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Crisi: la patrimoniale può salvarci dalla bancarotta?

14 Novembre 2011 3 min lettura

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Crisi: la patrimoniale può salvarci dalla bancarotta?

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Invocata in questi giorni dagli ambienti culturalmente più distanti tra loro, da Vendola Confindustria, passando per Fini e il PD, l'introduzione di un'imposta patrimoniale sembra essere vista come una delle misure necessarie per la riduzione del nostro debito pubblico, se non addirittura per riavviare la crescita economica del Paese.

 

I quotidiani, da La Repubblica a Il Giornale, sembrano dare come certo che essa rientrerà negli impegni del nuovo governo Monti.

In Rete, si fiancheggiano acclamazioni entusiastiche

a giudizi negativi o scettici

Volendo farmi un'idea ed essendo del tutto ignorante in materia, la scorsa settimana ho approfittato della presenza in videochat di un economista, Michele Boldrin, e di un giuslavorista, il senatore democratico Pietro Ichino- da alcuni inserito nel totoministri alla voce Welfare- per conoscere la loro posizione in merito (i due eventi web interattivi sono stati ospitati su Valigia Blu e organizzati da Oilproject).

 

Per cominciare, va spiegato cosa si intende in questo caso con “patrimoniale”, considerato che il temine può riferirsi a differenti disposizioni, alcune delle quali già presenti nel nostro ordinamento (ad esempio, l'Ici).

Si tratterebbe, in sostanza, di una forma di tassazione calcolata in base non al reddito, ma al patrimonio individuale (beni mobili ed immobili), che andrebbe teoricamente ad incidere sui cittadini italiani più abbienti. Il rischio di evasione fiscale sembra ridotto al minimo, essendo questo tipo di ricchezza più difficile da nascondere rispetto a quella calcolata in base al reddito.

 

Per Michele Boldrin, oltre ad essere una tassa ingiusta, la patrimoniale non risolverebbe affatto la crisi italiana: “ridare indietro il 10% di un debito oltre il 115%, non cambierebbe di molto la situazione”.

In compenso, si avrebbe l'altissimo rischio di una fuga di capitali all'estero (specie per quanto riguarda i beni mobili, dai conti correnti ai pacchetti azionari); preoccupazione che sembra condividere anche l'Europarlamento di Bruxelles.

Insomma, la patrimoniale da arma contro il default potrebbe, invece, rappresentare la causa di nuovi problemi.

 

Opposta la posizione di Pietro Ichino, che già nel febbraio di quest'anno si era dichiarato favorevole ad una patrimoniale straordinaria, destinata a colpire il 10% degli italiani: “in situazione di crisi è del tutto ragionevole voler spostare il peso fiscale dai redditi di lavoro ai patrimoni.”

All'obiezione che il provvedimento costituirebbe un aiuto poco significativo alla nostra economia, replica che esso porterebbe “un gettito di 15-20 miliardi l'anno: un bel contributo per un pareggio di bilancio e per una riduzione del debito”. Il senatore aggiunge che anche gli imprenditori sono disponibili alla patrimoniale, perché sanno che un eventuale default costerebbe loro molto di più.

Ma - ammette Ichino - l'imposta avrebbe anche una funzione “squisitamente politica”: “Oggi abbiamo bisogno di un grande sforzo corale e, da questo punto di vista, è importante anche l'apporto psicologico sul ceto medio del Paese. Sapere che la parte più ricca dell'Italia dà un contributo di questo tipo contro la crisi, renderà più facile per gli altri accettare tagli e sacrifici pesanti, altrimenti improponibili da parte della politica.”

 

Link di approfondimento:

Il Governo e la crisi, parla MontiOtto e mezzo (La7) - 26/10/2011

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