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L’orrore del campo “umanitario” per i palestinesi e lo scontro tra il governo e l’esercito israeliano

15 Luglio 2025 4 min lettura

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L’orrore del campo “umanitario” per i palestinesi e lo scontro tra il governo e l’esercito israeliano

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Il progetto della “città umanitaria”, un campo dove trasferire i palestinesi nel sud di Gaza, è uno dei punti critici nei negoziati per il cessate il fuoco con Hamas e sta aprendo delle crepe tra il governo israeliano, l'esercito e il Ministero delle Finanze all’interno di Israele

Secondo i piani rivelati la scorsa settimana dal ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, è stato chiesto all’esercito di elaborare dei progetti per la realizzazione di un campo in un’area tra il confine con l’Egitto e il “corridoio di Morag” – una zona occupata dalla forze di difesa israeliane, lunga 12 chilometri e larga fino a un chilometro e mezzo che ha isolato di fatto Rafah dal resto della Striscia – dove trasferire inizialmente 600mila persone e, successivamente, tutta la popolazione di Gaza. A chi si troverebbe all’interno verrebbe consentito di lasciare il campo solo per recarsi in un altro paese, ha dichiarato Katz in una conferenza stampa.

Un esponente di Hamas, Husam Badran, ha definito il piano “una richiesta deliberatamente ostruzionistica” che complicherebbe i negoziati, secondo quanto riportato dal New York Times: “Sarebbe una città isolata che assomiglia a un ghetto. È assolutamente inaccettabile e nessun palestinese lo accetterebbe”.

Critiche e obiezioni sono arrivate anche dall’esercito e dal ministero delle Finanze. Secondo il capo di Stato maggiore dell’IDF, Eyal Zamir, la realizzazione del campo sottrarrebbe fondi e altre risorse all'esercito, compromettendo la sua capacità di combattere e gli sforzi per il salvataggio degli ostaggi. Già in passato, Zamir aveva sostenuto che lo spostamento e la “concentrazione” dei civili non erano un obiettivo della guerra, in risposta a una petizione legale presentata da riservisti preoccupati di dover obbedire a ordini illegali che li avrebbero costretti a commettere crimini di guerra.

Stando a quanto riportato dal canale televisivo israeliano Channel 12, Netanyahu avrebbe attaccato Zamir, affermando che i piani presentati dall’esercito – che prevedevano diversi mesi di lavori di costruzione, pare fino a un anno – sono “troppo costosi e troppo lenti”.

Anche i funzionari del Ministero delle Finanze hanno sottolineato gli enormi costi da sostenere, circa quattro miliardi di euro, che sottrarrebbero fondi alle scuole, agli ospedali e al welfare.

Il piano è stato duramente criticato, infine, anche dall’ex premier israeliano Ehud Olmert, che ha governato Israele dal 2006 al 2009. La “città umanitaria” equivarrebbe a un campo di concentramento e costringere i palestinesi a viverci si configurerrebbe come una pulizia etnica, ha dichiarato Olmert al Guardian, evocando senza mezzi termini paragoni con la Germania nazista. Anche Omer Bartov, in una lunga riflessione sul New York Times, scrive come le azioni di Israele possano essere interpretate come “l'attuazione dell'intenzione dichiarata di rendere la Striscia di Gaza inabitabile per la popolazione palestinese”. L’obiettivo è “costringere la popolazione ad abbandonare completamente la Striscia o, considerando che non ha dove andare, di debilitare l'enclave attraverso bombardamenti e gravi privazioni di cibo, acqua potabile, servizi igienici e assistenza medica, al punto da rendere impossibile ai palestinesi di Gaza mantenere o ricostituire la loro esistenza come gruppo”. Alcuni potrebbero descrivere questa campagna come pulizia etnica, non genocidio, prosegue Bartov. “Ma c'è un legame tra questi crimini. Quando un gruppo etnico non ha un posto dove andare ed è costantemente spostato da una cosiddetta zona sicura all'altra, bombardato senza tregua e affamato, la pulizia etnica può trasformarsi in genocidio”.

Parlando di “zona umanitaria”, Israele opera un “perverso stravolgimento” del termine “umanitario”, mascherando l’operazione in atto a Gaza, riflette Owen Jones in un articolo sul suo sito. “Sappiamo già come Israele interpreta il termine ‘umanitario’, vista l'esperienza della cosiddetta ‘Fondazione umanitaria di Gaza’. In questo caso, dopo che Israele ha imposto un assedio totale su Gaza dal 2 marzo - un crimine di guerra oggettivo e incontrovertibile - questo fronte israelo-americano ha portato quantità limitate di aiuti spesso inutilizzabili, concentrandosi nel sud nel tentativo di costringere la popolazione a spopolare il nord”, scrive Jones. “L'esercito israeliano ha poi ripetutamente massacrato centinaia di civili palestinesi disarmati - che aveva deliberatamente affamato - in questi punti di distribuzione degli aiuti. (...) Uccidere deliberatamente centinaia di civili palestinesi disarmati, molti dei quali bambini, mentre cercano di raccogliere aiuti per le loro famiglie affamate: è difficile pensare a crimini peggiori. Questo è il modo in cui Israele interpreta la parola ‘umanitario’”. 

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Intanto proseguono gli attacchi su Gaza. Altre 31 persone sono state uccise, secondo gli ospedali ancora funzionanti sul posto. Dodici persone sono state uccise dai bombardamenti nel sud di Gaza, tra cui tre che stavano aspettando in un punto di distribuzione degli aiuti, ha riferito l'ospedale Nasser di Khan Younis, che ha ricevuto i corpi. Altre 12 vittime sono arrivate all’ospedale Shifa di Gaza Cityi, tra cui tre bambini e due donne, dopo una serie di attacchi nel nord, secondo il direttore dell'ospedale, Mohammed Abu Selmia. Altri 7 morti e 11 feriti sarebbero arrivati all’ospedale Al-Awda ha riferito di sette morti e 11 feriti in attacchi nel centro di Gaza.

Le agenzie delle Nazioni Unite, comprese quelle che forniscono cibo e assistenza sanitaria, hanno ribadito che, senza carburante adeguato, saranno costrette a interrompere completamente le loro operazioni. In una dichiarazione congiunta, hanno affermato che gli ospedali stavano già rimanendo al buio e che le ambulanze non potevano più circolare. I trasporti, la produzione di acqua, i servizi igienico-sanitari e le telecomunicazioni rischiano di essere interrotti mentre i panifici e le mense comunitarie potrebbero essere chiusi.

Immagine in anteprima: frame video BBC via YouTube

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