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L’Unione Europea e la leadership per la democrazia nell’Est Europa

27 Ottobre 2025 8 min lettura

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L’Unione Europea e la leadership per la democrazia nell’Est Europa

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Il premio Sakharov,  la più alta onorificenza dell’Unione Europea per i diritti umani, è andato quest’anno a due giornalisti che stanno subendo la potente mano della repressione di Stato in Bielorussia e in Georgia. Sono il giornalista bielorusso, Andrzej Poczobut, detenuto dal 2021, e diventato il simbolo della lotta contro il regime di Lukashenko, e la giornalista georgiana, Mzia Amaglobeli, uno dei simboli del movimento pro-democrazia in Georgia e condannata a due anni di carcere nel 2025 per una protesta anti-governativa a Tbilisi. Tra i candidati c’erano anche gli studenti serbi che stanno protestando contro il governo a Belgrado da un anno e i giornalisti e gli operatori umanitari nella Striscia di Gaza.

Poczobut e Amaglobeli “sono attualmente in carcere con accuse inventate, semplicemente per aver fatto il loro lavoro e per aver alzato la voce contro le ingiustizie. Il loro coraggio li ha resi simboli della lotta per la libertà e la democrazia. Questo Parlamento li sostiene e continuerà a sostenerli in tutto ciò che fanno”, ha affermato la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, quando ha annunciato il conferimento del premio.

Mzia Amaghlobeli, fondatrice di due media indipendenti in Georgia che si occupano di politica, corruzione e diritti umani, è stata condannata lo scorso agosto per aver schiaffeggiato un agente di polizia durante una protesta antigovernativa. Di lei avevamo parlato in questo articolo. La Georgia ha assistito a diffusi disordini politici e proteste dopo le elezioni parlamentari dello scorso anno, in cui Sogno georgiano ha mantenuto il controllo del Parlamento. I manifestanti e l'opposizione del paese hanno dichiarato il risultato illegittimo, tra le accuse di brogli elettorali con l'aiuto della Russia.

In questi mesi la giornalista ha fatto lo sciopero della fame per 38 giorni e, secondo quando riportano i suoi avvocati, le sue condizioni di salute, soprattutto la vista, sono sensibilmente peggiorate. Durante il processo, la giornalista ha esortato l'opposizione a continuare a lottare: “Non dovete mai perdere la fiducia nelle vostre capacità. C'è ancora tempo. La lotta continua, fino alla vittoria!”.

Andrzej Poczobut, 52 anni, bielorusso con origini polacche, corrispondente del quotidiano liberal-progressista polacco Gazeta Wyborcza, è stato condannato a otto anni di reclusione – che sta scontando nella colonia penale di Novopolotsk – per “aver danneggiato la sicurezza nazionale della Bielorussia”, “incitato l’odio nazionale o religioso” e “riabilitato il nazismo”. Nonostante soffra di una grave malattia cardiaca, Poczobut è stato più volte messo in isolamento, a volte per periodi fino a sei mesi, hanno dichiarato gli attivisti per i diritti umani.

Gazeta Wyborcza ha dichiarato di sperare che il premio “sia un primo sasso in grado di scatenare una valanga di eventi a catena che porti all'imminente rilascio del nostro corrispondente bielorusso. Il destino di Andrzej ha finalmente smesso di essere un gioco tra i servizi speciali di Lukashenko e la Polonia. È una questione che riguarda tutta l'Europa”.

Il premio – che prende il nome dal dissidente sovietico premio Nobel per la pace Andrei Sakharov – è stato creato nel 1988 per onorare individui o gruppi che difendono i diritti umani e le libertà fondamentali. Il vincitore viene scelto da alti legislatori dell'UE tra i candidati nominati dai vari gruppi politici del Parlamento europeo. Diversi premi Sakharov, tra cui Nelson Mandela, Malala Yousafzai, Denis Mukwege e Nadia Murad, hanno poi vinto il Premio Nobel per la pace. La leader dell'opposizione venezuelana María Corina Machado, che ha vinto il Premio Nobel per la pace all'inizio di questo mese, ha ricevuto il Sakharov l'anno scorso. Non è affatto certo, tuttavia, che il premio aiuterà effettivamente Poczobut. In passato, Lukashenko ha risposto alle pressioni internazionali raddoppiando l'autocrazia.

