della più lunga assemblea permanente nella storia operaia italiana. Oltre a un concerto gratuito davanti alla fabbrica con Assalti frontali, Punkreas, Willie Peyote, Romanticismo Periferico, e Mauràs, ci sarà un’assemblea di convergenza tra lotte sindacali e climatiche con la partecipazione di soggetti internazionali. Domenica 9 luglio, l’arrivo della carovana del mutualismo.

Immagine in anteprima: Foto di Silvia Giagnoni

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