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E dal popolo del web giunge l’appello a Fini e Bongiorno: fate eliminare l’obbligo di rettifica per i blogger

24 Luglio 2010 2 min lettura

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E dal popolo del web giunge l’appello a Fini e Bongiorno: fate eliminare l’obbligo di rettifica per i blogger

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Il popolo web si mobilita contro l'obbligo di rettifica inserito nel ddl inteercettazioni. Un appello al presidente della Camera, Gianfranco Fini e a quello della commissione Giustizia di Montecitorio, Giulia Bongiorno, affinché sia eliminato dal ddl l'articolo che obbliga alla rettifica i blog su internet. Tra i firmatari dell'appello ci sono Guido Scorza, presidente Istituto per le politiche dell'innovazione, Vittorio Zambardino (Scene Digitali), Alessandro Gilioli (Piovono Rane), Filippo Rossi (direttore Ffwebmagazine e Caffeina magazine), Arianna Ciccone (festival Internazionale del Giornalismo e Valigia Blu), Stefano Corradino (Articolo 21). Nell'appello si ricorda che pochi giorni fa la presidente Bongiorno, all'inizio del voto sl ddl intercettazioni, aveva dichiarato inammissibili gli emendamenti presentati da Roberto Cassinelli (Pdl) e da Roberto Zaccaria (Pd) al comma 29 dell'art. 1 del ddl intercettazioni chiedendone l'abrogazione. Questa decisione, come si legge nel documento, "costituisce l'atto finale d uno dei più gravi, consapevole o inconsapevole che sia, attentati alla libertà di informazione in Rete sin qui consumati nel Palazzo".

"La declaratoria di inammissibilità di tali emendamenti - prosegue l'appello - volti a circoscrivere l'indiscriminata e liberticida estensione ai gestori di tutti i siti informatici dell'applicabilità dell'obbligo di rettifica previsto dalla vecchia legge sulla stampa, infatti, minaccia di fare della libertà di informazione online la prima vittima eccellente del ddl, eliminando alla radice persino la possibilità che un aspetto tanto delicato e complesso per l'informazione del futuro venga discussso in parlamento". I blogger insistono poi su un fatto specifico: "Esigere che un blogger proceda alla rettifica entro 48 ore dalla richiesta esattamente come se fosse un giornalista sotto pena di una sanzione, infatti, significa dissuaderlo dall'occuparsi di temi suscettibili di urtare la sensibilità dei poteri economici e politici". I firmatari dell'appello chidono quindi a Fini che in aula possano essere discussi gli emendamenti dichiarati inammissibili in Commissione: "L'accesso alla Rete, in centinaia di Paesi al mondo - conclude l'appello - si avvia a diventare un diritto fondamentale dell'uomo, non possiamo lasciare che, proprio da noi, i cittadini siano costretti a rinunciarvi".

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