La Russia non è uno Stato, ma un business criminale
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La maggior parte delle analisi interpreta la Russia come un governo “normale” impegnato a perseguire interessi nazionali. Questo presupposto è l’errore di fondo, spiega in questo video, Jason Jay Smart, corrispondente del Kyiv Post, esperto di sicurezza nazionale, geopolitica e strategia: il Cremlino utilizza gli apparati dello Stato — ministeri, tribunali e servizi di intelligence — non per governare, ma come strumenti per proteggere una rete di potere e monetizzare il potere stesso. Al centro di questo sistema si trova il Servizio federale di sicurezza (FSB), che funge da garante ultimo dell’ordine e dell’equilibrio interno. In questo contesto, la protezione a pagamento diventa il vero modello di business. E lo stesso modello viene applicato su scala globale.
Abbiamo trascritto l’analisi di Smart.
Se si osserva la Russia come un normale governo, nulla sembra avere senso: la diplomazia fallisce, l’economia è schiacciata dalle sanzioni, le scelte strategiche appaiono irrazionali. Ma se si smette di considerarla uno Stato e si inizia a guardarla come un’organizzazione criminale, improvvisamente tutto diventa chiaro.
Questa non è una teoria di nicchia. È un modello operativo che spiega perché i negoziati si arenano, perché la corruzione continua a prosperare e perché gli strumenti di pressione occidentali vengono neutralizzati con tanta efficacia. In questo sistema, il potere non viene esercitato per governare, ma per decidere chi viene protetto, chi viene colpito e chi viene spogliato dei propri beni.
Ed è per questo che in Russia continuano a esistere istituzioni ufficiali, anche se non si comportano come istituzioni normali. Ci sono tribunali, autorità di regolamentazione, agenzie di sicurezza. Ma tutti possono essere utilizzati, deviati, manipolati e strumentalizzati. Questo spiega anche il comportamento apparentemente bizzarro del Cremlino sulla scena internazionale: le relazioni diplomatiche diventano una copertura, le reti non ufficiali (e che possono essere negate) diventano una risorsa, i canali finanziari si trasformano in leve di pressione. Guardando la Russia in questo modo, diventa evidente cosa stia realmente ottimizzando il regime. E si comprende anche perché la politica occidentale continui a essere manipolata dal Cremlino.
Il primo punto da capire è che l’FSB, il servizio di sicurezza russo, funziona come un’organizzazione criminale. Il suo metodo operativo si basa sulla “krisha”, termine russo che significa “tetto”: una protezione a pagamento dall’azione penale. Più alto è il “tetto”, più al sicuro è il denaro. Più il denaro è al sicuro, più a lungo il regime sopravvive. Questo è il vero meccanismo che si cela dietro la facciata. Ed è anche il motivo per cui l’Occidente fatica a comprendere cosa accade davvero all’interno della Russia.
L’errore fondamentale dell’Occidente è trattare il Cremlino come un governo normale. I governi normali abusano del potere, certo, ma restano ancorati alla logica dello Stato. Il sistema di Putin, invece, indossa le vesti dello Stato per gestire un racket di protezione su scala nazionale. Ambasciate, ministeri e tribunali esistono perché fungono da copertura. I diplomatici garantiscono accesso, legittimità e influenza nelle capitali straniere. I servizi segreti forniscono coercizione, possibilità di negare l'esistenza di quel sistema e connessioni criminali.
Lo ha spiegato con chiarezza lo scrittore e analista David Satter: la Russia si è trasformata in uno Stato criminale, in cui potere politico e crimine si fondono ai vertici. In questo sistema, la forza protegge il crimine e il crimine finanzia la forza. Le scelte russe appaiono spesso controproducenti, ma solo se si presume — erroneamente — che Mosca persegua la prosperità nazionale o il benessere pubblico.
In realtà, il regime persegue esclusivamente la propria sopravvivenza e l’arricchimento della cerchia di potere attorno a Vladimir Putin. Lo strumento centrale di questo sistema è l’FSB, erede del KGB, oggi onnipresente nella vita russa. È il punto di convergenza tra intelligence, poteri di polizia e controllo politico.
Il Cremlino sembra un governo, ma agisce come un sindacato criminale con una bandiera. Questo diventa ancora più evidente osservando le sue operazioni all’estero. Nel dicembre 2024, ad esempio, la National Crime Agency britannica ha annunciato l’operazione “Destabilised”. L’indagine ha portato alla scoperta di una vasta rete di riciclaggio di denaro, operante nel Regno Unito e composta da soggetti di lingua russa, coinvolti nell’elusione delle sanzioni e nel sostegno a uno Stato ostile. Sono state arrestate 84 persone e sequestrati oltre 20 milioni di sterline. I rapporti parlano di clienti legati a evasione, criminalità transnazionale, cartelli sudamericani e al clan Kinahan. Non si tratta solo di violazioni delle sanzioni: parliamo di decine di milioni di dollari riciclati in collaborazione con trafficanti di droga.
La Russia coopera con altri Stati e gruppi sottoposti a sanzioni non per affinità ideologica, ma per necessità. Putin, l’Iran, la Corea del Nord o il Venezuela condividono ben poco sul piano ideologico, ma hanno un elemento in comune: sono tutti soggetti a sanzioni. Non possono fare affari come un paese normale. Non possono semplicemente entrare e sperare di poter aprire un conto bancario, non possono inviare denaro. Ma se collaborano tra loro — e con organizzazioni criminali — riescono ad aggirare le restrizioni. Si crea così un vero e proprio mercato nero internazionale.
