Battaglia dei blogger per la libertà del web
Ma la Bongiorno: pronti a modifiche
2 min letturaPresidio a Montecitorio contro il ddl intercettazioni
Sotto accusa l'obbligo di rettifica per i siti entro 48 ore
«Alcune volte la diffusione delle idee fa più paura dei reati veri e propri…». Lo scrive Simona Volpe in un post su ComunicaRoma.info. Il tema è il comma 29 dell'articolo 1 della legge sulle intercettazioni, che estende ai gestori di siti e blog l’obbligo di rettifica entro 48 ore. In nome della libertà del web, il popolo della Rete annuncia per mercoledì sera e giovedì un presidio davanti alla Camera. Ma a poche ore dalla veglia notturna che dovrebbe dare il via libera alle proteste, la relatrice del testo Giulia Bongiorno apre a eventuali correzioni sulla questione blog: «Io e il governo siamo disponibili a verificare l'opportunità di modificare quella parte», dichiara. Un annuncio arrivato subito dopo che la commissione trasporti della Camera aveva sottolineato la necessità di rivedere proprio l'obbligo di rettifica per i blog.
IN RETE - La veglia di protesta è prevista a partire dalle 22 di mercoledì mentre giovedì alle 18.30 i blogger si uniranno in una catena umana in piazza Montecitorio. Battaglia in corso, intanto, anche sul web. «Forse i controlli andrebbero fatti su quei siti che possono realmente ledere alle persone, quelli che truffano i consumatori e quelli, soprattutto, che adescano i bambini» scrive ancora Simona Volpe. Solo una delle tante voci incise in questi giorni sui muri della Rete. Sul blog Locanda Almayer vengono messe in evidenza le difficoltà pratiche di sottostare all'eventuale nuova norma: «Capitano sicuramente a tutti i “blogger per caso” dei periodi di grandi impegni lavorativi, familiari ecc. per cui non si trova il tempo neppure per leggere la posta. Per cui, difficilmente si leggerebbero le eventuali richieste di rettifica». Un intervento illustre, invece, su Rebus (tv), blog del giornalista Maurizio Decollanz: il professor Juan Carlos De Martin, docente al Politecnico di Torino, spiega in un post che «l’eventuale approvazione di questa norma scoraggerebbe moltissime persone, aziende e istituzioni dall’esprimersi online. Quanti, infatti, se la sentirebbero di pubblicare qualcosa non potendo garantire, 356 giorni all’anno, di riuscire a intervenire tempestivamente in caso di richiesta di rettifica?». Cuore oltre l'ostacolo, infine, su Sogno e realtà: «Chiudetemi il blog, mandatemi in cella perché eventuali multe io non le pagherò per nessuna ragione, fatemi qualsiasi altra angheria, ma la mia voce urlerà sempre il suo dissenso allo scellerato operato di certi governanti».
L'APPELLO- Raggiunge intanto oltre 5 mila firme l'appello «No legge bavaglio alla rete» promosso online da numerose sigle, tra cui Articolo21, l'Istituto per le politiche dell'innovazione, Scene Digitali, Piovono Rane e Valigia Blu. Più di 12.000 in quattro giorni le adesioni allo stesso appello su Facebook. «Dobbiamo essere in tanti al presidio davanti alla Camera. Altro che Articolo 21 della Costituzione. Così facendo torneremmo indietro di oltre un secolo e mezzo, a quello Statuto albertino che sanciva la libertà di stampa ma stabiliva al contempo una punizione per gli eventuali abusi» dice Stefano Corradino, direttore di Articolo 21.
LA POLITICA - Dopo i ripetuti interventi del Pd e dell'Italia dei valori per difendere la libertà del web, ieri è sceso in campo anche Dario Franceschini. Il capogruppo del Pd alla Camera ha inviato un messaggio ad Articolo 21: «Sottoscrivo il vostro appello per salvare la Rete. Il comma 29 dell'art. 1 del ddl intercettazioni rappresenta il più grande tentativo di limitare la libertà del web. Come Partito democratico siamo impegnati a chiedere lo stralcio di questa norma assurda. E porteremo in Aula la battaglia, che affronteremo con qualsiasi mezzo utile per fermare questo scempio».