Trump è impegnato in una guerra culturale contro l’Europa attraverso i suoi alleati nell’estrema destra
6 min letturaL’Europa è coinvolta in una battaglia che va oltre le dispute commerciali o le tensioni diplomatiche: una vera e propria guerra culturale con l’America di Donald Trump. A sostenerlo è l’European Council on Foreign Relations (ECFR), in uno studio pubblicato il 23 settembre dal titolo Reality show: perché l’Europa non deve piegarsi alla guerra culturale di Trump. Lo studio descrive come la Casa Bianca e il movimento MAGA stanno cercando di spostare l’asse ideologico del continente, promuovendo attivamente i loro alleati di estrema destra.
Di cosa parliamo in questo articolo:
La facciata del reality show: valori e alleanze con la nuova destra
Il conflitto si gioca su due piani. Il primo, visibile e spettacolare, è ideologico: tocca temi come politiche migratorie, libertà di espressione, diritti delle minoranze e il cambiamento climatico. Il secondo, più sottile, riguarda l’identità stessa dell’Unione Europea, costantemente presentata da Trump come un attore debole, privo di autonomia. Le due dimensioni si intrecciano, alimentando un’unica narrazione dove l’Europa si muove passivamente in un reality show scritto e diretto da Washington: “L'Europa è bloccata in un Truman Show, e l'America di Trump è sulla sedia del regista”.
Il momento in cui la guerra culturale è stata dichiarata apertamente risale a febbraio 2025, durante la Conferenza di Sicurezza di Monaco. In quell’occasione, il vicepresidente J.D. Vance tiene un discorso con cui accusa i leader dell’UE di “tradire i valori condivisi con gli Stati Uniti”, denunciando la presunta erosione della libertà di espressione e l’incapacità di gestire l’immigrazione. Pochi giorni dopo, Vance ha incontrato Alice Weidel, leader dell’estrema destra tedesca AfD, legittimandola sulla scena internazionale a pochi giorni dalle elezioni. Elon Musk, allora stretto alleato di Trump, ha rincarato la dose, promuovendo pubblicamente il partito tedesco durante la campagna elettorale. L’AfD, pur senza vincere, ha ottenuto il miglior risultato di sempre.
Episodi simili si sono moltiplicati in vari paesi: dall’endorsement a candidati nazionalisti in Polonia fino al sostegno a figure come l’ex campione di arti marziali Conor McGregor, che stava valutando di candidarsi alle presidenziali irlandesi. Il messaggio di questi episodi è chiaro: Washington interviene direttamente nelle dinamiche politiche europee, fornendo visibilità, strumenti e legittimazione a chi si oppone alla società aperta e promette di destabilizzare l’Unione Europea.
Dietro le quinte del reality: umiliazioni e perdita di autonomia
Se la ribalta mediatica mostra uno scontro giocato sui valori, dietro le quinte il conflitto riguarda la dignità stessa e l’autonomia dell’Unione Europea. Lo studio dell’ECFR descrive una serie di vere e proprie “scene di umiliazione”: trattative commerciali in cui Bruxelles ha ceduto di fronte alla minaccia di dazi del 30%, il summit NATO in cui il segretario generale Mark Rutte è stato costretto a blandire Trump, fino a chiamarlo ironicamente “daddy”, o i negoziati di pace sull’Ucraina dai quali i leader europei sono stati esclusi a favore di un canale diretto tra Washington e Mosca.
Questi episodi non sono semplici incidenti diplomatici. Contribuiscono a consolidare l’immagine di un’Europa subordinata, un attore minore costretto a reagire agli umori americani. Il rischio più grande è che cittadini e governi europei finiscano per interiorizzare questa narrazione, accettando la “vassalizzazione felice” evocata dal presidente italiano Sergio Mattarella nel suo discorso dopo aver ricevuto la laurea honoris causa all'Università di Aix-Marseille. “La pace non è un dono gratuito della storia”, disse Mattarella in quell’occasione.