Alexander Lukashenko, considerato "l'ultimo dittatore d'Europa", governa la Bielorussia da oltre trent'anni, mantenendo la sua presa sul potere attraverso elezioni ritenute dall'Occidente né libere né regolari, e violente repressioni del dissenso. In seguito alle proteste del 2020, che hanno visto centinaia di migliaia di persone scendere in piazza, più di 65mila cittadini sono stati arrestati, migliaia sono stati picchiati e centinaia di media indipendenti e organizzazioni non governative sono state chiuse e messe fuori legge. 

Poczobut è stato arrestato due volte nel 2010 e nel 2011 dopo aver parlato nei suoi articoli delle manifestazioni di protesta contro Lukashenko. Durante le proteste di massa del 2020, durante le proteste di massa, l'ostilità del regime bielorusso nei confronti del giornalista si è intensificata. Il 25 marzo 2021, membri dei servizi segreti bielorussi hanno fatto irruzione nel suo appartamento a Grodno, hanno arrestato Poczobut e sequestrato il suo computer, i suoi documenti e i suoi libri in polacco.

Lo stesso Lukashenko aveva commentato pubblicamente l'arresto: “Un'organizzazione illegale a Grodno ha apertamente glorificato banditi e nazisti”. Per Poczobut è stato l'inizio di una lunga odissea attraverso una serie di carceri bielorusse.

Poczobut avrebbe potuto essere liberato molto tempo fa se si fosse sottomesso a Lukashenko, avesse implorato pietà e avesse lasciato la Bielorussia. La proposta gli è stata fatta per la prima volta subito dopo il suo arresto, ma il giornalista l’ha puntualmente rifiutata, riporta DW. Di recente, Lukashenko ha graziato 52 prigionieri dopo una telefonata ad agosto con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha fatto ipotizzare un possibile disgelo nelle relazioni. 

“Il regime bielorusso voleva spezzare la resistenza di Poczobut, ma non ci è riuscito. L'unica cosa che resta a Lukashenko è la vendetta”, ha detto Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell'opposizione bielorussa che vive in esilio all'estero. Suo marito, Siarhei Tsikhanouski, che nel 2020 si è candidato alle presidenziali contro Lukashenko, è stato rilasciato a giugno dopo cinque anni di prigionia in Bielorussia.

Tsikhanouski e Tsikhanouskaya sono intervenuti a Strasburgo la scorsa settimana durante una seduta formale del Parlamento Europeo. I due leader dell'opposizione bielorussa hanno invitato l’Unione Europea a continuare a sostenere la lotta del popolo bielorusso per la libertà e la democrazia.

Accogliendo Sergey Tihanovski e Sviatlana Tsikhanouskaya in Parlamento, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha dichiarato: “Sergey Tihanovski e Sviatlana Tsikhanouskaya sono la prova vivente che la lotta per una Bielorussia libera e democratica è viva e forte. La loro presenza nella casa della democrazia europea dimostra che il coraggio non può essere messo a tacere e la speranza non può essere imprigionata. Il Parlamento Europeo è al loro fianco e di ogni bielorusso che sogna e lotta per un futuro libero e democratico. I legami che uniscono noi europei non possono essere spezzati”.

Raccontando la sua storia, Tihanovski ha espresso tutto il suo rammarico per non essere riusciti a ribaltare il regime di Lukashenko nel 2020, sottolineando come la minore mobilitazione dell’Europa a sostegno delle forze democratiche in Bielorussia abbia consentito alla Russia di prendere il sopravvento: “Gli europei hanno esitato quando avrebbero potuto sostenere il nostro paese. Così la Russia ci ha teso la mano”.

Sergey Tihanovski ha sottolineato che, dopo aver sopportato cinque anni di isolamento senza alcun contatto con il mondo esterno, la sua priorità assoluta sarà quella di ottenere il rilascio dei prigionieri politici ancora detenuti nelle carceri bielorusse. E poi ha esortato l'Europa a intensificare i propri sforzi per diventare un alleato strategico, sostenendo la lotta del popolo bielorusso per la libertà e la democrazia, e far sì che la Bielorussia possa diventare un ponte neutrale tra l’UE e la Russia.