Cartelli della droga, trafficanti di esseri umani, reti di contrabbando e governi sanzionati condividono le stesse limitazioni e quindi gli stessi strumenti. Quando i canali legali vengono chiusi, quelli illegali prosperano. La Russia non sta aiutando Hezbollah, ma fondamentalmente condivide gli stessi obiettivi politici di Hezbollah. Ciò che cerca, tuttavia, è collaborare per riciclare il denaro o prendere l'oro dal Venezuela e portarlo in Occidente. In questo modo, possono vendere in un paese come il Libano con Hezbollah e poi prendere i proventi e trasformarli in criptovalute che consentono loro di finanziare operazioni in altri paesi. È questo l’ecosistema in cui oggi opera la Russia.
La Russia è una rete globale che opera. Ma se vogliamo davvero capire cosa sta succedendo, dobbiamo osservare cosa sta succedendo all'interno della Russia. E per capire il motore all'interno della Russia, dobbiamo partire dalla protezione a pagamento dall'azione penale. Ed è qui che lo Stato smette di essere un arbitro e diventa di fatto parte del mercato.
All’interno del paese, il sistema della “krisha” decide chi ottiene licenze, chi passa le ispezioni, chi controlla le dogane e quali procedimenti giudiziari vengono portati avanti. I poteri di polizia diventano una merce. Negli anni ’90 Mosca era teatro di violenze tra bande rivali. Putin, salito al potere nel 1999 come direttore dell’FSB, impose un nuovo ordine: un’unica struttura centrale, con lui al vertice.
La stabilità è arrivata ma al prezzo di un monopolio criminale. Putin divenne il capo, il garante della protezione, l’arbitro del sistema. Oggi questo modello si è esteso a livello internazionale. Le sanzioni, anziché indebolire il sistema, spesso lo rendono più redditizio. Le flotte ombra per il commercio illegale di petrolio ne sono un esempio. Non a caso, il controllo dei porti russi è passato sotto l’FSB.
Forse ricorderete che solo pochi mesi fa il ministro dei Trasporti si è suicidato. Almeno questo è quello che si dice. In realtà, forse è stato assassinato. Ma perché? Perché è successo lo stesso giorno in cui Vladimir Putin lo ha licenziato? La risposta è molto semplice. Perché quel ministro era responsabile dei porti della Russia. E cosa è successo solo un paio di settimane dopo la sua morte? Beh, il Ministero dei Trasporti non era più responsabile dei porti. Ora lo è l'FSB.
Se sei coinvolto in un'invasione sanzionata, essere responsabile dei porti è molto utile. Se sei responsabile di cose come la flotta ombra, anche quella è un'ottima posizione da ricoprire. Ma c'è anche un altro aspetto. Se sai tutto ciò che entra ed esce dal paese, significa che puoi organizzare il tuo racket. Si tratta di informazioni necessarie e vitali per gestire un racket. Ed è quello che si fa oggi in Russia. Quindi, per loro, è davvero nel loro interesse vedere revocate le sanzioni, o hanno più da guadagnare finanziariamente permettendo che le sanzioni continuino?
La guerra, inoltre, gioca un ruolo cruciale. Alimenta la paura, giustifica la repressione interna e consolida il potere. Una fine improvvisa del conflitto metterebbe in crisi le giustificazioni del regime. Per questo la prosecuzione della guerra è funzionale al controllo totale della società.
La Russia oggi è un nodo centrale di un consorzio globale di attori illegali: Iran, Corea del Nord, Venezuela, Hezbollah e reti criminali transnazionali. L'Iran ha bisogno di rotte, di intermediari, di soluzioni finanziarie alternative. La Corea del Nord ha bisogno di canali di entrate, copertura per le spedizioni e percorsi di approvvigionamento illeciti. Il Venezuela ha bisogno di scambi commerciali e movimenti di denaro che aggirino le sanzioni. Hezbollah ha bisogno di canali di finanziamento e collegamenti logistici in grado di resistere alle pressioni. I partner criminali fanno funzionare il sistema sul campo. I cartelli della droga e le organizzazioni transnazionali controllano già le rotte. Si occupano della gestione del contante e sono felici di lavorare con documenti falsi.
Quando uno Stato mafioso diventa cliente, il crimine organizzato diventa una capacità strategica. Negare l’esistenza di quel sistema è il vantaggio principale. Negare significa che il Cremlino ne trae vantaggio pur insistendo di non avere alcun ruolo diretto. È esattamente la stessa logica di una società di copertura. Il riciclaggio di denaro è il cuore di tutto questo. E la Russia ha dimostrato grande efficacia nel trasformare capitali illeciti in strumenti di potere globale.
In definitiva, nulla di ciò che fa Vladimir Putin è nell’interesse della Russia o del suo popolo. Vladimir Putin agisce nell'interesse di Vladimir Putin. E il suo desiderio, la sua volontà, è più grande della volontà collettiva degli altri 140 milioni di persone che vivono in Russia. Le decisioni prese dal Cremlino non riguardano il bene comune né l’Ucraina, ma ciò che è finanziariamente vantaggioso per Putin e per chi li è vicino.
Immagine in anteprima via kremlin.ru