La rete MAGA in Europa
Intorno a Trump si è consolidata una vera e propria infrastruttura transnazionale: conferenze, piattaforme mediatiche, network di finanziatori e think tank. Dalla Conservative Political Action Conference (CPAC), che ha organizzato una prima edizione in Polonia, fino al ruolo di Elon Musk nel garantire megafoni digitali, la “Internazionale MAGA” fornisce strumenti organizzativi e ideologici alla nuova destra europea.
Un tassello cruciale di questa rete è la Heritage Foundation, il think tank conservatore che ha contribuito a elaborare il Project 2025, programma politico di riferimento per la nuova amministrazione Trump. Secondo un’inchiesta di VSquare, la Heritage Foundation ha rafforzato i legami con organizzazioni illiberali dell’Europa centrale, come il Mathias Corvinus Collegium (MCC) ungherese e l’Ordo Iuris polacco. L'agenda è chiara: smantellare la Commissione europea, svuotare di potere la Corte di giustizia e ribattezzare l’UE come “Comunità Europea delle Nazioni”. Si tratterebbe di un ritorno a un’Europa di soli Stati-nazione, sul modello della Comunità degli Stati Indipendenti dominata da Mosca.
Queste organizzazioni non solo riflettono le posizioni di governi come quello di Viktor Orbán, ma intrattengono anche rapporti opachi con reti legate al Cremlino. L’MCC, ad esempio, è finanziato in larga parte dai dividendi del petrolio russo, mentre Ordo Iuris è da tempo associato a circuiti di disinformazione di area ultraconservatrice. Bisogna poi considerare anche i cospicui finanziamenti verso movimenti contro l’aborto e i diritti LGBTQIA+.
La retorica della libertà di espressione
Tra i cavalli di battaglia della guerra culturale c’è la libertà di parola. Trump e i suoi alleati accusano i governi europei e i democratici americani di censurare il dissenso, indicando come prove leggi contro l’incitamento all’odio o la disinformazione.Sempre nel suo discorso a Monaco, Vance aveva menzionato la Scozia, dove sarebbe addirittura vietato “pregare in casa”. Una falsità, ma utile per sostenere i movimenti antiabortisti che importunano pazienti o personale dietro il paravento della libertà religiosa, e contro cui una recente legge ha eretto una “buffer zone” che impedisce manifestazioni politiche entro 200 metri dalle cliniche.
Il tema della libertà di espressione è diventato il collante perfetto per unire movimenti diversi di estrema destra. Tutti rilanciano la narrativa di un’Europa “censoria” contrapposta all’America “libera” di Trump.
Questa retorica si inserisce in un contesto contraddittorio: la stessa amministrazione Trump sta reprimendo giornalisti e voci critiche, mentre i colossi digitali come X (ex Twitter) e Meta hanno stretto alleanza con lui attraverso i loro proprietari. Ma, a livello politico, la strategia funziona: trasformare un dibattito tecnico sulla regolamentazione online in uno scontro esistenziale sui valori occidentali permette alla destra radicale di presentarsi come difensore della “vera libertà”.
L’Europa tra resistenza e complicità
Il quadro tracciato dal rapporto ECFR non è del tutto pessimistico. Nonostante la crescita della nuova destra, la maggioranza dei governi europei resta guidata da partiti pro-UE, e il sentimento europeo tra i cittadini è in aumento. I sondaggi dell’Eurobarometro mostrano un livello di fiducia nell’Unione ai massimi dal 2007, con picchi in paesi come Svezia, Francia e Portogallo.
Il problema è nella leadership: troppi governi preferiscono strategie compiacenti verso Washington, sperando di limitare i danni, invece di sfruttare questa base sociale per affermare un’Europa più autonoma. Secondo lo studio, solo alcuni leader, come Emmanuel Macron, Mette Frederiksen o Sergio Mattarella, hanno parlato apertamente di “autonomia strategica” e della necessità di non accettare passivamente il copione scritto a Washington.
