Gaza, Cisgiordania, Siria, Libano: l’espansione imperialista israeliana in Medio Oriente non si ferma
|
|
Dal “cessate il fuoco” dello scorso 10 ottobre, l’offensiva israeliana a Gaza non si è mai fermata. Più di 300 persone sono state uccise e quasi mille ferite: numeri destinati ad aumentare. Più che di un cessate il fuoco, si dovrebbe parlare di una “riduzione del fuoco”, scrive l’editorialista del Guardian, Nesrine Malik. E il progetto di Israele diventa sempre più chiaro: Gaza è il punto più critico dell'espansione dell'imperialismo israeliano, che si estende alla Cisgiordania e oltre.
A Gaza le autorità israeliani tengono la popolazione in un doloroso purgatorio, impedendo il ritorno a condizioni di vita decenti. Nessun ospedale è tornato pienamente operativo. L'arrivo della pioggia e del freddo ha lasciato migliaia di persone esposte alle intemperie in tende fatiscenti. Secondo Oxfam, solo nelle due settimane successive al cessate il fuoco sono state negate le spedizioni di acqua, cibo, tende e forniture mediche da parte di 17 ONG internazionali. Dal giorno del cessate il fuoco, sarebbe stato impedito l’ingresso di quasi 6.500 tonnellate di materiali di soccorso coordinati dall'ONU.
Nei territori occupati della Cisgiordania, la repressione, intensificatasi dal 7 ottobre 2023, si sta trasformando in un vero e proprio assedio militare. La settimana scorsa sono state diffuse le immagini di due uomini palestinesi a Jenin giustiziati dai soldati israeliani dopo che sembravano essersi arresi. Itamar Ben-Gvir, ministro della sicurezza nazionale di estrema destra, ha affermato che le forze coinvolte nelle uccisioni hanno il suo “pieno sostegno”. Hanno “agito esattamente come ci si aspettava da loro: i terroristi devono morire”. Per Human Rights Watch, queste azioni costituiscono “crimini di guerra, crimini contro l'umanità e pulizia etnica... che dovrebbero essere indagati e perseguiti”.
Negli ultimi due anni, più di mille persone sono state uccise dalle forze israeliane e dai coloni in Cisgiordania. Più di 300 casi sono sospettati di essere “esecuzioni extragiudiziali”. Lo scorso ottobre, l'ONU ha registrato più di 260 attacchi da parte dei coloni, il livello più alto dall'inizio dei rilevamenti 20 anni fa. Più del 93% delle indagini su questi attacchi si conclude senza che venga formulata alcuna accusa.
Amnesty International ha descritto l'intensificarsi delle operazioni militari israeliane come parte del “crudele sistema di apartheid di Israele contro i palestinesi” nei territori occupati. “La comunità internazionale deve impedire un'escalation degli attacchi contro i civili in Cisgiordania e agire immediatamente per porre fine all'occupazione illegale da parte di Israele dei territori palestinesi della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e di Gaza”, ha affermato il gruppo.
La settimana scorsa, Israele ha lanciato un'incursione terrestre nel sud della Siria, uccidendo 13 siriani. Secondo Human Rights Watch, le forze israeliane applicano in Siria lo stesso schema visto nei territori palestinesi: sfollamenti forzati, sequestri di case, demolizioni, divieto di accesso ai mezzi di sussistenza e trasferimento illegale di detenuti siriani in Israele. Si tratta di abusi che costituiscono crimini di guerra, prosegue HRW: “I governi dovrebbero sospendere qualsiasi sostegno militare a Israele che possa facilitare le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale nel sud della Siria e imporre sanzioni mirate ai funzionari responsabili delle violazioni”.
In Libano, dove 64.000 persone sono ancora sfollate dalle loro case dopo la guerra dello scorso anno e dove gli attacchi israeliani si sono intensificati, Israele ha lanciato bombardamenti quasi quotidiani sul territorio, nonostante i negoziati di pace dello scorso novembre. Da quando il cessate il fuoco è entrato in vigore il 27 novembre 2024, Israele ha effettuato 669 attacchi aerei contro il Libano, con una media di due attacchi al giorno, riporta l’istituto di sicurezza israeliano Alma Research and Education Center. Secondo una forza di pace delle Nazioni Unite in Libano, Israele è responsabile di oltre 10.000 violazioni aeree e terrestri del cessate il fuoco, durante le quali sono state uccise centinaia di persone.
Come scrivono Roger Cohen e David Guttenfelder sul New York Times, “la situazione in Libano offre un esempio lampante di un nuovo Medio Oriente in cui l'influenza di Israele è quasi onnipresente”. La regione si sta adattando a quello che Abdulkhaleq Abdulla, politologo degli Emirati Arabi Uniti, definisce un “Israele imperiale”, un paese che eliminerà i suoi nemici ovunque: dal Libano alla Siria, da Gaza all'Iran, dallo Yemen al Qatar. Gli attacchi preventivi israeliani sono la nuova norma.
In questo contesto è inimmaginabile che si concretizzi alcun tipo di pace, né in Palestina né nel Medio Oriente in generale, conclude Nesrine Malik. I mediatori, le parti interessate e i diplomatici possono ripetere il linguaggio dei cessate il fuoco graduali e dei piani di ricostruzione, ma la realtà è che si tratta di progetti per un futuro che non vedrà mai la luce. Almeno fino a quando non si fermeranno gli attacchi di Israele.
Immagine in anteprima: frame video Al Jazeera via YouTube








Roberto Simone
Premio nobel per la pace a Trump... già!