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La Rai è nostra e non si vende

25 Ottobre 2010 5 min lettura

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La Rai è nostra e non si vende

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Fini l’aveva annunciato una decina di giorni fa, e Bocchino e Della Vedova non hanno perso tempo. Hanno depositato la proposta di legge di Futuro e Libertà di privatizzare la RAI. Fatta a pezzi e venduta ai migliori offerenti? Non è solo Fini a volerlo, altri ci avevano già pensato, in precedenza, anche nel centrosinistra, ma quella addotta dal Presidente della Camera è una motivazione forte. Dice Fini che la privatizzazione è il solo modo possibile di estromettere i partiti dal servizio pubblico. E una volta smantellata la Rai chi svolgerà il “servizio pubblico radiotelevisivo”? Secondo i FLI, abolendo il canone, lo stato potrebbe/dovrebbe versare consistenti contributi ai Gr e ai Tg delle emittenti private che garantissero un’informazione pluralista. 

Su questa ipotesi non è d’accordo Gilberto Squizzato, da più di trent’anni giornalista, autore e regista interno della Rai, del quale Minimum Fax ha pubblicato qualche mese fa LA TV CHE NON C’È (come e perché riformare la Rai)
Altro che vendere la Rai! Io sono d’accordo invece con Giovanni Valentini, che su Repubblica ha scritto che abbiamo assolutamente bisogno di una tv “di stato” e non dei partiti. E in un precedente intervento davanti alla Commissione Parlamentare di Vigilanza aveva addirittura affermato che la Rai deve essere “la pietra angolare” del sistema radiotelevisivo italiano. Ed io aggiungo: la Rai è un bene pubblico fondamentale e irrinunciabile la cui proprietà deve restare ai cittadini, come l’acqua. 

Fini dice che la privatizzazione è il solo modo per liberarla dall’ingombrante occupazione esercitata dai partiti. Che cosa non ti convince di questa proposta? 

E allora che faremo del servizio sanitario nazionale? Dal momento che i partiti si intromettono al punto da nominare i primari dovremo vendere gli ospedali e smantellare le ASL?! Faremo così anche per la scuola, l’università, la ricerca?… A dir il vero qualcuno ci aveva già provato a privatizzare perfino la Protezione Civile e i servizi logistici delle Forze Armate! Per fortuna gli italiani li hanno fermati in tempo. 
Però l'analisi di partenza di Fini è condivisibile, in linea di massima: come se ne esce? 
Riconducendo i partiti alla loro autentica funzione, che è quella di rappresentare i cittadini dal punto di vista politico e partitico là dove lo prevede la Costituzione, cioè nelle assemblee elettive (consigli comunali, provinciali, regionali, Parlamento). Ma per il resto tutto ciò che è “pubblico” deve essere gestito da persone competenti che non rendono conto ai partiti: e perciò anche la Rai non è una proprietà dei politici. 

Nella gestione del servizio pubblico sta diventando prassi, da parte di chi vince, imporre i propri uomini ai vertici. Non c'è il rischio che diventi un'abitudine, che si dia per scontato il meccanismo? 
Sì, ed è un male. La Rai deve cessare di essere un bottino di guerra di cui si impadroniscono i vincitori delle elezioni, che poi si degnano di lasciare qualche piccolo lotto agli sconfitti. Tutto questo deve finire, con una legge che “rifondi” la Rai e riformi il suo sistema di governo restituendola alla società. Gli italiani quando vanno a votare si esprimono attraverso i partiti, ma la società per il resto è articolata in tanti corpi intermedi. Penso alle organizzazioni dei lavoratori, dell’impresa, della cultura, della scienza, dello spettacolo, dell’arte.. penso soprattutto agli utenti: possibile che ancora non si capisca che devono essere loro a scegliere i dirigenti della Rai? In Italia ci sono cinque milioni di cittadini che fanno gratuitamente volontariato: questa Italia non deve contare nulla nella rappresentazione radiotelevisiva del paese? 
Nel tuo libro avanzi una proposta di riforma del Consiglio di Amministrazione che ci pare molto radicale. 
Le soluzioni possono essere le più diverse: l’importante è obbligare i partiti e il governo a rendersi conto che non hanno alcun titolo per considerarsi i padroni dell’informazione offerta dal servizio pubblico, non spetta a loro scegliere e nominare i direttori dei Tg e delle reti, né spetta a loro decidere quali programmi si devono fare, chi deve essere assunto e chi no. 
Fuori totalmente i partiti dalla Rai? Non rischia di passare per una provocazione inattuabile? 
Basterebbe che nel CdA ci fossero due o tre rappresentanti del Parlamento, con il compito di vigilare e imporre non solo pluralismo nel dare la voce ai partiti, ma anche alle tantissime componenti della società. 

Tornando alla proposta Fini (FLI), riassumibile in "privatizzazione, via il canone e contributi a chi fa dei bei TG", cos’accadrebbe con una simile proposta? 
Non voglio fare dietrologie, ma so che molti interpretano quel progetto spiegandolo col bisogno del nascente Terzo Polo Politico di disporre di un forte Terzo Polo televisivo. A me basta ricordare che una TV non è solo i TG, è anche tutto il resto dei programmi… 

E dunque? 
E dunque - fatte salve le riserve indiane di pezzi minuscoli e minoritari di servizio pubblico “garantito” (ma sarebbe impossibile!) da Tg e Gr privati finanziati dallo stato - tutto il resto dei programmi finirebbe per dipendere esclusivamente dal sistema pubblicitario. È questo che vogliamo? Telefilm, fiction, intrattenimento, inchieste, racconto del reale, sport… tutti i palinsesti assoggettati agli interessi di chi compra e vende spot? 

E che interesse avrebbero mai i partiti a veder ridotto il proprio peso numerico nel CdA? 
Il loro vantaggio sarebbe quello di non perdere il controllo della Rai quando perdono le elezioni semplicemente perché non è il loro compito controllarla. Una Rai autonoma e indipendente sarebbe una garanzia per tutti i partiti: perché - anche ad essere miopi ed egoisti - le regole vanno fatte per quando si perde, non per quando si vince. Se no è inutile lamentarsi quando i vincitori scelgono i loro direttori… Se è la regola vigente, inutile scandalizzarsi. 

Ma privatizzando la Rai, spiega Fini, gli italiani risparmierebbero 1.300 milioni di canone… 
Sapete quanto costano le Province? 14 milioni di euro, dieci volte tanto. Non perdiamo il senso della misura! E sapete quanto spende annualmente ogni italiano per la sua salute fisica, pagando asl e ospedali pubblici e privati? Centottanta volta quello che spende, per così dire, per la “salute informativa” che dovrebbe essergli garantita da un servizio pubblico radiotelevisivo veramente autonomo e di qualità in cui i “primari” delle reti e dei Tg non siamo scelti dai partiti. 

Dimentichi le pay tv. Lo spettatore potrebbe comprarsi i programmi migliori e di suo gusto, volendo…
Volendo e avendo i soldi per pagare l’abbonamento di Sky o delle altre tv satellitari. E tutti quelli (la maggioranza degli italiani) che non possono? E comunque lì si vedrebbero solo TG che non collidono con gli interessi dei proprietari dei network e degli amici (anche politici) dei proprietari. Non avete letto che l’Enel ha ritirato giorni fa la pubblicità dal Fatto Quotidiano per una piccola critica… e in questo caso sono solo spiccioli! La pubblicità in tv costa milioni di euro e chi compra gli spazi televisivi non ama Tg liberi di fare in assoluta autonomia il proprio lavoro.

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