Come Truman Burbank, il protagonista del film The Truman Show, l’Europa rischia di vivere in una realtà artificiale, progettata e controllata da altri. Per aprire la porta d’uscita, i leader europei devono smettere di iniziare a scrivere il proprio copione. Difendere i valori liberali, investire in difesa e tecnologia, rafforzare i legami con altre regioni del mondo: solo così l’Unione può trasformarsi da comparsa a protagonista.
Se invece continuerà a recitare nel reality americano, l’Europa rischia di uscire da questa stagione con un ruolo sempre più marginale. Non solo sul piano geopolitico, ma anche su quello culturale e identitario, laddove Trump e i suoi alleati vogliono ridefinire cosa significhi “Occidente”.
(Immagine anteprima via rawpixel)








marco
Penso sia ora che l'unione europea decida cosa vuol fare da grande. O diventa una vera unione, con più potere alla commissione e al parlamento (che deve essere anche in grado di sfiduciare la commissione stessa, altrimenti si ha un deficit di democrazia) oppure torna alla CEE con più potere ai singoli stati. Ovviamente anche il bilancio e il debito vanno unificati, così come l'esercito (se proprio ce ne deve essere uno). Così come è adesso è una cosa a metà strada che non funzionerà mai. E poi non è detto che chiunque sia contro una maggior integrazione europea debba per forza essere di destra. Ricordo che l'unione favorisce sempre i grandi interessi a scapito dei cittadini e opporsi a una simile porcheria mi sembra qualcosa a cui una sinistra credibile non possa sottrarsi. Un po' come gli obblighi sanitari (vaccino, lockdown e quant'altro): opporsi non può e non deve essere considerato sempre e solo un discorso di destra.
Lhd
Bravo Marco, ti appoggio
Federico
La migliore medicina a tutto questo è un'alternativa reale, non "contro Trump/i Maga/Populista autoritario del momento". Ed è proprio quello che non si fa, perché nel momento in cui anche l'"alternativa" è pesantemente collusa col potere economico, non potrà mai essere una vera alternativa. La cosa che mi lascia sgomento è questa sorta di perenne stupor dell'"alternativa", che in italia perdura dalla sconfitta della tragicomica "gioiosa macchina da guerra" contro Berlusconi (di cui Trump è "soltanto" una versione sotto steroidi) datata MILLENOVECENTONOVANTAQUATTRO (TRENTUNO ANNI FA). Invece di capire perché i lavoratori (massa critica dell'elettorato) finiscano a votare certe robe, si preferisce dileggiarli e continuare ciclicamente a proporre sempre le stesse (e fallimentari) minestre: minestre che poi, quando per esasperazione raggiungono il potere, non hanno visione e riescono ad essere incompetenti tanto, se non peggio, gli avversari. Quando la si smetterà di giocare così stupidamente al gioco della destra?
Valigia Blu
Ciao, Però occhio che l'articolo parla di uno studio specifico e di una strategia ampiamente inedita verso l'UE da parte della Casa Bianca, non c'entra nulla Berlusconi. E riguarda i governi europei a prescindere da chi è al potere.
Leonardo Calconi
Il fatto che il populismo, la violenza e le favole sul l'espansionismo territoriale siano, dopo soli otto mesi di presidenza, valutate per quello che sono, ovvero petardi bagnati, pone chiara la domanda sul come farà Trump a terminare la sua presidenza. Gli americani in buona parte si sentono umiliati da questo pagliaccio che sta rendendo gli Usa lo zimbello dell'Europa e non solo, e le elezioni di mid-term del '26 stroncheranno Trump. Persino tra gli hillbillies, i suoi più retrogradi sostenitori, comincia a serpeggiare il dubbio: ma dov'è, in quale supermercato i prezzi sono diminuiti? Dove sono i milioni di deportati? Perché non si parla più di annessione militare di Panama e Groenlandia? Perché il Canada ancora non è il 51esimo Ststo dell'unione? È una tragica farsa che non "mangerà il panettone". Saluti.