“Fin dal primo giorno, il Parlamento Europeo è stato al nostro fianco”, ha aggiunto Sviatlana Tsikhanouskaya, mentre raccontava la storia di suo marito, la sua prigionia e il suo rilascio. “Gli ultimi due anni hanno dimostrato che il virus della tirannia può mutare nel cancro mortale della guerra. A differenza della guerra in Ucraina, la nostra è una guerra tranquilla. L'obiettivo del Cremlino in questa guerra è lo stesso dell'Ucraina: trasformare un paese sovrano – Bielorussia – in un'altra servile colonia russa. E Putin non lo sta facendo da solo. Lo sta facendo in collaborazione con Lukashenko, che sta vendendo la nostra indipendenza pezzo per pezzo. In silenzio, stanno stringendo la presa sulla nostra economia, sui nostri militari, sulle nostre istituzioni”.

Nel silenzio, ha proseguito Tsikhanouskaya, il regime di Lukashenko sta distruggendo la società civile, i partiti politici, i media.”Il loro obiettivo è chiaro: assorbire e assimilare. Tagliano tutti i legami con i nostri valori, la nostra storia e la nostra cultura, tutto ciò che ci ancora all'Europa”. 

L’obiettivo finale è impedire che “la Bielorussia diventi una vera nazione democratica europea. Per mantenere una ferita aperta nel cuore del continente europeo”, per farne “un decadente castello di carte pronto a crollare. Ma falliranno”, ha detto la leader dell’opposizione bielorussa. E lo testimoniano i tanti “eroi silenziosi” che “stanno compiendo piccoli atti di sfida. Nelle fabbriche e nei ministeri. Nelle scuole o nell'esercito. Insegnanti che si rifiutano di istruire i bambini all’‘ideologia statale’. Ufficiali onesti che diffondono informazioni preziose. Uomini d'affari che donano segretamente alle famiglie dei repressi”.

“Per noi, l'Europa è casa e una famiglia. E anche noi, i bielorussi, proprio come gli ucraini o i moldavi e altre nazioni amanti della libertà, vogliamo far parte di quella famiglia”. Tsikhanouskaya ha chiesto una maggiore pressione internazionale sulla Bielorussia per liberare gli oltre 1.300 prigionieri politici: “Vorremmo più contatti e visti per i cittadini bielorussi, un sostegno più forte ai media indipendenti e il rafforzamento delle relazioni con le istituzioni democratiche che stanno emergendo al di fuori del paese per rendere possibile il dialogo una volta terminata l'era Lukashenko”.

La leader dell'opposizione bielorussa ha proposto una doppia morsa occidentale: da un lato gli Stati Uniti, che “si concentrano sulla pista umanitaria, sulla liberazione delle persone e sulla fine della repressione”, dall'altro, continua Tikhanovskaya, “l'Unione Europea, che deve rimanere ferma e coerente nei suoi principi, mantenendo e rafforzando le sanzioni già in atto”. 

Le misure punitive rimangono infatti l'arma più efficace per mettere alle strette la nomenklatura bielorussa, ormai a corto di fondi dopo trentuno anni al potere. “Le sanzioni funzionano, indipendentemente da ciò che dicono i difensori del regime. Il loro effetto si sta facendo sentire”.

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Infine, Tsikhanouskaya ha esortato l’UE a dare all'Ucraina “tutto ciò di cui ha bisogno” per vincere e “indebolire Putin sanzionando i suoi proventi petroliferi e confiscando i suoi beni. Più debole diventa la Russia, più debole è Lukashenko”. “Il popolo ucraino combatte non solo per la propria terra, ma combatte per tutti noi”, ha aggiunto.

“Deve essere l'Europa, non gli Stati Uniti, a prendere l'iniziativa sui suoi confini orientali. Potete farlo, siete grandi e forti”, ha aggiunto Tikhanovski nel suo intervento. L'idea è quella di rendere la Bielorussia “una nuova Finlandia”, in grado di coesistere con “un vicino difficile”, ma determinata a «costruire uno Stato indipendente e prospero senza entrare in guerra». L’Unione Europea ha “le risorse e la forza per rendere tutto questo realtà”, ha concluso Tikhanovski. Resta da vedere se ci sia anche la volontà.

Immagine in anteprima via European Parliament

1 Commenti
  1. Gennaro Varriale

    I premi sono come i galli sulla monnezza

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