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Il ddl Alfano ancora non convince

24 Luglio 2010 2 min lettura

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Il ddl Alfano ancora non convince

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Voto o non voto? E, soprattutto, cosa voto? E quando? Nonostante il lavoro svolto nella commisssione Giustizia della Camera, il percorso del ddl sulle intercettazioni appare sempre più incerto. Modificato, attenuato, in qualche modo annacquato, lascia aperti ampi margini di perplessità sulla sua effettiva efficacia. A cominciare dall'abrogazione dell'articolo 13 della legge Falcone che lascia mano libera per le intercettazioni di qualsiasi gruppo criminale. Anche per le associazioni segrete come potrebbe essere la P3 ora nel mirino degli inquirenti. Il Pd ha già annunciato che in aula chiederà il voto segreto sull'abrogazione ella riforma. "Tarpa le ali alla lotta alle reti criminali, anche quelle finalizzzate alla corruzione e al condizionamento, diretto e indiretto, dell'attività degli apparati dell'amministrazione dello Stato - ha spiegato la capogruppo democrat in commissione Giustizia Donatella Ferranti - Per questo, l'abrogazione della norma Falcone è molto grave ed esporrà sicuramente il nostro Paese a richiami internazionali".

Insomma, nonostante il voto positivo del Partito democratico all'emendamento che allenta il bavaglio alla stampa, il no del Pd al ddl Alfano non scricchiola. E nemmeno l'Udc, che pure in commissione ha votato sì insieme con i democrat, pare intenzionato a trovare un compromesso allo stato attuale. "Grazie al lavoro costruttivo delle opposizioni, il testo sulle intercettazioni è stato stravolto e migliorato: segno che il confronto e l'approfondimento parlamentare aiutano a migliorare i provvedimenti e non sono né uno spreco di tempo, né un segnale di cattivo funzionamento delle istituzioni - ha sottolineato il componente centrista in commissione Giustizia Roberto Rao - Ma tutto questo non basta: è necessario un rinvio a settembre dell'esame del provvedimento da parte dell'aula, mese nel quale siamo pronti a dare battaglia alla Camera per arrivare alla migliore legge possibile, che trovi il punto d'equilibio tra libertà d'informzione, tutela della privacy ed efficacia di uno strumento fondamentale per le indagini dei magistrati come le intercettazioni".

E quello dei tempi dell'esame in aula del testo, è un'altra delle spine nel fianco di quelli che el Pdl premono sull'acceleratore. Tutti tranne i finiani, in pratica. E c'è anche chi, dagli stessi banchi della maggioranza, protesta per l'imposizione dell'obbligo di rettifica anche ai blog. E' il caso del deputato pdl Bruno Murgia, componente della commissione Cultura: "Questa norma dimostra la scarsa conoscenza su come funziona la Rete e rende impossibili fare attività online che negli altri Paesi vengono salutate come una grande conquista democratica. Internet non è una zona franca, ma nemmeno un terreno virtuale: esistono già le leggi per perseguire i reati di diffamazione, ingiuria e calunnia". E se sulla questione è intervenuto anche Antonio Di Pietro, annunciando che l'Idv sarà in prima fila in "una battaglia in difesa della democrazia e della giustizia", a muoversi prima di tutto è stato il popolo del web con un appello al presidente della Camera Gianfranco Fini e alla relatrice del ddl Giulia Bongiorno, per dire "No alla Legge bavaglio alla Rete", e che in poche ore ha superato duemila sottoscrizioni.

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