Ucraina, Palestina e altri guai
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Il libro di Slavoj Žižek“Ucraina, Palestina e altri guai” (Ponte alle Grazie, 2024) è una delle ricompense per il crowdfunding 2026 di Valigia Blu. Slavoj Žižek è un filosofo, sociologo e politologo sloveno. Ricercatore all'Istituto di Sociologia dell'Università di Lubiana, è docente all'European Graduate School e Direttore del Birkbeck Institute for the Humanities presso il Birkbeck College dell'Università di Londra.
E se fosse già troppo tardi per evitare il peggio? È questa la domanda che si pone il filosofo, sociologo e politologo Slavoj Žižek nel libro “Ucraina, Palestina e altri guai” (Ponte alle Grazie, 2024). Dalla pandemia al cambiamento climatico, passando per le guerre in Ucraina e a Gaza, Žižek prova a scandagliare in profondità le crisi del presente e ad analizzare criticamente i “guai globali”.
Di fronte alla crisi climatica, le guerre, l’andamento globale dell’umanità, ci viene ormai continuamente ripetuto che il tempo per evitare il peggio è poco, pochissimo. Ma forse, come ci stanno dicendo proprio i grandi conflitti di questi anni, siamo già oltre l’“ora zero”.
Per poter illustrare il suo pensiero, Žižek ricorre al romanzo fantascientifico di Liu Cixin, “Il problema dei tre corpi”. Il protagonista è uno scienziato che viene coinvolto in un gioco di realtà virtuale, “Tre corpi”, dove i giocatori si trovano su un pianeta alieno Trisolaris, i cui tre soli, tre corpi celesti, sorgono e tramontano a intervalli imprevedibili: a volte troppo lontani e gelidi, a volte troppo vicini e incendiari, e a volte non visibili per lunghi periodi. “I giocatori – spiega Žižek in un’intervista al Corriere della Sera – affrontano il problema dei tre soli, provano a ripararsi per esempio disidratandosi per resistere alle peggiori stagioni e venire reidratati quando le condizioni migliorano, ma la vita è una lotta costante contro elementi imprevedibili e anche se i giocatori cercano di immaginare gli strani cicli di calore e freddo sono condannati alla distruzione”.
Proprio come i protagonisti del romanzo che cercano di adattarsi di volta in volta al problema dei tre soli, così noi sulla terra ci troviamo ad affrontare un “problema a più crisi”: crisi ecologica, squilibri economici, disgregazione sociale, guerre, migrazioni caotiche e incognite legate allo sviluppo dell’IA e alla sua perimetrazione. “Noi il futuro lo inquadriamo ancora con un modello climatico regolare e ripetibile, benché in peggioramento per il surriscaldamento, ma lineare”. E invece “vediamo crescere uragani devastanti, siccità e inondazioni, che sembrano confermare recenti ricerche che parlano di un clima in una situazione di caos matematico, senza equilibrio o un modello ripetibile, come le stagioni, il che sarebbe una catastrofe mentale prima ancora che fisica”. E se aggiungiamo all’instabilità climatica, quella politica e sociale, ecco che “viviamo in un sistema trisolare”, estremamente problematico come il pianeta abitato dai protagonisti del romanzo di Liu Cixin.
“Invece di continuare a dimorare nell'apatia e nella malinconia, nella nostra frenetica inazione, mobilitiamoci per aggredire le radici della crisi, con tutti i rischi che questo comporta. Perché oggi il rischio maggiore è di non fare niente, consentendo alla Storia di seguire il suo corso”, aggiunge Žižek.
E il corso che sta prendendo la Storia a livello globale “è molto triste. Stiamo andando nella direzione orwelliana di un mondo diviso in tre mega-imperi: Oceania (Stati Uniti), Eurasia (Russia ed Europa) e Asia orientale (Cina). Il mondo che conosciamo, quello occidentale disegnato su un solo centro, America-Europa, aveva qualcosa di buono: certezze. Un mondo ipocrita, certo, ma ideologicamente e formalmente votato ai diritti umani. Erano diritti che venivano violati, ma ogni violazione ci esponeva alla critica. Ora, invece, entriamo in un nuovo mondo in cui ogni impero ha i propri valori, dove ciascuno rivendica il proprio dominio sugli altri. È per questo che Trump e Putin se la cavano bene: parlano la stessa lingua”, spiega il filosofo in un’altra intervista a L’Espresso.
Sono due le tendenze che preoccupano Žižek: l’influenza di nuove figure (oligarchi russi, cinesi, americani come Musk, Bezos, ecc) che non sono più capitalisti vecchio stile, ma “controllano il dominio come se come fossero nuovi padroni feudali”; la totale assenza di “standard” per cui “la regole è: ‘io faccio quello che voglio nel mio dominio, tu fai quello che vuoi nel tuo’”. Non c’è più nessuna solidarietà globale, tutte le forme di oppressione saranno sempre più tollerate: “Il risultato di tutto questo è che le democrazie liberali – così come noi le conoscevamo – si stanno esaurendo lentamente, stanno diventando irrilevanti”.
L’unica formula per affrontare questi tempi tristi è “il coraggio della disperazione”, afferma Žižek, ricorrendo a un’espressione coniata dal filosofo Giorgio Agamben: non intendo la fine del mondo, ma disperazione nel senso che non esistono soluzioni semplici e chiare all’interno dell’attuale sistema liberaldemocratico. Questo è un pessimismo a orientamento ottimista”.
Politicamente, Žižek dice di credere ancora all’Europa, come . “Trump continua a dirlo apertamente da più di dieci anni: il vero nemico degli USA è l’Europa. Non la Russia, non la Cina, ma l’Europa. E io all’Europa ci credo ancora”.
E poi, “dobbiamo cambiare il nostro modo di vivere, la nostra società, che vive crisi di coesistenza, antagonismi interni a ciascuna civiltà, proprio come nel sistema trisolare. La soluzione è una nuova organizzazione delle nostre società, l’Europa deve difendersi e difendere i suoi valori universali”.







