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L’attentato contro il giornalista Sigfrido Ranucci è una grave minaccia per la nostra democrazia

17 Ottobre 2025 3 min lettura

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L’attentato contro il giornalista Sigfrido Ranucci è una grave minaccia per la nostra democrazia

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Ieri notte una bomba è esplosa sotto l’auto del giornalista Rai Sigfrido Ranucci, storico conduttore di Report. L’esplosione ha distrutto l’auto di Ranucci, danneggiato la macchina della figlia e la facciata di una casa vicina. Per fortuna non ci sono stati feriti: ma stando ai primi rilievi la potenza della deflagrazione avrebbe potuto uccidere chiunque si fosse trovato nelle vicinanze. I figli del giornalista, inoltre, hanno dichiarato che la bomba è esplosa poco dopo il loro rientro a casa. 

Le indagini delle autorità stanno al momento vagliando varie ipotesi, tra cui l’aggravante del metodo mafioso. Il ministro dell’Interno ha intanto disposto il rafforzamento delle misure di protezione per il giornalista.

Le prime reazioni istituzionali, dalla presidente del Consiglio ai membri della Commissione di vigilanza Rai, dai sindacati ai principali organismi civici, sono state tempestive e unanimi nel condannare l’attentato ed esprimere solidarietà a Ranucci. Come Valigia Blu facciamo nostre queste reazioni, esprimendo la massima vicinanza al giornalista e alla sua famiglia, alla redazione di Report e a tutte le persone che collaborano alla trasmissione. Vogliamo inoltre esprimere una profonda preoccupazione per le implicazioni dell’attentato.

Quanto è avvenuto non è soltanto un crimine contro una persona: è un’aggressione al cuore della libertà di informazione. Siamo di fronte a una minaccia che non va sottovalutata a nessun livello, in un quadro dove purtroppo minacce e intimidazioni sono normalizzate. L’Italia è il primo paese in Europa per giornalisti minacciati; a maggio 2023 i giornalisti sotto vigilanza erano 250, di cui 22 sotto scorta. Sono dati che restituiscono un grave e costante problema di sicurezza per chi esercita la professione di giornalista, troppo spesso accompagnata dalla delegittimazione di quelle istituzioni chiamate invece a tutelare un pilastro della vita democratica. Pensiamo, in tempi recenti, al giornalista della Stampa aggredito da alcuni militanti di CasaPound e al victim blaming del Presidente del Senato, o alle polemiche intimidatorie di politici e ministri sulla scorta di Roberto Saviano

L’attentato di stanotte segna però un prima e un dopo nella storia recente delle minacce alla sicurezza dei giornalisti. Come ricordava questa mattina Arianna Ciccone, per trovare casi analoghi bisogna infatti partire da un'altra auto esplosa, sempre il 16 ottobre. Quella che a Malta nel 2017 uccise la giornalista Daphne Caruana Galizia, autrice di importanti inchieste sulla corruzione dilagante nell’isola. Nel 2018, invece, c’è stato l’omicidio del giornalista slovacco Ján Kuciak: un colpo d’arma da fuoco interruppe il suo lavoro di inchiesta sulle penetrazioni della ‘ndrangheta nel paese. È invece passato sotto silenzio da noi il probabile tentato avvelenamento subito in Germania dalla giornalista russa Elena Kostyuchenko. 

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Guardando al doloroso passato italiano, sono tanti, troppi i nomi di giornalisti che sono caduti vittime di attentati, o che vi sono scampati. Nel 2018 furono esplosi 5 colpi di arma da fuoco contro il giornalista Ario Gervasutti, capo redattore del Gazzettino. Nel 2014 ci fu la speronatura dell’auto di Lirio Abbate, che vive sotto scorta dal 2007.

La bomba di ieri notte ci dice perciò che certe pagine di storia sono più vive che mai, e che bisogna tenere la guardia alta. Non si tratta di semplice aggressione, una realtà purtroppo normalizzata quando si tratta di giornalismo, e che sembra quasi riguardare più che altro gli addetti, e non l’opinione pubblica nel suo complesso. Colpire un giornalista così in vista, tra i più noti in Italia, rappresenta infatti un nuovo livello di pericolo. L’eco dell’esplosione è un messaggio di violenza inaudita lanciato a chiunque faccia inchieste, a chiunque creda nella funzione che il giornalismo ricopre nei sistemi democratici e a chiunque è chiamato a tutelarne l’esercizio. 

(Immagine anteprima: frame via Facebook)

 

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